Un interrogativo storico agguerrisce complottisti vecchi e nuovi, da oltre 50 anni, non solo i giovani “leoni da tastiera” nei social, ma anche figure di medio-alto livello scientifico (non astrofisici): la missione Apollo 11 è stata una montatura, non c’è mai stata, ma è stata “costruita” in uno studio, come i primi film di Star Trek, e spacciata per vera. In effetti JF Kennedy il 12 settembre 1962 proferì la storica frase “We choose to go to the Moon” che fece seguito alla promessa di riuscirci entro la fine del decennio (Maggio 1961); per cui la prima motivazione per architettare una montatura era proprio la vicina scadenza di tale impegno, pochi mesi. Quindi ciò che non era realizzabile con la tecnologia dell’epoca, doveva essere “inventato” in qualche modo per adempiere tale impegno. Ma quali sono le prove che i complottisti avanzano per smontare tale missione? E le risposte?

Cenni Storici

Una breve “rinfrescata” di storia è doverosa.

Apollo 11 fu la missione spaziale che portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il 20 luglio 1969 alle 20:17:40 UTC. Armstrong fu il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore dopo l’allunaggio, il 21 luglio alle ore 02:56 UTC; Aldrin lo raggiunse 19 minuti più tardi. I due trascorsero circa due ore e mezza al di fuori della navicella, e raccolsero 21,5 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Il terzo membro della missione, Michael Collins (pilota del modulo di comando), rimase in orbita lunare mentre gli altri due erano sulla superficie; 21,5 ore dopo l’allunaggio, i tre si riunirono e Collins pilotò il modulo di comando Columbia nella traiettoria di ritorno sulla Terra. La missione terminò il 24 luglio, con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico.

Lanciata da un razzo Saturn V dal Kennedy Space Center, il 16 luglio alle 13:32 UTC, Apollo 11 fu la quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA. La navicella spaziale Apollo era costituita da tre parti: un Modulo di Comando (CM) che ospitava i tre astronauti ed è l’unica parte rientrata a Terra, un modulo di servizio (SM), che forniva il modulo di comando di propulsione, energia elettrica, ossigeno e acqua, e un Modulo Lunare (LM). La navicella entrò in orbita lunare dopo circa tre giorni di viaggio e, una volta raggiunta, gli astronauti Armstrong e Aldrin si spostarono sul modulo lunare Eagle con cui discesero nel Mare della Tranquillità. Dopo aver messo piede sulla Luna e aver effettuato la prima passeggiata lunare della storia, gli astronauti utilizzarono lo stadio di ascesa di Eagle per lasciare la superficie e ricongiungersi a Collins sul modulo di comando. Sganciarono, quindi, Eagle prima di effettuare le manovre che li avrebbero portati fuori dall’orbita lunare verso una traiettoria in direzione della Terra dove ammararono nell’Oceano Pacifico il 24 luglio dopo più di otto giorni nello spazio.

La prima passeggiata lunare fu trasmessa in diretta televisiva per un pubblico mondiale. Nel mettere il primo piede sulla superficie della Luna Armstrong commentò l’evento come “Un piccolo passo per [un] uomo, un grande balzo per l’umanità”. Apollo 11 concluse la corsa allo spazio intrapresa dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica nello scenario più ampio della guerra fredda, realizzando l’obiettivo nazionale che il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy aveva definito il 25 maggio 1961 in occasione di un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti: “Prima che finisca questo decennio, faremo atterrare l’uomo sulla Luna e lo faremo tornare sano e salvo sulla Terra

Le prove della presunta bufala spaziale

1 – LE FOTO DELL’ALLUNAGGIO SONO TUTTE TAROCCATE

Secondo i complottisti le immagini delle varie missioni lunari sono tutte finte. In particolare al momento del primo storico approdo sulla luna, gli astronauti non avevano la possibilità di fare foto “così belle”. Quindi tutto ciò che ci hanno mostrato sarebbe palesemente finto.

