Sior Pare e la promozione in serie A

Serie AAAA, Serie AAA, ce ne andiamo ce ne andiamo in Serie AAA

Che mese incredibile per lo sport veneziano e per il super tifoso Sior Pare! Dopo la gioia per lo scudetto del basket femminile (leggilo qui), ecco il basket maschile in semifinale contro Milano e infine la cavalcata del Venezia calcio in Serie A.

Il Sior Pare è sempre stato un grande appassionato di tutti gli sport, calcio e pallacanestro in primis. Quando era piccolo suo fratello maggiore lo portava spesso allo stadio a Sant’Elena. Come tutte le cose a Venezia, anche lo stadio è un qualcosa di molto particolare. Si trova poco dopo i giardini della Biennale, in mezzo alle case, nella parte più distante dalla baraonda turistica. Uno dei pochi luoghi ancora quasi totalmente abitato da veneziani. Immaginate di essere in curva e dall’alto vedere la laguna. È un’esperienza che consiglio vivamente.

Non so nelle altre città, ma a Venezia quando iniziava il secondo tempo, potevi entrare allo stadio senza pagare, così puntualmente il piccolo Sior Pare si intrufolava dietro al fratello e andava a vedersi le partite del suo amato Venezia. Una volta cresciuto, era normale per loro andare quasi ogni Domenica al Penzo e tifare neroverde. Già, perché prima della famigerata Unione tra Venezia e Mestre, i colori del Venezia erano il nero e il verde (come la gondola), mentre il Mestre era arancio e nero. Con la fusione delle due squadre i colori sociali divennero arancio, nero e verde, come lo sono tuttora.

Inutile dire che al Sior Pare, come a molti veneziani del resto, questa fusione non è mai andata giù del tutto. Pensate che quando io ho iniziato a giocare a calcio seriamente in una squadra femminile, fato volle fosse essere l’ACF Mestre. La prima volta che gli sono arrivata a casa con tuta, borsone ecc. tutto in arancio-nero, poco ci mancò che mi buttasse fuori di casa!

  • Ma te par modo de ‘ndar in giro cussì?!? Co chel schifo de coeori?!? Mi no eo vogio chel schifo in casa! E ti te ea eavi ti! (Ma ti sembra modo di andare in giro così?!? Con quello schifo di colori?!? Io non voglio quello schifo a casa! E te la lavi tu!)”

Tra tutte le società calcistiche solo una era (ed è tuttora) da lui più odiata. L’Inter. Come mai vi chiederete. La ragione è semplice. Negli anni ’60 il Venezia stava lottando per non retrocedere in Serie B e…

  • Come che i ga rubà quea partià! Gera l’Inter del Mago dea M… (N.d.A.: Herrera), arbitrava Sbardella. Gerimo in vintitremiea sui spalti, ne bastava un punto per restar in Serie A, ma quei cancari de Moratti e Co. i se ga comprà l’arbitro per far sì che se salvasse ea Lassio. Maedetti tuti quanti! (Come hanno rubato quella partita! Era l’Inter del Mago dea M… (N.d.A.: Herrera), arbitrava Sbardella. Eravamo in ventitremila sugli spalti, ci bastava un punto per restare in Serie A, ma quei bastardi di Moratti e Co. si sono comprati l’arbitro per far sì che si salvasse la Lazio. Maledetti tutti quanti!)”

Dopo sessant’anni, ancora oggi ogni volta che vede un Moratti in televisione o parlano bene dell’Inter inizia il suo ciclo di invettive ricordando quella partita!

Col passare degli anni le occasioni per andare allo Stadio sono state sempre minori, l’ultima sua volta al Penzo ci siamo stati insieme. Erano gli anni ’80, il Venezia continuava a passare da un fallimento all’altro e se ne stava stabile in Serie C2. Quel pomeriggio eravamo andati a trovare i suoi fratelli e poi, sfruttando sempre la regola del “dopo l’inizio del secondo tempo si entra gratis”, siamo andati a vederci la fine di “Venezia – Pergo Crema”. La mia prima volta allo stadio.

