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Il viaggio di Kordelia

Di Chiara Forlani

Recensione

Un viaggio magico tra l’Italia e la Germania

Ferrara, 1958. Kordelia Kaufmann, una ragazzina di 13 anni, esplorando un bunker abbandonato in compagnia dell’amica Lina, trova una cassetta militare che contiene delle lettere. Quando insieme alla madre Helga e al suo nuovo compagno Lorenzo legge quelle lettere, scopre che il mittente è proprio suo padre, Theodor Rolfini, un uomo di cui non sa praticamente nulla. La polizia, avvisata da una soffiata anonima, fa irruzione nella casa dove vivono le due donne e arresta Helga, accusata di possedere materiale bellico di proprietà dello Stato e di essere una strega. Kordelia riesce a scappare e per lei inizia un viaggio fatto di incontri fortuiti e di strani avvenimenti magici, un percorso pieno di imprevisti per raggiungere quel padre di cui conserva solo una foto e che nasconde una terribile verità sul proprio passato.

“Il loro viaggio li porterà verso la verità. Quando torneranno, saranno persone migliori.”

Marco De Cindio

PROGETTO “IL VIAGGIO DI KORDELIA” di Chiara Forlani

Il paziente pediatrico non ha bisogno solo di cure, ma anche di distrazioni e di operatori che facciano squadra intorno a lui, che gli regalino un gioco o un libro, che siano in grado di trasmettergli quel senso di accoglienza, leggerezza e divertimento che tanto mancano in una stanza d’ospedale. Il personale ospedaliero è disponibile a farsi carico anche di queste esigenze, ma non sempre ne ha il tempo e l’opportunità.

Per quanto riguarda la pediatria, la diffusione del Covid 19 ha reso impossibile l’accesso in ospedale agli operatori della biblioteca e ludoteca Biblu, i materiali afferenti alla struttura non si possono più utilizzare perché condivisi e pertanto vietati nell’attuale situazione pandemica. E’ venuta meno anche la presenza del personale che si dedica al volontariato così come il gruppo degli educatori comunali, che faceva squadra intorno al piccolo paziente, portandogli un po’ di svago. Per gli stessi motivi non è più fruibile la stanza dei bambini e i relativi giochi. I piccoli pazienti devono rimanere nella propria camera, con la presenza di un solo genitore, che non può uscire fino al termine del ricovero. Anche l’oncoematologia pediatrica ha visto ridotti i propri spazi e le opportunità, per la contiguità delle stanze di ricovero con il reparto di degenza covid pediatrico.

Assistiamo sempre più spesso nelle corsie del nostro ospedale a casi di depressione giovanile, problemi di alimentazione, autolesionismo… Nella situazione attuale le cure non bastano, è necessario fare rete, ripristinare la possibilità di prendersi cura dei ragazzi, che in questo momento sono gli anelli più deboli della catena.

Le docenti della scuola in ospedale sono le uniche operatrici che nell’attuale situazione possono portare ai piccoli pazienti un sorriso sotto la mascherina e una ventata di leggerezza e di divertimento, oltre ad insegnare le proprie materie scolastiche. Sono diventate dispensatrici di libri, giocattoli, si prestano a organizzare laboratori ludici, artistici e di consapevolezza di sé.

Necessitano però di materiali d’uso da donare ai bambini e ai ragazzi, perché nulla può essere riutilizzato per il rischio di contagio. Servono libri, giochi, album da colorare, materiali per disegnare, pasta per modellare, tutto ciò che può portare un maggior benessere nelle stanze dell’ospedale.

Chiara Forlani, docente della scuola in ospedale e scrittrice, ha creato e pubblicato IL VIAGGIO DI KORDELIA proprio a questo scopo: il ricavato verrà utilizzato per acquistare tali materiali, in sinergia d’intenti con le associazioni di volontariato che operano in pediatria.

È un breve romanzo per ragazzi che presto verrà presentato nelle scuole, per far conoscere anche all’esterno la realtà ospedaliera pediatrica e quanto si fa per i ragazzi ricoverati, sia dal punto di vista sanitario che dell’accoglienza.

Pur non trattando direttamente la tematica della malattia, nel libro Kordelia, una ragazzina tredicenne, compie un viaggio alla ricerca del padre che non conosce, per accettare e sanare le proprie ferite. Le sue peripezie avventurose sono una metafora dell’accettazione della propria diversità e sofferenza, un inno all’inclusione, alla comprensione di sé e degli altri, in qualsiasi condizione di fragilità ci si trovi, contro ogni preconcetto e pregiudizio. Una storia che fa bene all’anima e che potrà rallegrare anche i pazienti ricoverati.

Perché questo piccolo miracolo possa compiersi, il libro ha bisogno di essere apprezzato, letto e conosciuto, così come i suoi scopi benefici.

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