RISPOSTA: Le fotografie dell’epoca in effetti sono state modificate – lo ha detto la stessa Nasa – ma solo per migliorarne i colori. Nessun elemento è stato modificato o aggiunto!
Inoltre l’agenzia spaziale americana provvide a rendere pubbliche solo le fotografie venute bene. Ci sono altre centinaia di scatti inservibili o fuori fuoco che però non sono state diffuse.

2 – PERCHÈ LA BANDIERA SVENTOLA?

Una delle più note accuse contro la veridicità dell’allunaggio riguarda la celebre immagine della bandiera americana conficcata sul suolo lunare: se sulla Luna non ci sono né atmosfera né vento, come mai vediamo sventolare la bandiera a stelle e strisce?

RISPOSTANoi vediamo un fermo immagine, ma nei video completi si nota che la bandiera non sventola affatto, ma si muove solo quando gli astronauti la scuotono. Il governo americano voleva che la bandiera fosse ben evidenza per scopi propagandistici e dunque si ricorse ad un’asta telescopica che, grazie alla forma a “L”, permise al vessillo di rimanere spiegato. La bandiera però era stata stropicciata durante il viaggio, ma Armstrong e Aldrin non la distesero più di tanto proprio per ottenere l’effetto dello sventolio. Non l’avessero mai fatto!

3 – LE OMBRE

Nelle varie immagini dell’evento, le ombre proiettate sul suolo creano effetti strani. Come mai, ad esempio, le ombre degli astronauti sono di lunghezze differenti? E perché non si vede l’ombra della già citata bandiera?

Secondo alcuni queste discrepanze sarebbero da imputare alla diversa disposizione di corpi e oggetti rispetto alle luci del set cinematografico in cui tutto sarebbe stato realizzato artificialmente.

RISPOSTA: In realtà la luna presenta un terreno irregolare – anche se dalle foto non è facile notarlo – e la differente lunghezza delle ombre è dovuta proprio a questo. Provate voi, insieme a un vostro amico, a disporvi contro-sole su un terreno fortemente irregolare (per esempio su un terreno innevato): uno dei due avrà sempre l’ombra più lunga dell’altro.


Per quanto riguarda altri misteri, come l’assenza dell’ombra della bandiera, è solo questione di prospettiva. Ci sono altre inquadrature in cui l’ombra compare eccome.

4 – PERCHÈ SI VEDONO DEI BAGLIORI NEI VIDEO?

Come mai ogni tanto nelle immagini si notano dei luccichii. Che siano i fili che tengono sospesi gli astronauti per dare l’impressione di una gravità ridotta?

RISPOSTA: I bagliori sono solamente imperfezioni del video dovute alla qualità della registrazione o alla conversione dello stesso video nei vari formati.

5 – PERCHE’ NELLE FOTO DELLA TERRA SCATTATE DALLA LUNA NON SI VEDONO LE STELLE?

Nelle bellissime foto che raffigurano la Terra vista dalla Luna, non si vedono stelle. Dimenticanza del grafico? Su questa posizione di scetticismo si sono arroccati anche scienziati di medio-alto profilo.

RISPOSTA: Provate a fare una foto al cielo stellato notturno in presenza di Luna Piena: le stelle non si vedono. Chi s’intende un poco di fotografia, sa che l’esposizione privilegia la luminosità più forte a svantaggio della più debole; la luminosità delle stelle, molto più debole, non viene percepita dall’espositore automatico del cellulare, né tantomeno riusciva a impressionare le pellicole degli anni ’60, dove invece l’occhio umano riesce con facilità. Oggi con i progressi raggiunti nel campo dell’ottica è possibile, con un’esposizione prolungata a cura di fotografi provetti, a immortalare le stelle anche in presenza di Luna Piena.

6 – MA LE FASCE DI VAN ALLEN NON SONO ALTAMENTE LETALI E INVALICABILI?

