La prima tappa della Diamond League si è svolta ieri, 5 maggio, a Doha, dando inizio alla stagione del circuito gold di atletica outdoor. Tre italiani in gara, tra cui Andy Diaz che salta da primato italiano con l’amaro in bocca. La misura non può essere registrata.
DOHA – Il 5 maggio in Qatar si è disputata la prima tappa del circuito gold Diamond League 2023 dell’atletica leggera outdoor. Le premesse sono state mantenute: le stelle hanno brillato e hanno esaudito i nostri desideri di vedere uno spettacolo unico.
I grandi nomi nelle gare dei 100, 200 e 400 mt non hanno deluso regalandoci dei tempi e delle corse che promettono bene per la stagione in preparazione del mondiale previsto ad agosto.
Nei 200mt uomini Kerley mette il freno in curva per lanciarsi negli ultimi 100mt e bruciare la pista, e gli avversari in gara, che non capiscono da dove sia sbucato.
Nei 100mt donne su 8 corsie 5 sono occupate da atlete americane. Le corsie che non vestono le divise a stelle e strisce sono nomi che non lasciano indifferenti: Shericka Jackson, Jamaicana, con 5 medaglie olimpiche nel curriculum, Dina Asher-Smith, inglese, 2 bronzi olimpici e campionessa mondiale proprio a Doha nel 2019. Tra le corsie americane la promessa Sha-Carri Richardson che nei trials americani sta sbaragliando la concorrenza. Ed è proprio quest’ultima, in un lanciato negli ultimi 30 metri che supera Shericka Jackson all’ultimo centesimo, aggiudicandosi il record del meeting e il miglior tempo stagionale, battendo il tempo della connazionale Toni Bowie, ricordata con un minuto di silenzio per la prematura scomparsa.
Nell’asta, in gara Roberta Bruni arrivata quarta contro tutte le top mondiali, per intenderci, le prime 6 dei Mondiali di Eugene 2022. L’azzurra di certo non sfigura, e inaugura la stagione con una prova di sostanza. Gara emozionante per le prime tre vissuta salto dopo salto: la campionessa olimpica e mondiale Katie Moon (Usa) con la top performance 2023 di 4,81 va a precedere la slovena Tina Sutej (4,76) e l’altra statunitense Sandi Morris che si ferma a (4,71).
Ma la vera gara per i nostri nazionali Emmanuel Ihemeje e Andy Diaz è nel salto triplo.
Emmanuel Ihemeje si ferma al settimo posto ma Andy Diaz vola al terzo posto con un salto da primato.
Pedro Pichardo, campione olimpico Tokyo 2020, al secondo salto sigilla il suo predominio della pedana.
Andy Diaz, alla sua prima gara con la cittadinanza italiana, al secondo salto non si lascia intimorire e vola a 17,80 mt. Superato solo da Zango Hugues Fabrice per un centimetro, Andy si ferma al terzo posto, con un salto, peraltro con 21 centimetri lasciati in pedana, però che firmerebbe il primato italiano se non fosse per il vento a +2.6.
Ai fini statistici è il salto più lungo di ogni epoca in ogni condizione per un atleta di nazionalità italiana ma, appunto, non potrà essere omologato come record italiano a causa del vento eccessivo: avrebbe superato il 17,60 del suo allenatore Fabrizio Donato (e anche il 17,73 indoor del mito azzurro bronzo olimpico). La prestazione, al di là del fatto che superi il +2.0 consentito, è comunque fantastica, e non è affatto un exploit per chi ha già graffiato a 17,70 nello scorso settembre.
Il vento molto forte che ha condizionato un po’ tutte le gare, e rimandato addirittura alcune, rinvia solamente quello che può essere il destino e la crescita di questo atleta.
Incrociamo le dita, speriamo che il comitato internazionale riconosca la neo cittadinanza italiana acquisita di Andy Diaz, e prepariamoci a vederne delle belle.
Alessandra Collodel
Credits foto copertina @FIDAL foto archivio Andrea Bruschettini