Un lupo adulto, alle soglie della vecchiaia, si aggirava nei dintorni di una fattoria, curioso, osservando gli animali, il contadino, la moglie, senza farsi scorgere. Non che avesse cattive intenzioni, anzi, era diventato vegetariano da molto tempo non avendo più la forza e l’agilità necessarie per catturare le prede. La natura comunque gli offriva una gran varietà di cibo, senza dover faticare più di tanto.
Ma la sua natura, il suo istinto, lo spingevano a curiosare e a osservare, di nascosto, con la sua consumata e inossidabile abilità. Durante una delle sue inoffensive visite, sbirciando da lontano attraverso la finestra della stalla, con la sua acutissima vista vide il contadino armeggiare con i ferri: stava costruendo una grossa trappola per lupi, non dissimile da quelle cui era riuscito a sfuggire in passato. E non sempre illeso. Gli anni e l’esperienza gli avevano acuito l’intuito e lo avevano dotato di grande saggezza. Cominciò a riflettere e subito corse ad avvertire prima di tutto un branco di giovani lupi, suoi amici ex compagni di caccia. Si rivolse al capobranco:
“Non avvicinatevi a quella fattoria: il contadino ha allestito un’insidiosa trappola per lupi”.
Il capobranco ascoltò il saggio vecchio lupo, con il quale aveva condiviso battute di caccia in passato, e disse ai suoi di non considerare più quella fattoria come obiettivo. Avrebbero così rivolto la loro caccia altrove.
Il vecchio lupo continuò ad osservare la fattoria e il contadino, il quale oramai aveva ultimato la sua opera, la stava collaudando con un bastone ed una pietra: funzionava perfettamente. Un portello si calava velocemente chiudendo il gabbiotto allorché qualunque corpo fosse presente all’interno. Il lupo scorse anche un velenosissimo serpente che si stava avvicinando alla fattoria. Corse dunque verso di lui per avvisarlo. Si avvicinò a distanza di sicurezza e gli disse:
“Attento Serpente! il furbo padrone della fattoria ha preparato una trappola per lupi nella stalla. Ti conviene cambiare strada”.
Il serpente, sbruffone, rispose:
“Parla per te, fifone d’un lupo vegetariano, non rinuncerò certo alla mia solita caccia ai topi, che in quella fattoria abbondano, solo perché uno stupido uomo ha piazzato una trappola per lupi. La cosa non mi riguarda, la trappola non intrappolerà me, sono leggero, guizzante e veloce come un fulmine; fai bene a starmi lontano, sono pure affamato!”. E proseguì strisciando alla volta della fattoria.
Il lupo, frustrato dall’ostinazione del serpente, cominciò a fare una delle sue solite profonde riflessioni. Dopo un’ora di meditazione, pensò fra se e sé: “Devo subito avvertire la Volpe e l’Orso”.
Assalito da un presentimento si mise alla ricerca della volpe, raggiunse la sua tana e le parlò da fuori: “Olà, Volpe, ti prego ascoltami: sei in pericolo!”
“E perché mai” – rispose la sospettosa volpe, affacciando la testolina dalla tana. Il lupo le spiegò, ma la volpe esplose in una sonora risata.
“Hahahaha! Gli anni ti hanno rimbambito, vecchio lupo! Che c’entro io con la trappola per il lupo nella stalla? Io non mangio i maiali, io punto alle galline, vado dritta al pollaio”
“Ascolta il consiglio di questo vecchio lupo, Volpe” – insistette il lupo – “sento che sei in pericolo, dammi retta, cambia zona cercati un’altra tana lontano da qui, il contadino presto verrà a cercarti”
“Hai finito di ululare Lupo? Lasciami in pace e torna alle tue schifose bacche, carote, e frutti vari, ho dei cuccioli da accudire io!”
Ancora una volta il lupo tornò sui suoi passi scuotendo la testa e si diresse verso la tana dell’Orso.
“Orso, vieni fuori un attimo, devo parlarti! È importante”
“Chi osa disturbare il mio sonno a quest’ora…” – rispose l’orso stiracchiandosi dopo il lungo sonno – “ah, sei tu, Lupo vegetariano, che vuoi da me?” – domandò mentre sbadigliava.
“Devi allontanarti, Orso, il contadino della fattoria in fondo alla valle ha sistemato una trappola per lupi, il serpente sta correndo là, prevedo guai per te e per la Volpe. Aiutami a convincere anche lei, ne va della vostra vita”
“Che mi venga un colpo, Lupo” – tuoneggiò pigramente l’orso – “la vecchiaia ti fa fantasticare? Che c’entro io con la trappola per lupi? E che me ne frega della Volpe? Io sto per conto mio e mi faccio gli affari miei, altrimenti che ‘orso’ sarei?”
Il lupo si rassegnò, e tornò ad osservare la fattoria. Il serpente nel frattempo aveva raggiunto il suo obiettivo ed era entrato nella trappola dove il topo che stava inseguendo aveva trovato rifugio. Il loro peso fece scattare il meccanismo e si ritrovarono intrappolati entrambi. Il rumore fece destare di colpo la moglie del contadino dal sonnellino pomeridiano. Andò a verificare la trappola, pensando di aver catturato un lupo, dischiuse appena lo sportello, ma dalla fessura, come un fulmine schizzò il serpente, satollo del pasto appena consumato, la morse alla caviglia e fuggì via libero e soddisfatto.
La donna, invasa dal dolore, gridò aiuto tante volte prima di svenire. Il contadino che stava accudendo i suoi animali la sentì, corse in suo soccorso e subito la portò in città, all’ospedale, dopo averle fasciato la caviglia con una benda di fortuna.