I teorici del complotto lunare sostengono che l’attraversamento delle fasce di Van Allen sarebbe altamente letale per l’uomo a causa dell’intensa radiazione imprigionata nel campo magnetico terrestre.

RISPOSTA: Tale affermazione sarebbe veritiera se solo si supponessero le fasce di Van Allen di forma sferica e quindi in grado di avvolgere completamente il nostro pianeta. Nella realtà, invece, la questione è completamente diversa: non sono affatto letali, come si afferma spesso, proprio perché sono “fasce”, e quindi ci si può volare intorno. I russi le fecero attraversare da cavie animali senza riscontrare problemi e gli americani effettuarono missioni sperimentali per verificare che la schermatura delle capsule Apollo fosse sufficiente. Inoltre le missioni lunari seguirono traiettorie calcolate proprio per aggirare la zona centrale di queste fasce a forma di ciambella e attraversare rapidamente le loro zone esterne di minore intensità. Gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale ne attraversano periodicamente alcune zone senza effetti letali. Anche con la prima missione nello spazio, protagonista il russo Yuri Gagarin, si fece molta attenzione per non attraversarle, esattamente come fanno i piloti aeronautici a evitare i cumulo-nembi.

Anche questo punto della teoria del complotto, quindi, non regge. James Van Allen (o Van Halen) in persona, lo scopritore delle fasce che portano il suo nome, ha definito questa teoria “una sciocchezza”. “Sappiamo esattamente quante radiazioni ricevono gli astronauti durante le loro missioni, perché sono equipaggiati con dispositivi di misura: quelli delle varie missioni Apollo assorbirono da 0,18 a 1,14 rem ciascuno, quantità di radiazioni paragonabili a quelle di una TAC. Non sono dosi pericolose: servono 50 rem (0,5 Sv) in un breve lasso di tempo per causare la sindrome da radiazione acuta, 300 rem (3 Sv) o più per causare la morte”.

7 – COME MAI, NONOSTANTE IL PROGRESSO TECNOLOGICO, NON SIAMO PIÙ TORNATI SULLA LUNA?

Spesso gli scettici affermano che la tecnologia dei tempi non poteva permettere un’impresa del genere. La prova, secondo loro, risiederebbe nel fatto che nemmeno oggi che possediamo strumenti ben più sofisticati siamo più riusciti a tornare sulla luna.

RISPOSTA: Dopo l’Apollo 11 ci sono state ben altre 5 missioni sulla Luna: Apollo 12 – 14 Novembre 1969, Apollo 14 – 5 Febbraio 1971, Apollo 15 – 26 Luglio 1971, Apollo 16 – 16 Aprile 1972, Apollo 17 – 7 Dicembre 1972. Le missioni lunari presentavano costi altissimi e un incredibile dispiego di risorse. Ai tempi della guerra fredda si doveva vincere la “corsa allo spazio” contro i sovietici, ma, al mutare delle condizioni socio-politiche, cambiarono anche gli obiettivi della NASA, che infatti si concentrò sull’indagine di altri aspetti dell’universo ritenuti più interessanti e meno dispendiosi. In ogni caso ora i tempi sono maturi e lo stesso governo americano ha recentemente annunciato la volontà di tornare sulla luna entro tempi brevi. Motivo? Installare delle basi stabili quali piattaforma di lancio per missioni spaziali su altri pianeti, primo fra i quali Marte.

Ovviamente ci sono tante altre tesi minori che confuterebbero l’arrivo dell’Apollo 11 sulla Luna (fra cui un’affermazione di Samantha Cristoforetti, palesemente e strumentalmente fraintesa) ma, purtroppo per gli amanti delle dietrologie, sono ancora più numerose le prove incontrovertibili a favore dello sbarco lunare.

Pensiamo, per esempio, ai tantissimi materiali riportati sulla Terra durante le varie missioni. I dodici astronauti della NASA, che hanno solcato la regolite lunare, hanno riportato sulla Terra circa 380 chilogrammi di campioni, tra rocce, polveri e carotaggi. Materiali preziosissimi, ancora in corso di studio, che hanno fornito nuovi indizi sulle origini del nostro meraviglioso astro.

