La storia di Antonio: “Corsa e cure mi hanno salvato”

6 maggio 2023, Giornata Mondiale della Spondiloartrite. Antonio ha corso la maratona di New York nonostante la spondiloartrite, patologia reumatologica potenzialmente invalidante. L’amore per lo sport e la sua voglia di vivere l’hanno salvato, ma dice che nulla avrebbe potuto se non fosse in cura dalla Clinica Reumatologica dell’ASST Gaetano Pini-CTO dove si reca periodicamente dalla Calabria per i controlli e per ritirare il farmaco biologico.

“La malattia non deve fermarmi” è la frase che chiunque scopra di avere una patologia cronica e invalidante, specialmente in giovane età, ripete a se stesso per motivarsi. Antonio ha preso alla lettera queste parole e dal 2002, ovvero da quando ha avuto la diagnosi di spondiloartrite non ha mai smesso di correre, fino ad arrivare alla celebre maratona di New York, dove si è classificato 51° tra gli italiani. Antonio è uno dei pazienti in cura presso l’ASST Gaetano Pini-CTO e, dal 2006, su indicazioni degli specialisti della Clinica Reumatologica, ha iniziato ad assumere un farmaco biologico.

Da allora, la sua corsa, sulle piste e nella vita, non si è mai fermata: tre figli e tre lauree, il rientro da Milano in Calabria e l’impegno nello sport.

Eppure la spondiloartrite è una patologia che impatta sulla colonna vertebrale e sulle articolazioni, come spiega la dott.ssa Carolina Artusi, reumatologa, parte del team della Clinica Reumatologica, guidata dal prof. Roberto Caporali: “Di spondiloartrite bisogna parlare al plurale perché è un termine che indica un ampio gruppo di patologie reumatologiche infiammatorie croniche caratterizzate dal prevalente coinvolgimento della colonna vertebrale, delle articolazioni sacro-iliache, delle entesi e delle articolazioni periferiche. Inoltre, nel corso di questa malattia possono essere interessari anche altri organi o apparati tra cui l’occhio con uveite, la cute con la psoriasi e l’intestino con malattie infiammatorie intestinali”.

Di spondiloartriti in Italia soffre circa 0.3-1.2% delle popolazione sia uomini che donne. La spondilite anchilosante, in particolare, colpisce prevalentemente gli uomini di età inferiore ai 40 anni.

I sintomi, diagnosi e impatti sulla quotidianità

Avere una diagnosi non è facile perché i sintomi iniziali possono essere confusi con quelli di altre patologie meno gravi e impattanti, come spiega la dott.ssa Artusi: “Il sospetto di spondiloartrite inizia a sorgere quando il paziente lamenta da almeno tre mesi lombalgia infiammatoria, ovvero un dolore lombare presente durante la notte e dalle prima ore del mattino con rigidità al risveglio che migliora con il movimento. Altri sintomi tipici sono il dolore all’osso sacro e ai glutei, artralgie, dolore e rossore oculare e vista offuscata in caso di uveite, chiazze cutanee eritematose desquamanti principalmente localizzata sui gomiti e sulle ginocchia in caso di psoriasi, disturbi intestinali”.

La diagnosi è quindi clinica e gli impatti sulla quotidianità sono notevoli: “Una diagnosi di patologia cronica, in generale, ha sicuramente un forte impatto sulla vita di chi ne soffre, ma anche sulle persone vicine, coinvolge la famiglia, la coppia, le relazioni e la sfera lavorativa. Il dolore cronico, la rigidità, la progressiva perdita di mobilità e funzionalità della colonna o altre articolazioni possono alterare significativamente le attività quotidiane, con un impatto importante anche sulla progettualità, sulla propria immagine e quindi sull’identità, con esiti anche a livello psicologico. Non è raro che il paziente affetto da spondiloartrite sperimenti un sentimento di rifiuto della patologia. È perciò fondamentale aiutare il paziente ad accettare e affrontare con consapevolezza la malattia, favorendo la creazione di un rinnovato equilibrio in cui possa agire attivamente nelle scelte relative al proprio benessere psico-fisico”.

Per Antonio, la corsa è stato il viatico per affrontare la patologia ed è l’incontro con gli specialisti dell’ASST Gaetano Pini-CTO che gli ha permesso di andare avanti: “La corsa – dice – mi ha insegnato a capire che tutto può ripartire. Correndo ho imparato a resistere fino all’ultimo secondo, anche quando ho tutto contro. Una volta ho letto che la corsa insegna a rallentare quando vorresti accelerare e a continuare quando invece ti vorresti fermare e non puoi ed è stato così anche per me. Devo però ringraziare i medici dell’ASST Gaetano Pini-CTO, sono dei fuoriclasse che mi dimostrano sempre grande sensibilità. È per la loro bravura che, pur essendo tornato a vivere nella mia regione di origine, la Calabria, ho comunque deciso di continuare a farmi seguire da questa equipe. Mi reco quindi a Milano ogni volta che devo effettuare i controlli o ritirare il farmaco biologico”.

I farmaci biologici e lo sport come terapia

Oltre ai farmaci anti reumatici convenzionali, cosiddetti di primo livello, come gli antinfiammatori (FANS), il methotrexate, la sulfasalazina, da oltre 15 anni, l’ASST Gaetano Pini-CTO ha messo a disposizione dei pazienti i farmaci biologici (o biotecnologici). “Questi farmaci – spiega il prof. Roberto Caporali, Direttore del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche dell’ASST Gaetano Pini-CTO – hanno un’azione più specifica e selettiva rispetto ai convenzionali che li rende generalmente più efficaci. Vengono prescritti solamente quando quelli di primo livello non sono più efficaci o sono poco tollerati dal paziente e sono in grado di indurre una remissione anche prolungata della malattia. Presso la Clinica Reumatologica dell’ASST Gaetano Pini-CTO esistono ambulatori dedicati ai pazienti trattati con questi farmaci in cui professionisti preparati possano seguire i pazienti costantemente. In ogni caso, per prevenire un’evoluzione del danno anatomico e funzionale è importante effettuare una diagnosi precoce e iniziare il trattamento prima possibile, con il farmaco più corretto a seconda del paziente”.

Non solo per Antonio, ma per tutti i pazienti affetti di spondiloartriti la terapia farmacologica non basta: è fondamentale associare la terapia fisica, la ginnastica, il movimento effettuato in maniera costante e regolare per mantenere la mobilità della colonna, rafforzare muscoli e tendini e non da ultimo migliorare anche il benessere mentale. Per tutti questi motivi lo sport è assolutamente consigliato.

È importante che il paziente scelga uno sport adeguato alle sue capacità – spiega la dott.ssa Artusi – tenendo in considerazione eventuali limitazioni e comorbidità, adattando il carico, la durata e la frequenza dell’allenamento. Prima di iniziare uno sport si consiglia perciò di valutare con il reumatologo lo stato di malattia e l’attività più consona”.