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Intervista a Chiara Forlani

Note Biografiche

Chiara Forlani è nata e abita a Ferrara. Dopo un’infanzia passata a divorare libri, frequenta il liceo scientifico, ma rompe gli schemi con una laurea in storia dell’arte. La sua carriera ha visto alternarsi la passione per l’arte e le belle lettere. Dall’amore per il restauro è approdata alla scuola ospedaliera, dove ogni giorno porta un sorriso ai piccoli pazienti. Ama vivere in campagna dove i suoi due cani possono correre felici. Da quando ha iniziato a scrivere non si è più fermata: ha pubblicato “La tasca sul cuore” e “Una rosa tra i capelli – Io e Boldini”, oltre a vari racconti presenti in antologie.

Intervista

Com’è nata l’idea del romanzo?

Il viaggio di Kordelia ha una storia particolare. Sapevo che mio padre era stato prigioniero di guerra durante la seconda guerra mondiale e che era stato internato nei campi di concentramento in Germania. In famiglia non ne aveva mai parlato, erano racconti troppo dolorosi. Leggendo “L’anello di Santa Rita” di Lucia Forabosco, che riporta il diario della prigionia del padre, la mia curiosità si è risvegliata. Mi sono buttata a capofitto nelle ricerche e ho chiarito molti dettagli. A quel punto mi sono chiesta perché si parlasse così tanto di Shoah, mentre molti di noi ignorano la vicenda dei soldati italiani che, all’indomani dell’armistizio del 1943, furono deportati in massa perché si rifiutarono di mettersi al servizio dei nazisti, loro ex alleati. Ho deciso di utilizzare le informazioni raccolte per scrivere un libro per ragazzi, che fosse lieve e divertente pur nel rispetto della realtà storica. In futuro vorrei portare nelle scuole gli insegnamenti che questa vicenda storica e personale mi ha trasmesso.

Come ti approcci alla stesura di un nuovo romanzo, pianifichi ambientazione, sistema dei personaggi e scaletta o ti lasci trasportare dall’istinto?

Sarò sincera: per scrivere Il viaggio di Kordelia non ho fatto alcuna scaletta, né ho deciso in anticipo cosa avrei scritto. Di solito mi preparo in modo minuzioso per i testi che voglio scrivere, facendo ricerche storiche, schede descrittive dei personaggi, scalette, disegni degli ambienti. Mi sono divertita così tanto a scrivere questo libro proprio perché non l’ho pianificato. Dopo aver delineato i pochi personaggi, ho deciso giorno per giorno che la direzione avrebbe preso la storia, lasciandomi trasportare dalla fantasia. La strategia è stata vincente, chi lo legge si diverte allo stesso modo.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?

Sono una lettrice onnivora, mi ispiro a opere di ogni genere, del passato e del presente. Ma sono anche un’insegnante e so che per attirare l’attenzione dei ragazzi bisogna fare scelte originali, che siano in grado di catturarli. Per Il viaggio di Kordelia ho preso esempio da alcuni romanzi di Roald Dahl, mi ha sempre colpito la sua libertà espressiva, anche nei dialoghi. Da questo confronto è nata la parlata inconsueta (anzi, inkonsueta) dei personaggi femminili, originari della Germania. Credo che questa sia stata la carta vincente del libro, quel tocco in più che lo rende divertente.

Siamo curiosi. Parlaci dei tuoi progetti futuri.

Il mio primo progetto è far conoscere il più possibile questo libro, a scopi benefici: il ricavato verrà utilizzato per acquistare libri, giocattoli e materiali da utilizzare con i piccoli pazienti della pediatria, dove le associazioni di volontariato non possono più accedere a causa della pandemia. Le peripezie di Kordelia sono una metafora dell’accettazione della diversità e della sofferenza, un inno all’inclusione, alla comprensione di sé e degli altri, in qualsiasi condizione di fragilità ci si trovi, contro ogni preconcetto e pregiudizio. Allieteranno anche i piccoli ricoverati.

Ma non basta, ho nel cassetto un certo numero di opere già concluse, che verranno pubblicate nei prossimi mesi: una trilogia di gialli e altre storie, che spaziano nei generi più diversi. Quindi ci rivedremo presto!