Un incrocio casuale di eventi ha voluto che il Sior Pare avesse una visita medica a Venezia. Il caso ha voluto che quel giorno, proprio quel preciso giorno, fosse giovedì grasso del carnevale di Venezia.
Con la paura del troppo caos ci provo a chiedere di spostarla, un ipovedente di una certa età, tra le calli strette di Venezia con la bolgia del carnevale già me la prefissavo come una tragedia annunciata. Ma ahimè, l’alternativa era aspettare fino a fine aprile. Quindi mi armo di pazienza e chiamo l’aiuto da casa per aiutarmi a girare insieme a Venezia. Una persona davanti e una dietro è sicuramente più sicuro per lui.
Inizia così la giornata. Mi sveglio prestissimo. Prendo il telefono:
- “Prontoooo???“
- “Ohi! Sei sveglio? Ti sei alzato?“
- “Si, si, si, mez’ora e so pronto.”
Iniziano i preparativi, lo sento che esce, dove va che dobbiamo andare tra 10 minuti?
Torna, usciamo e andiamo a prendere l’autobus. Se solo passasse! Ha saltato la corsa, ok, respira a fondo.
15 minuti di ritardo sulla tabella di marcia.
Arriviamo a Venezia e ci accoglie una coltre di nebbia.
Da piazzale Roma facciamo le corse, che è una parolona con un ipovedente con il bastone in mano.
Come arriviamo all’imbarcadero la notizia: il vaporetto è stato sospeso per nebbia. Sguardo al cielo e iniziano gli improperi della giornata. Io mi dirigo velocemente all’approdo dei taxi mentre il mio sostegno quotidiano accompagna il Sior Pare con il suo passo.
Due tassisti si rifiutano di imbarcarlo per la disabilità e la poca mobilità.
Il terzo fortunatamente ci imbarca, mancano 20 minuti alla visita, portarlo a piedi sarebbe stato impossibile.
Questa è la prima volta che usciamo per una città con il bastone, figuriamoci la difficoltà a Venezia, tra calli strette per tenerlo sottobraccio e il flusso di turisti.
Fortunatamente la giornata di nebbia e la posizione non centrale dell’ospedale, ci aiutano ad evitare i turisti carnevaleschi, ma comunque i flussi verso sera si intensificano.
Dopo esserci rifocillati in un’osteria lì vicino decidiamo di andare a trovare sua cognata all’Arsenale. In fondo sono quasi quattro anni che non si vedono, e quando ricapiterà di portarlo a Venezia? Sali sul vaporetto (che per fortuna ha ripreso a girare), scendi e cammina per calli e callette.
Si passa dalla gentilezza di una guida turistica che aspetta che usciamo da una calle strettissima, alla gente che non ti bada perché “siamo in ritardo per lo spettacolo all’Arsenale” e ti viene addosso.
Ma poi ci penso e arriva l’illuminazione: “Forse non è che non ti badano. È che è carnevale, e ogni scherzo vale! Non ci prendono seriamente! Quel bastone può essere benissimo una maschera di carnevale, e non un bastone vero!“
Ecco, se mai dovesse capitarvi, cari amici ipovedenti o ciechi, non venite a Venezia di carnevale. Si sa mai!