Il grande giorno

Il grande giorno del FLASH DOG è CANinciato nel migliori dei modi: l’ululato di una creatura metallica a quattro ruote con una sirena lampeggiante…

«Ambulanza, Shagghi: si chiama ambulanza».

CANbulanza, vorrai dire…

«Ma chiamala come ti pare…».

Allora, dicevo che l’ululato della CANbulanza, rimbalzando tra i palazzi del corso mi ha dato la sveglia e, visto che le nostre regole di BAUn-ton prevedono che tutti i maschi debbano rispondere agli ululati, io che potevo fare? Ho risposto. Ma né tu né Rossella avete apprezzato la mia eduCANzione, visto come mi siete venuti addosso per farmi stare zitto. Niente, come fai, sbagli!

«E certo che ti siamo venuti addosso: erano le sei del mattino e le regole condominiali…».

Erne’, le regole CANdominiali devono rispettare anche noi pelosi, ogni tanto!

«Sì, vabbè, dai, ora non mettiamola in discussione. E sbrigati che ho da fare!».

Porco gatto, mi metti l’ansia con questa fretta… va bene, sarò breve. Per festeggiare la giornata Rossella ha riempito la ciotola con riso soffiato, petto di pollo, rughetta e carote, un filo d’olio…

«Olio extravergine d’oliva della zona di Canino, questo voglio sottolinearlo!».

Bahò, Erne’, ma oggi ti rode? Un filo d’olio extravergine d’oliva e una grattugiata di formaggio…

«Parmiggiano Reggiano, sottolineo pure questo: nella tua ciotola c’era tutto questo ben di Dio!».

E che ti devo dire: vuol dire che me lo meritavo! È stato un pranzo buonissimo prima di uscire per la festa in piazza, sul mare.

Man mano che ci avvicinavamo impazzivo annusando odori di cagne in calore, e svuotavo la vescica per nascondere tracce di altri amici che avevano già marcato cespugli o paletti. Ero certo che anche Shana era passata da lì. Avevo la sensazione di andare in un posto speciale, e quello che diceva Rossella rispondendo al cellulare ne era la CANferma.

Dalla scalinata che conclude il Lungoporto Gramsci avevo finalmente intravisto il posto del raduno, il “Piazzale della vita”, alla marina di Civitavecchia: c’erano già tanti amici e sentivo chiaramente i loro abbai e i loro odori. Rossella quasi mi strozzava per trattenermi mentre mi stavo lanciando per le scale, per fare più veloce: la tiravo come Buck tirava la slitta di Thornton…

«Chi?».

Certo che sei un ignorantone! Non hai mai letto “Il richiamo della Foresta”?

«Ah, ho capito… forse ho visto il film… il libro l’avrò letto alle elementari… chi si ricorda… mica siamo tutti come Giulia, la bambina che scrive su questo Giornale delle Buone Notizie».

Ah, questo è poco ma sicuro. Abbaiavo che sulla scalinata quasi volavo per la gioia. Più ci avvicinavamo al piazzale e più gli abbai degli altri si facevano forti. Io avevo la lingua tutta fuori, non riuscivo a controllare il movimento della coda, Rossella dietro che continuava a dirmi di stare calmo e tu, Erne’, non appena hai visto i tuoi amici BAUnarelli e CANu che avrebbero fatto le fotografie, ti sei fermato a parlare: ma porcomaiale zozzo, proprio non ti rendevi conto che non vedevo l’ora di raggiungere la mia CANitiva?! E parlavi, parlavi, parlavi. Poi, finalmente, tutti insieme, abbiamo ripreso a CANminare.

Quando abbiamo voltato l’angolo, mi sono ritrovato davanti una scena impressionante: pelosi di ogni razza, nome, sesso, taglia, colore, odore e lingua che passeggiavano, abbaiavano, scodinzolavano, saltavano e tiravano i propri umani!

Ero arrivato in paradiso senza lasciare te e Rossella. E stavo andando proprio lì in mezzo! La coda sembrava una mazza da baseball prima di colpire la palla e le orecchie così dritte che parevano quelle di Batcan; il fiuto mi faceva andare a zig-zag per tirare su odori di femmine accalorate.

Il paradiso, altrochè. Non avevo mai provato niente di simile. Il paese dei balocchi di CANocchio, non sarà stato tanto lussurioso!

E il mio cuore batteva come non aveva mai fatto.

E batte forte anche ora che ci ripenso. Meglio che mi fermo, sennò me la faccio sotto… adesso bausta che ho voglia di accucciarmi un po’.

Alla prossima, se vorrete…

Ernesto Berretti (sotto dettatura di Shagghi)