
I preparativi pasquali risollevano sempre il morale al Sior Pare, da cattolico praticante giovedì è tornato a casa tutto fiero dalla chiesa:
- “So ‘ndà confessarme cussì posso far a comunion a Pasqua” (Sono andato a confessarmi così posso fare la comunione a Pasqua)
Erano settimane che rimuginava sul fatto che all’ultima messa non aveva fatto la comunione.
E così tra il buonumore della confessione e la febbricitante euforia dei preparativi del pranzo si vive il sabato prepasquale. Il menù è sempre quello delle festività:
- “Eora, fazemo i canneoni che a ti te piaze, dopo fazemo el vedeo, el polpeton, i bisi che comunque i me serve pa i caneoni.” (Allora, facciamo i cannelloni che a te piacciono, dopo facciamo il vitello, il polpettone, i piselli che comunque mi servono per i cannelloni)
- “Sì, dopo facciamo un po’ di antipasti misti, solito e semo a posto“
- “Sì, cuzinemo tuto ancuo, cussì doman matina vado messa.” (Sì, cuciniamo tutto oggi, così domani mattina vado a messa)
E Pasqua passa molto velocemente tra la messa, il pranzo insieme e il pisolino pomeridiano che post abbuffata ci sta sempre.
- “Ciò, par doman no serve gnanca che cusinemo, gavemo tutti i avansi!” (Eh, per domani non serve nemmeno che cuciniamo, abbiamo tutti gli avanzi!)
Ma Pasquetta è stato un duro colpo per tutti.
Se le condizioni di Papa Francesco sembravano stabili dopo il ricovero, seguito con molta apprensione dal Sior Pare, l’uscita pasquale in piazza San Pietro era stata seguita con entusiasmo.
- “Ciò xe sempre in carettin, ma se xe ‘nda fora, el sta un fià mejo.” (Eh, è sempre sul carrettino, ma è andato fuori, stà un po’ meglio)
Scendo a pranzare, pensando che avesse acceso la TV come suo solito per seguire la messa di pasquetta, o comunque ascoltare la TV e invece, ancora preso dall’euforia pasquale, si era dedicato ad altro, e la mia entrata è stata un duro colpo:
- “Pare, ti ga visto a notissia de oggi?” (Pare, hai visto la notizia di oggi?) – gli chiedo con tono greve
- “No, chi xe morto?” (No, chi è morto?) – questa è la risposta tradizionale che dà il Sior Pare quando gli si dice “go da darte ‘na notissia“.
- “Ciò… xe morto el Papa…” (Eh, è morto il Papa…)
La gioia si è trasformata di colpo in un’espressione di sorpresa mista a una forte tristezza.
Si dirige subito davanti alla TV per capire cosa è successo e cosa si è perso in quelle prime ore della giornata.
Il Sior Pare con Papa Francesco era un vero e proprio “Papa Boy“. Sarà per la quasi coetaneità, visto il solo anno di differenza l’uno dall’altro, ma soprattutto per i valori di pace e apertura al mondo molto simili tra loro. Era una figura morale incarnata nei valori di vita del Sior Pare. Era una figura che andava oltre la mera guida spirituale.
La sua morte è stata un duro colpo, Pasquetta l’ha passata tutto il giorno seguendo Rai1 e SkyTG 24 per capire cosa fosse successo e come si sarebbero affrontati i giorni successivi.
La sera è stato un misto di tristezza e notizie:
- “Ma ti o sa che… Oggi i ga dito… E dopo gaveva fato anca questo” (Ma lo sai che… oggi hanno detto… e dopo aveva fatto anche questo…)
Un bombardamento di notizie atte forse a esorcizzare il dolore.
I giorni successivi è stato lo stesso. Tutto il giorno davanti alla TV, anche troppo, tanto da portarlo fuori a fare due passi e a finire al supermercato per distrarlo un po’ prima che tutte quelle informazioni diventassero un’ossessione.
Tanto fino al funerale lo sapevamo che sarebbe stato così: un flusso continuo di informazioni.
Tra un film, una passeggiata e un lavoretto in giardino quindi sono riuscita a tenerlo un po’ occupato e non sempre in sedia davanti alla Televisione. Fino al fatidico giorno.
- “Ciò a che ora ze el funeral doman?” (Eh, a che ora è il funerale domani?)
- “Inizia alle 10“
- “Bon” – si sposta in camera – “Alexa metti sveglia alle 10 di domani mattina.“
È sabato, il funerale si svolge nel migliore dei modi. Lo segue come se ci fosse un suo vicino parente lì in quella piazza. Si pranza con la processione a Santa Maria Maggiore.
Il suo sguardo è spento e perso, chissà cosa gli passa per la testa.
Ogni domenica seguiva la messa dalla Televisione, abitudine presa durante il covid, e mai più tolta. Le parole di Papa Francesco erano per lui un appuntamento settimanale imperdibile, e l’Angelus diventava sempre un momento di riflessione interiore che non voleva mai perdersi. Sia la messa sia l’angelus erano sempre in registrazione, vedi mai che non sentisse la sveglia, in modo tale da potergliela mettere su al bisogno.
La perdita di Papa Francesco per il Sior Pare è stato il lutto di un amico, di un fratello. Una persona tanto vicina ai suoi valori di cristiano che è come se una parte di lui ora lottasse sola in questo mondo.
In questo cordoglio speriamo che il suo successore possa incarnare gli stessi valori e possa risanare la ferita di questa perdita che anche il Sior Pare ha sentito forte dentro di sé.