“È fuori pericolo” – disse il medico dell’ospedale – “Ma dovrà stare a riposo forzato molto a lungo, almeno una settimana“
“Ma … mia moglie é una persona dinamica, energica, non riuscirebbe a stare ferma nemmeno per un solo giorno, neanche per un’ora!” – ribatté il contadino
“Deve farlo, ne va della sua vita, trovi il modo, le assecondi qualche capriccio, qualche desiderio. E si ricordi: niente strapazzi… ehm… coniugali, chiaro? Una settimana è sufficiente.” – concluse il medico
Il contadino annuì, tornò a casa con la moglie salva, ma non ancora sana del tutto, spiegandole del suo stato convalescente; contava sulla sua intelligenza, avrebbe pensato lui a tutto, per una settimana, non più. Ma dopo il primo giorno, il contadino, rientrato in casa per preparare il pranzo, dopo aver dato da mangiare agli animali, pulito l’aia, riposto il fieno nel fienile, sorprese la moglie davanti ai fornelli, che preparava da mangiare.
“Cara, che stai facendo? Devi stare a riposo! Non hai sentito il medico? Ne va della tua completa guarigione!”
“Uffaaa! non ce la faccio a stare ferma nel letto! Mi annoio, devo fare qualcosa, non puoi fare tutto da solo!” – rispose la moglie
Il contadino, ricordandosi uno dei consigli del medico:
“Se mi prometti che non ti muovi né oggi né domani, dopodomani ti porto un regalo. Esprimi un desiderio” – le propose intelligentemente il contadino
“Ohhh caro, non te l’ho mai detto … ho sempre desiderato una pelliccia di vera volpe! Davvero me la porteresti, dopodomani se faccio la brava e sto ferma ferma e buona buona nel letto?”
“Sarà fatto cara! Per te farei qualunque cosa, amore mio! Ma non devi affaticarti per nessun motivo!”
Il contadino così, al mattino successivo, iniziò una battuta di caccia alla volpe, portando con sé il suo fido e velocissimo levriere. Per la volpe non ci fu scampo, in poche ore fu catturata, poi scuoiata per trasformarsi in uno stupendo collo in pelliccia di volpe.
Due giorni dopo la moglie felice accarezzava il premio pazienza intorno al collo, che ancora odorava di volpe. Ma passò appena un altro giorno, che non resisteva più. Il marito le stava vicino, ma non sapeva più cosa inventarsi per tenerla buona.
“Tesoro, altri tre giorni, resisti, ti prego, è dura anche per me, sai? Sono quattro giorni che neppure dormiamo insieme e… se hai un altro desiderio giuro che…”
La moglie lo interruppe:
“Amore… questi giorni mi sei mancato… La notte non eri vicino a me, perché devo stare ferma immobile… fra tre giorni devi promettermi che avremo un figlio!”
“Si cara, è giusto, lo desidero anch’io e sai? Vorrei che lo concepissimo al caldo, davanti al camino…”
La moglie lo interruppe di nuovo per concludere la frase con un implicito desiderio:
“… e su un grande tappeto di pelle d’orso, sììììì!” – disse, battendo le mani velocemente e guardandolo negli occhi, con lo sguardo quasi implorante ed orbite spalancate anelanti una sicura implicita risposta affermativa accompagnati da un esplicito sorrisetto da furbetta.
Così la signora trovò una nuova motivazione per concludere la sua convalescenza, e il contadino organizzò una battuta di caccia all’orso. Partì al mattino del giorno dopo, portandosi con sé il levriere, il pastore tedesco e il segugio. Raggiunse la tana dell’orso grazie al fiuto del segugio, lo stanò grazie all’aiuto del levriere, e riuscì a centrarlo mentre il pastore tedesco lo teneva a bada. Lo scuoiò in poche ore, portò la pelle alla pellicceria in città per riprenderla il giorno dopo confezionata in uno splendido tappeto di pelle d’orso che riportò a casa e distese davanti al camino. Il settimo giorno finalmente la moglie riprese completamente le forze grazie al forzato riposo accompagnato dalle cure amorevoli del marito e… si ritrovò presto incinta, con la complicità di un’avvolgente e calda pelle d’orso, uscita da una tana e permanentemente deposta di fronte a un fiammeggiante camino.
E il lupo? Aveva assistito impotente a un film del quale in qualche modo aveva subodorato l’epilogo, ma, dopo aver protetto se stesso e la sua specie, niente ha potuto contro l’egoismo di un viscido serpente, la testardaggine e diffidenza di una volpe, la pigrizia e indolenza di un orso.
Il lupo, diventato saggio dopo aver superato la cattiveria favolisticamente attribuita alla sua specie, non corre più pericoli perché non é più temuto da nessuno e potrà godersi la vita fino alla fine dei suoi giorni.
La diffidenza, l’egoismo, la pigrizia non salvano la vita propria né altrui: i problemi degli altri spesso possono diventare i nostri, ma non lo sapremo se siamo e continuiamo ad essere estranei ai nostri simili. Come disse uno scienziato Premio Nobel, “È l’uomo l’animale più cattivo del pianeta: uccide anche per diletto”. Dagli albori della civiltà la razza umana ha provocato la scomparsa dell’83% di tutti i mammiferi selvatici e di metà dei vegetali. E il grande Roberto Giacobbo, nella sua trasmissione TV “Freedom oltre il confine” aggiunge: “L’uomo non può fare a meno dei vegetali, ma i vegetali farebbero volentieri a meno dell’uomo”. In questa favola, dietro un lupo che i nostri avi hanno classificato arbitrariamente “cattivo”, emerge un intelligente “Grillo parlante”, che vede più lontano di tutti, ma, come il grillo di Collodi, non viene mai ascoltato.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Dal racconto n. 9 del mio primo libro “Le Favole di Vincent”