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Da Tokyo a Parigi, il podio è sempre e solo tricolore

Come a Tokyo 2020, l’atletica leggera paralimpica parla italiano. Ai mondiali di Parigi, infatti, le tre protagoniste della finale dei 100 metri giapponese hanno ripetuto l’exploit, regalando un podio tutto azzurro condito dal primato mondiale in 13.98 di Ambra Sabatini.

Cambia il palcoscenico ma non il risultato: Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto dominano la gara e e festeggiano replicando una delle immagini più belle dell’ultima spedizione olimpica.

Ballano le ragazze in pista e lo fanno con una grande bandiera italiana perché portano a casa altre tre bellissime medaglie e altri tre nuovi slot in vista dell’appuntamento con i Giochi del 2024.

La gara delle gare sembra l’esatta replica di due anni fa.

Foto Augusto Bizzi/FISPES

Per la campionessa paralimpica Sabatini un oro importante alla sua seconda vittoria in carriera. Partita più lenta, nel lanciato la toscana riesce a raggiungere l’altra azzurra Caironi che era già fuggita via e taglia il traguardo a occhi sgranati con il record del mondo di 13.98, tolto alla sua compagna per quattro centesimi. Il secondo posto d’argento per la bergamasca è di 14.35, mentre la siciliana Contrafatto è bronzo in 14.67.

Ai microfoni si presentano insieme, sempre unite e avvolte dal tricolore. La neoprimatista mondiale Ambra Sabatini è esaltata: “Non me lo aspettavo per niente, devo ancora realizzare di aver fatto il record, era un obiettivo che cercavo da tanto. Sono arrivata qui con molta tensione perché le ragazze mi hanno dato da fare per tutta la stagione, le ho prese a destra e sinistra dopo Tokyo e invece eccomi qua. Mi sono riconfermata ed è grandioso perché era difficile. Sono migliorate tanto, Martina aveva fatto un record incredibile e io ho provato ad avvicinarmi più volte, Monica ha realizzato il personale quest’anno, siamo tutte cresciute molto”.

Più lucida l’analisi di Martina Caironi: “Da Tokyo sono cambiate tante cose perché due anni sono tanti, ma siamo ancora qui e ancora nella stessa posizione. È stata una gara ad alto livello, personalmente non sono soddisfatta, forse c’è stata un po’ di rigidità. L’emozione dopo tanti anni c’è ancora, soprattutto quando sei quella da battere. Ma sono contenta comunque di essere stata battuta così perché penso che sia l’unico modo per poterla digerire. La partenza mi è sembrata abbastanza buona. Non avendo Ambra vicina e vedendola con la coda dell’occhio, a un certo punto ho cominciato a pensare, ma nei 100 non si deve pensare”. E ora pensa alla prossima sfida di sabato: “La cosa positiva è che da una piccola delusione posso tirar fuori le energie per una gara di testa nel salto in lungo”. Ancora più lontano va lo sguardo di Monica Contrafatto: “Siamo le tre meraviglie dell’atletica paralimpica italiana e spero che lo saremo ancora a lungo. Quest’anno ho fatto il personale a 42 anni, quindi il fisico ancora regge. Adesso vacanze, poi a settembre ricominciamo il nostro anno immerse nell’allenamento e ci rivedremo a Parigi”.

Foto Augusto Bizzi/FISPES

Una tripletta che arriva a un giorno di distanza dal trionfo di Maxcel Amo Manu sui 100 metri T64 in 10.71 (-0.1) all’indomani del record europeo stabilito in batteria con 10.64 (-0.2), a soli tre centesimi dal record del mondo. In una finale nervosa caratterizzata da una falsa partenza, più rinvii e un’ammonizione per il neoprimatista continentale che ha avuto problemi con la protesi, in gara non ce n’è per nessuno. A metà rettilineo il 31enne velocista delle Fiamme Azzurre ingaggia un corpo a corpo con le maggiori stelle del circuito ed è primo al traguardo. Il costaricano Sherman Guity, argento in 10.79, è a otto centesimi mentre la terza piazza va al tedesco Felix Streng (10.85).

Le sue parole sono strabordanti di felicità: “Mamma mia che emozione! Non vedo l’ora di andare dalla squadra e dallo staff, ad abbracciare e baciare tutti. Ho avuto dei problemi con la cuffia della protesi, infatti ho preso anche il giallo. Ho fatto una brutta partenza ma volevo proprio vincere. Adesso vogliamo prenderci tutto”. Maxcel, nome che ha una fortunata assonanza con il campione olimpico dei 100 Marcell Jacobs, aggiunge: “Qualche volta ho pensato a lui, ma sicuramente è più veloce di me. Mi piace questo paragone perché certe cose le ho imparate proprio guardandolo. Spero di poter essere anche io fonte d’ispirazione per gli altri”. E nasce anche una grande consapevolezza: “Dedico questa vittoria a tutte le persone in difficoltà, non solo amputate, ma tutte quelle in difficoltà che non sanno come uscirne. Bisogna provare, provare, provare perché è capitato anche a me e ora sono campione del mondo. Non ci credo ancora. Non mollate mai”.

In copertina, foto Augusto Bizzi/FISPES

Nasce a Venezia e fin da piccola coltiva la passione per lo sport, la scrittura e l'Oriente. Prima cestista, poi calciatrice, infine allenatrice. Lotta da sempre per l'uguaglianza nello sport. Caregiver del Sior Pare, convive con 4 gatti maschi