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Lo spazio, un laboratorio di pace che vale 470 miliardi di dollari

“Tutte le principali analisi sulla space economy ci dicono che aumenterà ancora, parliamo di milioni di miliardi nei prossimi dieci anni”, spiega l’astrofisica Simonetta Di Pippo, Direttrice del SEE lab di SDA Bocconi alla settima edizione dello StartupItalia Open Summit, SIOS22 Winter Edition “Reloaded”. “Artemis 1 grandissima missione che apre una nuova era dell’esplorazione spaziale. Coinvolgerà numerosi Paesi, compresa l’Italia per riportare l’uomo sulla Luna”.

Spina dorsale dell’economia del futuro, capace di aprire nuove possibilità anche per i Paesi emergenti e in via di sviluppo. E ancora un “laboratorio di pace che può aiutarci, speriamo, a creare una società migliore”. La nuova frontiera del pianeta è la space economy, spiega l’astrofisica Simonetta Di Pippo, Direttrice del SEE lab di SDA Bocconi, intervenuta alla settima edizione dello StartupItalia Open Summit, SIOS22 Winter Edition “Reloaded”, in collaborazione con Università Bocconi, il più grande evento in Italia dedicato al mondo dell’innovazione.

Spazio che da qualche giorno è tornato ad essere più vicino e protagonista, dopo il successo dello splash down di Artemis 1, la capsula spaziale della NASA, ammarata a largo della California, proprio nell’anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario dello storico discorso del presidente americano John Kennedy, tenuto il 12 settembre 1962 alla Rice University: “Abbiamo deciso di andare sulla Luna e facciamo questa cosa non perché è facile, ma perché è difficile e la facciamo proprio perché è difficile”.

È una grandissima missione – commenta Simonetta Di Pippo – che non ha avuto problemi se non nella fase antecedente al lancio, normali data la sua complessità,  ma completamente riuscita. Una missione che apre una nuova era dell’esplorazione spaziale e che avviene su base internazionale, perché coinvolge molti Paesi, che collaboreranno per riportare l’uomo sulla Luna”.

Una nuova corsa alla spazio, dove anche l’Italia, secondo l’astrofisica, giocherà un ruolo importante: “Il nostro Paese, viste le enormi competenze che possiede nel settore spaziale sarà in grado di posizionarsi sempre più in alto in un processo che porterà abbastanza presto esseri umani a vivere e a lavorare sul suolo lunare. Attendiamo tutti con attenzione di capire che cosa succederà nelle prossime settimane soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento italiano”. L’Italia – ha ricordato Simonetta Di Pippo – del resto ha già contribuito a realizzare più del 50% del volume pressurizzato della stazione spaziale internazionale. 

Un settore, quello della space economy, che riveste inoltre una dimensione economica significativa nel quadro dell’economia globale: “È un settore che già oggi vale 470 miliardi di dollari a livello mondiale e tutte le principali analisi ci dicono che aumenterà ancora, parliamo di milioni di miliardi nei prossimi dieci anni”.

Corsa alla spazio che non riguarda più solo le nazioni e le grandi potenze come Stati Uniti e Cina, ma che vede sempre più protagonista il settore privato. Sono diverse le iniziative legate per esempio al turismo spaziale, con progetti per arrivare a offrire non solo voli commerciali, ma veri e propri “alberghi spaziali” in orbita attorno al nostro pianeta, se non colonie sulla superficie della Luna e poi di Marte.

Una partita che vede in campo imprenditori come Richard Branson, Jeff Bezos e Elon Musk, quest’ultimo protagonista con l’innovazione legata alla possibilità di riutilizzare i lanciatori del razzo Falcon 9, così come la capsula Starship, in grado di atterrare verticalmente, evitando l’ammaraggio, e quindi di essere riutilizzata. Innovazioni – ha spiegato Simonetta Di Pippo – che consentiranno lo sviluppo non solo del turismo spaziale, ma di trasporti spaziali più regolari, che permetterebbero per esempio di coprire la distanza Londra – Los Angeles in soli 30 minuti.

La space economy – ha concluso Simonetta Di Pippo – anche se non sembra interessa tutti i temi fondamentali della vita dei  nostri giorni e noi, senza lo spazio, oggi, non potremmo vivere. Nel 2037, secondo le Nazioni Unite, saremo 9 miliardi sulla Terra e questo significa che ovviamente ci sarà bisogno anche di muoversi su altri oggetti del nostro sistema solare. In pochi anni vedremo aprirsi  tutta una serie di mercati completamente nuovi, mentre altri si rafforzeranno. C’è anche un discorso di inclusione verso uno sviluppo sostenibile, di scala globale che bisogna tenere in considerazione: perché anche i paesi emergenti e in via di sviluppo saranno coinvolti dalla space economy, che possiamo considerare come un laboratorio di pace che ci aiuta a creare, speriamo, una società migliore”.