Aristarco di Samo , già 3 secoli prima della nascita di Cristo, dimostrò che La Terra è sferica e gli altri pianeti ruotano intorno al sole. E non solo: dimostrò che la Terra gira intorno al proprio asse. Riuscì, con un semplice bastone, a misurare il diametro terrestre, piantando dritto il bastone durante il solstizio, in due punti della Terra molto distanti fra loro, stesso meridiano, misurandone l’ombra e facendo una semplice proporzione basata sul Teorema di Pitagora.
Tuttavia, nei secoli a venire, i “dotti” religiosi continuavano a sostenere il vetusto sistema Tolemaico e Aristoteliano, complice l’allegoria biblica (Giosuè, 10 : “Fermati o Sole!”), che sopravvisse Fino al 17mo secolo, finché Galileo prima, l’Illuminismo poi, non portarono l’umanità sulla rotta di un Buon Senso scevro da credenze religiose e assetti politici persistenti.
Tuttavia, ad oggi, esistono movimenti ideologici, fondati sulla ristrettezza di vedute, figlia dell’ignoranza, che sostengono che la Terra è piatta, da cui il termine “Terrapiattismo” per definire persone estremamente limitate nella capacità intellettiva.
La domanda sorge spontanea: “Perché gli antichi Astronomi, Ingegneri e Scienziati erano molto, ma molto più avanti di noi?“. Basti pensare al cemento degli Antichi Romani, realizzato con la cenere vulcanica del Vesuvio, capace di rinforzarsi nel tempo, anziché deteriorarsi con l’azione corrosiva dell’acqua marina.
Il cemento odierno, esposto direttamente agli agenti atmosferici, difficilmente resiste più di cinquant’anni. Un altro esempio è dato dal Partenone, che per 25 secoli ha resistito a un centinaio di terremoti, taluni che hanno raggiunto e superato magnitudo 7 nella ballerina terra di Grecia: non é mai crollato. Perché? Semplice: le colonne sono realizzate in dischi di marmo sovrapposti e tenuti fermi da listelli in ferro ad H, ricoperti di piombo (per non ossidare) e incastonati (non incollati!) nella pietra fra un disco e l’altro: durante l’evento sismico le colonne oscillano a sinusoide accompagnando il movimento tellurico; i dischi si allontanano, ma poi tornano al loro posto intatti.
Sebbene abbiamo ereditato le fondamenta fissate dai nostri avi i quali, anche a costo della vita, hanno posto le basi del nostro progresso tecnologico, lottiamo contro una ottusa maggioranza ieri e una più grave ignoranza oggi, che rema contro, per comodo o per principio sovrano. Basti pensare che fino al 1995 la Comunità Scientifica Internazionale rifiutava l’idea che altre stelle, come il nostro Sole, potessero avere pianeti orbitanti. Merito di Hubble, lanciato in orbita nel 1990, tutt’ora operativo, se le sane teorie sull’Universo hanno trovato riscontro, grazie alle immagini di innumerevoli “sistemi solari” simili al nostro trasmesse dal prodigioso telescopio spaziale.
Già prima di Aristarco, in ambito pitagorico vi furono idee eliocentriche, inizialmente tramandate in forma di mito (es. le immagini del Sole come Apollo Musagete che suona la lira dalle sette corde, o come Pan che soffia al suo flauto dalle sette canne, un’allegoria del sistema eliocentrico con i sette pianeti). Anche in seguito l’astronomia greca avanzò alcuni modelli alternativi al geocentrismo e alle sfere omocentriche di Eudosso di Cnido, a partire ad esempio con Eraclide Pontico (385-322 a.C.). Nato ad Eraclea Pontica, trasferitosi poi ad Atene, dove fu probabilmente discepolo di Aristotele al Liceo, Eraclide, per spiegare il moto diurno dei cieli, pensò ad un moto della terra intorno al proprio asse da occidente ad oriente; probabilmente ipotizzò anche il movimento di Venere e di Mercurio intorno al Sole.
Aristarco di Samo, nato intorno al 310 a.C. e deceduto intorno al 230 a.C., astronomo e matematico greco, teorizzò esplicitamente l’eliocentrismo in una forma molto vicina all’attuale e, successivamente, secondo la testimonianza di Plutarco, Seleuco di Seleucia, ne diede anche una dimostrazione. La teoria eliocentrica fu però fermamente rifiutata, nel II secolo d.C., da Tolomeo, che era certo della centralità ed immobilità della Terra nell’universo. Aristarco affermò e dimostrò che il sole è fermo al centro dell’Universo e i pianeti gli girano attorno con moto circolare. Con questa ipotesi i movimenti dei corpi celesti diventano più semplici. Affermò anche che la Terra, oltre a ruotare intorno al Sole, ruoti anche intorno al proprio asse, spiegando così anche l’alternarsi del giorno e della notte; inoltre suggerì che la distanza tra la Terra e le stelle fisse fosse tanto grande da risultare proporzionale alla differenza fra il diametro di una granello si sabbia e quello della terra stessa.
