Da Vico in poi si parla di corsi e ricorsi storici, di punti in cui la storia dell’umanità tutta deve passare e ripropone in ogni sua variante. Io penso che sia così anche nelle vita delle persone. Si iniziano dei percorsi, e poi, per chissà quale motivo, ci si ritrova lì, nello stesso identico punto, dopo aver oltrepassato un determinato viaggio.
L’altro giorno è successo per il Sior Pare, nella maniera più inaspettata.
Il Sior Pare, finora non ve lo avevo mai detto, lavorava al Provveditorato al Porto di Venezia. Era capo magazziniere del Terminal 103 in Marittima. Lì arrivavano le merci da tutto il mondo per la fiorente industria tessile veneta e non solo, per quel boom della produzione iniziata negli anni ’60 e continuata fino a metà anni ’80. Quando ero piccola ricordo che avevo qualsiasi cosa dell’Americanino, Roy Rogers, Uniform, Cacao… marche ormai dimenticate.
Il 28 febbraio del 1987 fu messo di fronte ad una scelta: pre pensionamento o cassa integrazione fino a data da destinarsi e poi boh, probabile lincenziamento. Io avevo 9 anni. Il Sior Pare pensò che in fondo, aveva cominciato a lavorare a 13 anni, 3 anni di militare… beh, il suo lo aveva anche fatto! Per cui decise per il pre pensionamento. La cosa fu per me meravigliosa, potevo finalmente godermi il mio “Pappo” (così lo chiamavo all’epoca) tutti i santi giorni!
Non che non avesse più voglia di lavorare, anzi! Il Sior Pare è sempre stato un uomo non capace di star fermo senza far niente, come lo è tuttora. Eppure lì scelse la famiglia, per uno stipendio migliore e anche per godersela finalmente un po’, sopratutto lui che i genitori non li ha praticamente conosciuti.
Gli mancava un sacco andare al lavoro, gli mancavano gli amici, le partite di Basket una volta a settimana con i colleghi, l’aver responsabilità. Ma poteva anche finalmente dare libero sfogo alla sua passione per la cucina, per il giardinaggio, per tutti quei lavori da fare a casa… Insomma, ne aveva di cose da fare!
Certo, andare in pensione così giovane, trovarsi a casa ancora nel pieno delle sue forze, avere una paga più bassa e dover mantenere una famiglia. Sono molti i pensieri. Eppure, in quel momento non c’era decisione migliore da prendere, almeno per me.
Da quel giorno al Porto andò una volta sola, per portare della documentazione. Non è che puoi andare lì quando vuoi, anche se hai tanti amici. Devi passare i controlli, la dogana, ecc. Non so se questo sia stato un bene o un male per lui, amante dei ricordi.
Non ci fu più occasione, e nemmeno ricordo che abbia voluto tornarci, finché nel 2003 dovette venirmi a prendere lì di ritorno dal mio primo viaggio in Grecia. Sbarcavo giusto nel Terminal a lato. Lui mi aspettava giù, e intanto girava e guardava, come fosse ancora casa sua, per poi trasformarsi in una perfetta guida turistica!
Da quel giorno non ha più avuto modo di tornarci, fino all’altro giorno.
Finalmente è arrivato il suo turno per la vaccinazione, dopo varie attese, telefonate, ecc., riesco a prenotare. Luogo? Marittima del Porto di Venezia, Terminal 103. Da non crederci. Glielo dico:
- “No ti ghe credarà mai, ti sa dove che ti ga da ‘ndar per farte el vacin? (Non ci crederai mai, sai dove devi andare per farti il vaccino?)”
- “Go sentìo che eo fa a Piassal Roma o in Marittima… (Ho sentito che lo fanno a Piazzale Roma o in Marittima)”
- “Dai… indovina…“
- “No sarà miga al 103?!? (Non sarà mica al 103?!?)”
Un tuffo nei ricordi inaspettato.
- ” ‘Na sensasion strana, a vedar tuta ‘sta roba che gera un altro mondo. Fa conto che invesse che so, da partir, invesse che ‘ndar Venexia che so… andar Firense, fa conto no, ea stessa differensa, no ghe gera niente de compagno de prima, tuto diverso! Par dirte, el sentotre co ghe gero mi, el gera già fato in una serta maniera, sempre queo xe el magazen, i muri portanti xe quei, ma vedar ‘ste coeonne portanti piturae de Zaeo -(sono arancioni, ma lui non ci vede)- … i ga fato diarea ‘sti qua?!? E po’, da drìo al 107 dove ti ga parchegià ea machina… eà no ghe gera niente, i ga spianà tuto, eà gera stradon e un toco de piassal dove che ti mettevi, che so, se rivava ‘na nave de tronchi ti ei butavi eà. E no semo andà vanti! I ga butà zo, magazini, ea testa da marmi, ea gru da 30 tonnellate… Comunque xe sta un’esperiensa anca questa! (Una sensazione strana, a vedere tutta questa roba che era un altro mondo. Fai conto che invece che ne so, di partire, invece che andare a Venezia, che ne so… andare a Firenze, fai conto, no, la stessa differenza, non c’era nulla di uguale a prima, tutto diverso! Per dirti, il 103 quando c’ero io, era fatto in una certa maniera, sempre quello il magazzino, i muri portanti sono quelli, ma vedere queste colonne portanti pitturate di giallo… hanno fatto diarrea questi qua?!? E poi, dietro al 107, dove hai parcheggiato la macchina… Là non c’era niente, hanno spianato tutto, là c’era lo stradone e un pezzo di piazzale dove mettevi, che ne so, se arrivava una nave di tronchi, li buttavi là. E non siamo andati avanti! Hanno buttato giù, magazzini, la testa da marmi, la gru da 30 tonnellate… Comunque è stata un’esperienza anche questa!)”
La vita è strana, non smetterò mai di ripeterlo, ma la sua bellezza è data proprio da questo!
Anna