L’aveva scritto: “La voglio con tutto il cuore! Quell’unica medaglia che mi manca e che inseguo da 8 anni…”. A Budapest 2023 Gianmarco Tamberi realizza il suo sogno mondiale ed entra – ma non c’era già? – nella Storia dell’atletica azzurra. Per sempre.
BUDAPEST – Oro olimpico a Tokyo 2020, Campione Europeo 2016 e 2022, 2 Diamond League, Eurogames. Outdoor, Indoor, a squadre: il campione marchigiano, capitano della squadra azzurra di atletica, ha vinto tutto. O quasi. Mancava solo lui, il Mondiale, inseguito per otto anni da Gianmarco Gimbo Tamberi. E alla fine la tripletta (ovvero titolo olimpico, europeo e mondiale), riuscita nella storia dell’atletica azzurra solo ad Alberto Cova nei 10mila metri, è arrivata in una torrida notte d’estate italiana.
A Budapest si riscrive la storia dell’atletica italiana, Gianmarco Tamberi è campione del mondo nel salto in alto. Straordinaria impresa dell’azzurro che ai Mondiali conquista l’unica medaglia d’oro che mancava alla sua favolosa collezione. Alla misura di 2,36 si decide la sfida con il marchigiano che supera la quota alla prima prova, mentre lo statunitense JuVaughn Harrison risponde al secondo tentativo per prendersi l’argento. Terzo posto con 2,33 al qatarino Mutaz Barshim, che due anni fa aveva condiviso il titolo olimpico con l’azzurro.
Al termine di una gara meravigliosa ed emozionante, acclamato dal tifo dei tanti spettatori italiani, il 31enne anconetano delle Fiamme Oro completa il Grande Slam dopo aver già trionfato alle Olimpiadi (Tokyo 2021) e ai Mondiali indoor (Portland 2016) oltre che agli Europei all’aperto (Amsterdam 2016 e Monaco 2022) e in sala (Glasgow 2019). Campione di tutto, olimpico, del mondo ed europeo in carica, con l’ennesima prova di talento e di carattere.
In pedana Gimbo torna a sfoggiare la mezza barba e al momento della presentazione allarga le braccia per rispondere al boato del pubblico.
La gara inizia in leggera salita con l’errore a 2.25 ma Gimbo non ci sta e butta letteralmente il cuore oltre l’asticella: con 2.36 è oro mondiale davanti allo statunitense JuVaughn Harrison (2.36 al secondo tentativo) e al tre volte campione del mondo qatariota Mutaz Essa Barshim (2.33).
La medaglia d’oro è tutta di Gimbo, che corre a stringere la mano all’avversario ancora sul materasso dopo aver fallito il 2.38, esattamente come l’azzurro pochi minuti prima.
E poi c’è il tuffo insieme agli avversari amici di sempre e la medaglia al collo della moglie. Il Gimbo Show infiamma i cuori di tutto il mondo, che si emoziona con lui e per lui.
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“Pazzesco – esclama Tamberi – e non riesco neanche a sentirmelo dire che sono campione del mondo! È una sensazione unica, riuscire a battere atleti che sembrano superiori. Quando sono entrato nello stadio ho visto quanti italiani c’erano, quanto erano carichi, e mi sono detto: ‘è la tua serata’… Sapevo di star bene, anche se domenica ho fatto una qualificazione orrenda, ma ho archiviato tutto e ho cercato quello che dico nei miei discorsi da capitano agli azzurri: credere che tutto è possibile e sognare in grande, alla fine è successo. Prima della gara ho fatto un ottimo riscaldamento, uno dei migliori della mia vita, e avrei potuto solo distruggere tutto con la mia testa. Conosco gli avversari, sapevo che poteva servire più di 2,38 per vincere. Ho cercato di essere me stesso in pedana, di rimanere concentrato, e a 2,36 mi sono reso conto che era un possibile match point. Se c’è un’opportunità, devi mettercela tutta e ho avuto l’ennesima conferma che quando conta riesco a tirare fuori la parte migliore di me. È bello raggiungere quello che si sogna. Mi sento ripagato di tutti i sacrifici fatti, so quanto ho investito nel mio team e questo non è uno sport individuale, se c’è un lavoro di squadra che richiede tanta dedizione. Quando si cambia guida tecnica dopo dodici anni si esce dalla comfort zone e la paura è tanta, mi sono caricato di tante responsabilità. Mio papà Marco mi ha insegnato a saltare, quello che ho fatto oggi è anche grazie al percorso condotto insieme a lui. Non è stato facile separarmi da lui, digerire un cambiamento del genere, non ci parliamo da tanto tempo ma è merito anche di quello che mi ha insegnato. Devo ringraziare Giulio Ciotti e Michele Palloni per come si sono approcciati a questa nuova sfida, un team affiatatissimo. Fa piacere sapere di ispirare i giovani, spingere i ragazzi ad avvicinarsi ai campi di atletica: è bellissimo, sono loro a darci la forza”.
credits foto Grana/FIDAL