Le continue fotografie scattate dalla Lunar Reconaissance Orbiter – una sonda che gira intorno alla Luna dal 2009 – ha immortalato tutti i siti dove sono approdati i vari Apollo. Un altro fatto determinante: alcuni potenti strumenti proiettano un raggio laser verso la Luna. Questo raggio viene “rimbalzato” indietro verso la Terra: ciò significa che sul suolo lunare sono stati effettivamente installati dei retroflettori e dunque, a meno che non sia opera degli alieni, l’uomo DEVE per forza essere andato sulla Luna, gli specchi non possono esserci andati lì da soli. I complottisti ribattono che gli specchi sono stati piazzati da Sonde spaziali e orientati verso la Terra da sofisticatissimi robot. Ma per favore! Come si vede che la superficialità tipica dei complottisti non riesce a proiettarsi nel contesto d’epoca: siamo nel 1969 e le tecnologie di allora non erano sufficienti; non che non fosse possibile, ma il rischio di fallimento talmente alto, che il gioco non valeva la candela (cui prodest? ndr). Ammesso che per miracolo fossero stati questi robot a piazzare gli specchi, quando sarebbe successo? Sicuramente prima della missione Apollo 11, ma il fatto non sarebbe passato inosservato: sarebbe stata una notizia a dir poco sensazionale e pubblicata PRIMA dello sbarco del 1969.

Grazie a tali specchi, le misurazioni della distanza Terra-Luna, dopo il 1969 sono precise al millimetro: infatti è stato appurato con certezza matematica che la Luna si allontana dalla Terra di 38 millimetri l’anno: l’orbita della Luna aumenta di dimensione. In pratica si “allarga”, e il nostro satellite si allontana. Tra circa 600 milioni di anni (ma c’è chi parla anche di 1 miliardo di anni) la Luna orbiterà abbastanza lontano da far perdere all’umanità (dovessimo essere ancora sulla Terra) oltre alle maree, una delle sue più antiche visioni cosmiche: le eclissi solari totali. La Luna non sarà in grado di bloccare la luce del Sole e proiettare la propria ombra sulla Terra. Gli scienziati concordano sul fatto che il fenomeno non possa in alcun modo esser fermato. Dopo un misterioso impatto con un enorme oggetto, avvenuto 4.5 miliardi di anni fa, i detriti rimasti in orbita attorno alla Terra cominciarono ad unirsi fino a dar forma al satellite che oggi conosciamo. All’epoca, evidenziano i ricercatori, la Luna era dieci volte più vicina.

Considerazioni Finali

Noto che i complottisti “moderni”, intendo quelli che non hanno seguito la diretta dell’allunaggio del ’69 (forse erano nati, io sì, avevo …dici anni ohi ohi! ndr) con Tito Stagno alla diretta TV, parlano di montature dell’allunaggio del ’69 e successivi, facendo riferimento alle ultimissime tecnologie con le quali non si distingue cosa è reale e cosa è virtuale. I complottisti d’epoca inventarono che la NASA si rivolse a Stanley Kubrik per realizzare i montaggi del finto sbarco. Oggi sì, una tale montatura è facilmente realizzabile.

Nel bellissimo film S1M0NE (2002) protagonista Al Pacino, un regista sull’orlo del fallimento inventa Simone, un’attrice e cantante virtuale che raccoglie successi in tutto il pianeta, servendosi di un sofisticatissimo software: tutto il mondo abbocca. Con la tecnologia degli anni ’60 una cosa del genere era impossibile, neppure pensabile. Non esisteva Internet, ma neppure il Fax, né tantomeno la tecnologia digitale, non si parlava neppure di droni, se non nei film di fantascienza. Guardando una pellicola di fantascienza d’epoca alla luce dei giorni nostri, si rilevano facilmente imperfezioni di montaggio, scenari statici da sfondo a figure in movimento. Posizionare uno specchio orientato verso la Terra con un robot presuppone un controllo remoto preciso e sofisticato che a quei tempi non esisteva, e tanto altro.