Da questo modello si ottiene che:
- Il moto diurno di rotazione delle stelle fisse e di tutti gli altri corpi celesti è apparente, dovuto alla rotazione diurna della Terra attorno al proprio asse
- La variazione stagionale dell’altezza del Sole è dovuta a un’inclinazione dell’asse terreste che non è perfettamente perpendicolare al piano dell’orbita compiuta intorno al sole
- Il moto retrogrado è una conseguenza della differente velocità di rotazione dei vari pianeti rispetto a quello della Terra.
La teoria eliocentrica di Aristarco fu riassunta così da Archimede (Siracusa, 287 a.C. circa – 212 a.C.): “La sua ipotesi è che le stelle fisse e il Sole rimangono immobili, che la Terra giri intorno al Sole seguendo la circonferenza di un cerchio, e che il Sole giaccia nel centro di tale orbita”. Però questa ipotesi rimase isolata nel mondo antico, in quanto soggetta a molte obiezioni a cura dei sistemi filosofici, i quali continuavano a porre la Terra immobile al centro dell’Universo. Questa teoria, ovvero il sistema “geocentrico“, trovò il pieno appoggio della Chiesa Cattolica, fino al 1610, allorché si trovò a combattere la dotta dimostrazione di Galileo Galilei: Galileo ottenne un consenso iniziale a cura dei Gesuiti del Collegio Romano, che organizzarono una giornata di studio per celebrare le scoperte dello scienziato toscano.
Ma nel 1612 Galileo dovette soccombere al Sant’Uffizio, più su un piano dottrinale e politico, che su quello scientifico oggettivo, ragion per cui subì la condanna al carcere a vita, trasformata successivamente in arresti domiciliari, che dovette scontare nella propria villa di Arcetri. Inoltre fu condannato a recitare preghiere quotidiane per tre anni e dovette pronunciare un atto di abiura, ovvero una dichiarazione scritta in cui disconosceva la “falsa opinione” della teoria: i reati di opinione, soprattutto quando avevano implicazioni politiche, furono sostanzialmente annullati in Europa solo dopo la seconda guerra mondiale.
La favola del sistema geocentrico si conclude a partire dalla prima metà del secolo XVIII. Le prime conferme dirette arrivarono principalmente dal lavoro di James Bradley: dunque, nella seconda metà del settecento anche tra gli studiosi cristiani il sistema copernicano si affermò diffusamente, al punto che nel 1748 il divieto alla pubblicazione di tale teoria risultava ormai rimosso dall’Indice del Sant’Uffizio, introdotto nel 1616. Tuttavia, un atto formale di conferma della piena legittimità della verità scientifica del sistema copernicano, non più come mera ipotesi, arriverà solo nel 1820 con l’avallo di Pio VII alla pubblicazione di un saggio di ottica e astronomia di Padre Giuseppe Settele, professore all’Archiginnasio romano. La dimostrazione definitiva della correttezza della teoria eliocentrica arrivò nel 1851 per opera del fisico Jean Bernard Léon Foucault, attraverso l’esperimento del Pendolo di Foucault presente anche nel Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, che ho avuto il piacere di visitare il 10 ottobre 2009. In quell’occasione, mentre spiegavo alla mia amica il meccanismo del pendolo di Foucault, mi trovai circondato da una decina di visitatori curiosi e interessati, di etnie diverse, ai quali ho dovuto ripetere più volte la spiegazione, anche in inglese.
Che altro dire ? Viva la scienza che vince sul dogmatismo religioso-filosofico di altri tempi. Adesso deve fare i conti con il negazionismo diffuso, basato sul principio del “no a priori” piuttosto che su documenti di tutto rispetto quali la Bibbia o il Pensiero Filosofico.
Grazie, Aristarco, abbiamo impiegato più di duemila anni per capirti, spero non dobbiamo aspettarne altrettanti per dimostrare che il nostro pianeta é sovraffollato, che l’1% della popolazione consuma oltre il il 50% delle risorse della Terra, che il riscaldamento Globale, amplificato dall’azione umana è diretto responsabile dello scioglimento dei ghiacciai, che l’Uomo è atterrato veramente sulla Luna e che il Molise… esiste davvero, checché ne dica la simpatica canzone di Ricky Scognamiglio!
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
fonte : Wikipedia e Storia