Anni ’90 : I Satelliti rivelano in piena notte fitte luci presenti sul territorio dell’Australia di Sud-Ovest. Eppure quella zona è completamente desertica. Le luci sono più forti di quelle emesse dalle città costiere. Dopo aver scartato varie ipotesi, fra cui quella di incendi e quella degli alieni, si fa strada la teoria dei Fulmini Globulari.
Un fulmine globulare è un raro, a volte brevissimo e particolare fenomeno luminoso dell’atmosfera. Si tratta di un piccolo globo luminoso, di forma pressoché sferica e di diametro variabile, fermo o, più frequentemente, in rapido e casuale movimento. Si può avvistare sia in presenza sia in assenza di temporali.
Questo fenomeno atmosferico è ancor oggi poco compreso. Di tutte le manifestazioni energetiche che prendono forma nella troposfera risulta ancora una delle più misteriose, nonostante venga studiato ormai da secoli.
Le tesi del Nobel
Qual è origine di queste sfere colorate (bianche, rosse, gialle o blu) capaci persino di entrare in casa attraverso muri e finestre o addirittura nelle fusoliere degli aerei? Nel 1955, il Nobel per la fisica (1978), il russo Pyotr Leonidovic Kapitza, ipotizzò che la sorgente energetica dei fulmini globulari fosse esterna, da ricercare nel sistema di onde elettromagnetiche stazionarie fra nubi e suolo, originate da temporali.
I fulmini tra nube e nube e, ancora di più, quelli fra nube e suolo genererebbero onde elettromagnetiche (onde radio in particolare) capaci di interagire con i gas atmosferici. Le onde radio così generate sarebbero riflesse dal suolo e interferirebbero fra di loro, eccitando e ionizzando una piccola porzione di atmosfera capace di dar vita al fulmine globulare.
Il tallone d’Achille di questa teoria è che il plasma tende a espandersi e difficilmente rimane confinato in un’area circoscritta, anche solo per un secondo.
Il team della Nuova Zelanda
Secondo i ricercatori dell’Università di Canterbury il fulmine globulare si originerebbe invece da una particolare reazione chimica tra un “normale” fulmine a scarica e il terreno.
Dall’impatto si originerebbero filamenti di microparticelle di silicio e carbonato di silicio, lunghi circa 100 nanometri che, bruciando a contatto con l’ossigeno, emetterebbero l’energia necessaria a formare un fulmine globulare. Questa ipotesi giustificherebbe il fatto che il fulmine globulare possa essere visibile anche a distanza di qualche minuto dalla caduta del fulmine: molte testimonianze riferiscono infatti di fulmini globulari non direttamente associati a fulmini normali, anzi: più del 10 per cento dei casi di avvistamento esaminati, sono avvenuti a cielo sereno.
Nonostante gli sforzi della scienza, i fulmini globulari rimangono per molti versi incomprensibili.
A caccia di fulmini globulari
Chiunque potrebbe essere utile alla scienza: basta armarsi di macchina fotografica e andare a caccia di fulmini globulari. Focus.it, per esempio raccoglie foto e testimonianze. Ma è un’impresa tutt’altro che facile: i migliori ricercatori quasi a tempo pieno non sono ancora riusciti a immortalare questo raro fenomeno atmosferico. Fino adesso sono state raccolte circa 20.000 testimonianze. Confrontando i dati italiani con quelli dell’archivio russo (il più vasto e completo di testimonianze di fulmini globulari tenuto da Alex Ju. Strizhev), risulta che in Italia il 38 per cento dei fulmini globulari avviene in condizioni di cielo sereno (in Russia è il 10 per cento).
Il mese in cui il fenomeno è più frequente è Agosto, con alta concentrazione nelle ore serali, all’interno delle abitazioni. I fulmini a palla sono per lo più sferici e di colore bianco-giallo; la loro durata media? Solo qualche secondo.
I Fulmini Globulari, la storia, le prove
I fulmini globulari, o Ball Lightning (BL), sono fra i fenomeni atmosferici meno noti e più misteriosi, sebbene le prime testimonianze a riguardo risalgano già al XVI secolo.
Negli ultimi anni i fulmini globulari sono anche stati riprodotti in laboratorio, come al Cavendish Laboratory di Cambridge, all’Humboldt Laboratory di Berlino o a Pernambuco in Brasile, ma le osservazioni in natura, raccolte nei secoli, costituiscono ancora il primo mezzo per la conoscenza e lo studio di tale fenomeno.
Essi sono spesso, ma non sempre, associati a un temporale. Appaiono come una sfera gassosa dal bordo leggermente sfumato, liberamente fluttuante nell’aria, con diametro molto variabile (da pochi centimetri al metro, con una media di 20-25 cm), e di colore solitamente bianco, rosso, arancione, giallo o blu. La luminosità del fulmine globulare è paragonabile a quella di una lampada ad incandescenza di 100W , pertanto è visibile anche in pieno giorno. Può sparire dopo pochi secondi dalla sua comparsa, in silenzio, con un ronzio o talvolta con un violento “bang” sonoro.
Un fulmine globulare ha la capacità di penetrare all’interno delle abitazioni attraverso caminetti, porte e finestre anche chiuse (Covington, 1970) e perfino di materializzarsi all’interno di edifici o aerei (Jennison, 1969). Quest’ultimo comportamento è degno di nota:
le pareti metalliche di un aereo lo rendono equivalente ad una gabbia di Faraday, cioè l’interno è elettricamente isolato rispetto all’esterno. Da questo fatto segue che la formazione di un fulmine globulare non può essere dovuta alla presenza di un campo elettrico, perché all’interno di un aereo questo è sempre nullo. È probabile che anche i Foo Fighters, le sfere luminose osservate per la prima volta dai piloti della seconda guerra mondiale, scambiati per astronavi aliene, siano dei fulmini globulari.
Un’altra caratteristica dei fulmini globulari è la loro estrema mobilità, che li differenzia da tutte le altre manifestazioni atmosferiche luminose: percorsi a zig-zag, stazionamenti e variazioni repentine di quota e di direzione, sono aspetti tipici del fenomeno.
Dai dati osservativi risulta che i fulmini globulari sono dotati di carica elettrica (Smirnov, 1989), e che si muovono lungo i conduttori come parafulmini, linee elettriche e si formano spesso in prossimità di dispositivi elettrici o oggetti metallici. Il loro effetto sull’uomo è di una scarica elettrica, ma per fortuna di un’intensità 100.000 volte inferiore a quella necessaria per uccidere una persona.
Sull’origine dei fulmini globulari ci sono diverse teorie, ma al momento la più accreditata è quella formulata nel 2000 da Graham Hubler degli U.S. Naval Research Laboratory di Washington. Secondo questa teoria i fulmini globulari nascono da una combinazione di fenomeni elettrici e chimici: i fulmini che durante un temporale colpiscono il terreno disintegrerebbero alcuni elementi come il silicio che, trasportato dal vento e ancora incandescente, si mescolerebbe con l’ossigeno generando plasma luminoso.
Tuttavia ciò non spiega le osservazioni di fulmini globulari in caso di bel tempo.
La ricerca in questo campo ha ancora molto da scoprire.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Fonti: Wikipedia,
Martina Buiat – Fisico – https://www.focus.it,
Marta Brambilla Pisoni – Giornalista – https://scienzapertutti.infn.it