Lo studio pubblicato sulla rivista Consumption Markets & Culture realizzato dalle università di Pisa, Messina, Salerno e Digione.
La tecnologia blockchain può essere fondamentale per la catalogazione, il tracciamento dei passaggi di proprietà, la certificazione dell’autenticità e dell’integrità delle opere d’arte: una garanzia, quest’ultima, estremamente utile nel caso ad esempio di compravendite o di prestiti fra istituzioni per mostre ed esposizioni.
Le potenzialità della blockchain applicata all’ecosistema dell’arte sono molteplici; tuttavia si scontrano con un diffuso atteggiamento di resistenza all’innovazione da parte degli operatori. È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge da un primo studio condotto da ricercatori di economia aziendale e management delle università di Pisa, Messina, Salerno e Digione (Francia) pubblicato sulla rivista Consumption Markets & Culture.
Lo studio si basa su una serie di interviste semi-strutturate somministrate a quindici esperti fra il curatore di un importante museo americano (Whitney Museum of American Art), il collection manager del Museo Egizio di Torino, primari operatori del mondo assicurativo, avvocati specializzati del mondo dell’arte, la direttrice di Artissima, la principale fiera d’arte contemporanea in Italia, galleristi, collezionisti, pittori, aziende che offrono servizi per il mondo dell’arte e case d’asta, fra cui Christie’s.
“Abbiamo riscontrato una certa riluttanza al cambiamento – spiega Vincenzo Zarone, professore associato del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa – la blockchain innalza la fiducia tra gli operatori e nelle transazioni e promuove quella che viene definita una forma di “disintermediazione”. Questa peculiare funzione, che ha effetti positivi in termini di efficienza e trasparenza negli scambi, crea d’altro canto perplessità in alcuni operatori, che vedono minacciato il proprio ruolo all’interno dell’ecosistema dell’arte, ad esempio i galleristi o gli esperti in genere, che fondano parte del proprio “potere” sulle asimmetrie informative e sul presidio esclusivo di informazioni e competenze”.
“Da questo punto di vista l’ecosistema dell’arte appare molto tradizionalista – conclude Zarone – dalla mancata comprensione delle potenzialità della blockchain si originano, con molta probabilità, lo scetticismo di alcuni operatori e la dinamica di diffusione “rallentata”. È ancora più evidente rispetto ad altri settori economici, d’altra parte, che nessuna tecnologia, per quanto innovativa e appropriata, potrà mai soppiantare il ruolo essenziale degli esperti, portatori di intuizioni, competenze e saperi che in laboratorio possono essere solo vagamente approssimati”.