Tecnica, concentrazione, potenza, totale consapevolezza di sé stessi e assoluto distacco dal caos che ci circonda. Questo è il tiro con l’arco, uno sport che trova le sue origini fin da quando il primo uomo comprese che un robusto e flessibile ramo accompagnato da una altrettanto resistente “corda”, che fosse una liana o una fibra di legno masticata e ridotta in fili, era in grado di scagliare un qualcosa a notevole distanza e con grande potenza.
Tralasciando gli utilizzi come arma che, non dimentichiamolo, portò a risultati incredibili in battaglia, l’arco si è costantemente evoluto pur restando, in ultima analisi, sempre coerente a sé stesso: un’impugnatura, uno o due flettenti (cioè le parti “elastiche” che accumulano la potenza per poi esprimerla alla massima velocità possibile) e una corda necessaria per caricare la forza. Come in tutte le cose, però, anche l’arco ha subito e subisce l’impatto della tecnologia che consente agli archi moderni di sviluppare incredibili velocità di uscita da parte della freccia, paragonabili a quelle di un proiettile da pistola. Quindi, perché non sfruttare queste peculiarità per confrontarsi in gara?
Il tiro con l’arco è considerato uno sport come tanti altri, ma non è proprio così: il tiro con l’arco è una “disciplina” sportiva che richiede pochissimo tempo per impararne i rudimenti, ma ha bisogno di anni per poterne padroneggiare tutte le sfumature sia agonistiche che dilettantistiche.
E‘ uno degli sport più indicati per scaricare lo stress del lavoro, per fuggire qualche ora dal caos cittadino, per trovare di nuovo la consapevolezza di essere “vivi” attraverso una proiezione – quasi onirica – di noi stessi sulla freccia che, scoccata, viaggia verso il bersaglio. L’importante non è fare centro, ma compenetrarsi nel tessuto di tutto ciò che ci circonda, si diventa allo stesso tempo l’arco, la corda, la freccia, l’aria che questa attraverserà per raggiungere la sua meta e il traguardo raggiunto. Incoccare una freccia è come tirare un profondo respiro nell’attesa di quel breve, splendido, rilassante e felice viaggio. Una freccia scagliata da un arciere che vanta qualche anno di esperienza copre cinquanta metri in poco meno di un secondo, eppure quel brevissimo lasso di tempo racchiude in sé un gigantesco e commovente Universo di emozioni.
Il tiro con l’arco, proprio per le sue caratteristiche che ne fanno una “disciplina”, è uno degli sport d’elezione per tutti coloro che soffrono di disturbi come l’autismo e le difficoltà di relazione o per i portatori di handicap (non dimentichiamoci che uno dei più forti arcieri è inglese e non ha le braccia. Si muove in carrozzina, sostiene e incocca l’arco con un piede e utilizza la bocca per sganciare la freccia e fa centro, caspita se fa centro!). Le compagnie arcieristiche hanno una particolarità che le rende eccezionali: nessuno è lasciato indietro, si è tutti uguali senza distinzione di capacità fisiche o intellettuali. Si è tutti proiezione di una freccia in viaggio verso l’infinito, come se non dovesse mai cadere in preda alla gravità. Il tiro con l’arco è pura filosofia di vita.
Buone frecce a tutti!
Ettore Collini