Pur non seguendolo più di persona, ogni giorno comprava “Il Gazzettino” solo per leggere le novità delle sue squadre del cuore e poi commentarle sempre con sdegno. Erano lontani gli anni delle Pay tv, per cui ci si doveva accontentare della classica radiolina o dei programmi come “Quelli che il calcio” per sapere i risultati in diretta. Eppure ogni volta che facevano vedere partite del Venezia su Rai Sport non se le perdeva mai.

Grazie a Sky prima e Dazn poi, in questi anni invece se le è viste quasi tutte, non più tifoso sfegatato come da giovane, ma pur sempre con quell’occhio di riguardo che si ha verso un vecchio amore. Fino a queste ultime settimane. Non ci sperava minimamente, dava per scontata l’uscita al primo turno contro il più quotato Chievo, figuriamoci poi contro il Lecce! Eppure… partita dopo partita il sogno si stava trasformando in realtà.

Siamo alla finale. Vista la vittoria dell’andata per 1 a 0 ci basta perdere con un gol di scarto per essere promossi in Serie A. Fin dal mattino la tensione in casa si taglia con il coltello. Non c’è la solita voglia di scherzare o parlare. Come un mantra ogni 10 minuti il Sior Pare chiede: “A che ora i scominsia? (A che ora cominciano?)”. Per allentare la tensione si mette in giardino a strappare erbacce.

Ore 20.30, si piazza davanti alla televisione. Ormai non ce la fa più. Ore 21. 15 inizia finalmente LA partita.

Il Sior Pare ci vede sempre meno, per cui nonostante sia attaccatto letteralmente al video intravede solo i colori e le ombre, ma non riesce a capire bene cosa succede, per cui devo spiegargli i particolari delle azioni. La cosa mi mette ancora più ansia addosso.

Al 26′ minuto il Cittadella segna. Scende il gelo. Dieci minuti più tardi un giocatore del Venezia si fa espellere per doppia ammonizione in 30 secondi. Scendono giù i Santi. Finisce il primo tempo. Giriamo canale cercando di riprendere fiato, è ancora lunga, dannatamente lunga.

Comincia il secondo tempo, ormai non parliamo nemmeno più, siamo in religioso silenzio. Ogni tanto mi chiede solo quanto manchi alla fine e chi è entrato per chi, il tutto condito da “Mària che partìa che i xe drio far, pazzeschi! (Maria che partita stanno facendo, pazzeschi!)” È un’agonia ormai, non una partita di calcio!

Minuto 92. Maleh scatta in fascia e mette la palla al centro per Bocalon. Tocco sotto e gol.

Gol.

GOOOOOOOOOOOOOL!!!!!!!!

Facciamo entrambi un salto, urla, pianti. Non si può esprimere a parole quel momento. Poco dopo l’arbitro fischia la fine della partita. Cantiamo, urliamo, piangiamo. Il Venezia dopo 19 anni è in Serie A. Incredibile dopo la retrocessione e il ripescaggio di solo 2 anni fa.

  • Mai gavarìa pensà in vita de poder riveder el me Venessia in Serie A! Xe sta proprio da infarto ‘sta partìa. Quanto vorìa che me fradeo podesse averla vista… (Mai avrei pensato in vita di poter rivedere il mio Venezia in Serie A! È stata proprio da infarto questa partita. Quanto vorrei che mio fratello potesse averla vista…)”

Iniziano i festeggiamenti, il Sior Pare intona “Viva San Marco“, fuori le macchine suonano i clacson. Una gioia incontenibile. Penso davvero di non averlo mai visto così contento e commosso per una vittoria sportiva.

È ormai mezzanotte passata, e lui è ancora lì, imbambolato davanti alla televisione che ascolta le varie interviste e i commenti. Continua a non crederci.

  • Ciò, ma semo davero in Serie A?!? E speta, no xe miga finìa! ‘Desso toca aea Reyer dei masci vinser el scudetto! (Eh, ma siamo davvero in Serie A?!? E aspetta, non è mica finita! Adesso tocca alla Reyer maschile vincere lo scudetto!)”

Viva Venezia, viva San Marco, evviva le glorie del nostro Leon!

Sior Pare canta “Viva San Marco”

Anna