Unica vera e accertata fake news fu l’impronta del primo passo sulla Luna, pubblicata da “Il Messaggero” il 21 Luglio del 1969, ovvero 2 giorni prima che le foto scattate dagli astronauti arrivassero sulla Terra. Un passo falso subito svelato e che in seguito fece perdere al giornale parecchie tirature.

Dico che dubitare è umano, anzi, da un certo punto di vista, è un bene. Esistono complotti ragionevoli, cui aderisco anch’io, alcuni dei quali rivelatisi veritieri in un lasso di tempo relativamente breve (come il business degli incendi tutt’altro che spontanei).

Confesso che i primi tempi, all’insorgere dei primi dubbi su tale sbarco, ne dubitavamo sia mio padre che io. Poi, documentandomi su Libri e Riviste Scientifiche, ascoltando la campana della scienza e del Buon Senso, ho riveduto i miei dubbi alla luce della scienza (quasi) inconfutabile. Rivedere le proprie credenze alla luce di prove evidenti, si chiama UMILTA’, virtù sempre più rara al giorno d’oggi. Persistere nelle proprie credenze ataviche è segno di arroganza e ignoranza, prerogative tipiche dei saccenti smaniosi di svelare complotti. Oggi purtroppo il tam tam dei social alimenta la disinformazione. Si prendono post che fanno comodo per aggrapparsi strenuamente alle proprie idee, e sono post il più delle volte NON FIRMATI, che diventano inesorabilmente vessillo di azzardate quanto presunte verità.

Non siamo ai tempi di Galileo in cui la scienza ufficiale era controllata e filtrata dalla religione: “Lo dice la Bibbia e non si discute!”. Verosimilmente a quei tempi i complottisti funzionavano al contrario: i negazionisti affermavano che è il Sole è al centro del Sistema Solare e che la Terra, insieme agli altri Pianeti, gli gira intorno.

Siamo in un’ epoca in cui le notizie ufficiali vengono verificate e suffragate da organi nazionali e internazionali competenti in più parti del mondo. Le comunità scientifiche sono d’accordo al 100% che lo sbarco del 1969 e successivi sono realmente avvenuti. Mentre per quanto riguarda l’ipotesi della prevalente responsabilità dell’uomo riguardo il Riscaldamento Globale, l’adesione è del 95%.

Nei primi anni ’50, quando gli americani annunciarono che era possibile trasmettere immagini a distanza, mio padre e i suoi coetanei dicevano : “le solite americanate! Trasmettere immagini a distanza è impossibile! Ne inventano di tutti i colori per tener testa ai russi! Magari più in là s’inventeranno di essere stati sulla Luna!”. Nel ’55 mio padre e migliaia di italiani, compravano la prima TV in bianco e nero, con un solo canale: nasceva la RAI.

E poi, ricordiamoci: ci sono state ben 6 missioni sulla Luna. Finte anche quelle? Le menzogne non reggono il tempo e, prima o poi viene svelata; ma reggono fin troppo “sulla bocca degli stolti” (più del riso), che non ammetteranno mai di essere in errore, ma, come dice il bravo Paolo Attivissimo ( Giornalista, Scrittore, Conduttore radiofonico e traduttore italo-americano) : “Lo scettico che non ha più armi per sostenere le sue teorie complottiste non si arrende, piuttosto dice: ‘Non è vero perché lo dico io!’.

Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico

Fonti:
– Paolo Attivissimo : libro “Luna? Sì, ci siamo andati!” edizione 2020
– Articolo di Niccolò De Rosa pubblicato su Focus Junior del 20 luglio 2022
– Focus TV e Internet (focus.it)
– Wikipedia