Tutti conosciamo la storia della Coca Cola, o, perlomeno, crediamo di conoscerla. È una delle bevande più note e diffuse al mondo. Un marchio unico, inconfondibile, che negli anni è addirittura diventato uno dei simboli del mondo occidentale. Le sue caratteristiche bottigliette sono diventate oggetti di modernariato, le sue pubblicità opere d’arte da esporre alle mostre e molto probabilmente ognuno di noi, almeno una volta, ne ha bevuto un sorso. Sul suo conto sappiamo tutto quello che c’è da sapere. Storie vere e storie curiose, ma anche vere e proprie leggende metropolitane. Fra queste, rientra quella che vorrebbe il costume bianco e rosso di Babbo Natale nato per soddisfare le esigenze pubblicitarie della Coca Cola, ma in realtà si tratta di una leggenda, dal momento che alcune illustrazioni dei primi del secolo dimostrano che il caratteristico abito di Santa Claus esisteva già.
Di quando in quando si sente anche un’altra voce sulla scritta, anch’essa inconfondibile come il sapore, effettuata con quel particolare tratto svolazzante. Secondo alcune dicerie, se guardata allo specchio, conterrebbe un messaggio contro i musulmani. Ma anche in questo caso ci troviamo di fronte a una grossa balla: il carattere arabeggiante utilizzato è lo “Specerian Script”, che all’epoca era uno dei più utilizzati.
Vero è, invece, che in occasione del centenario, nel 1986, venne realizzato sul fianco di una montagna cilena il logo più grande del mondo che misurava 30 metri di altezza e 120 di lunghezza. Ed è altrettanto vero che il famoso “Aroma numero 7”, quello che dà alla bibita il suo gusto unico, ricavato dalle foglie di coca (ovviamente private della sostanza che fa andare fuori di testa), è coltivato in Perù sotto il controllo della Dea.
Nel novero delle storie vere, anche se in questo caso dimenticate, ne compare anche un’altra che fa risalire le origini della mitica ricetta della Coca Cola nel cuore della Lombardia. Percepisco già il tuo legittimo scetticismo che si leva a gran voce, ma, se hai la pazienza di arrivare fino in fondo, vedrai che non resterai deluso.
Partiamo dunque dalla data e luogo di nascita. Di certo sappiamo che la Coca Cola è stata inventata negli Stati Uniti ad Atlanta sul finire dell’800 (nel 1886, per la precisione) grazie all’intuizione di un farmacista di nome John Stilth Pemberton. La sua idea era di realizzare un rimedio contro il mal di testa, una specie di pozione ricostituente che aiutasse a superare la stanchezza, e il primo nome che le venne dato fu “Pemberton’s French Wine Coca”. Si trattava, in sostanza, di una miscela di vino e foglie di coca. Il prodotto ebbe un discreto successo.
Tuttavia, nonostante la scoperta, il farmacista Pemberton, che sarebbe morto di lì a poco, aveva accumulato parecchi debiti e così decise di vendere la ricetta per 2.300 dollari ad Asa Candler, uomo d’affari ed ex sindaco di Atlanta. Una mossa che lì per lì deve anche essere sembrata intelligente al buon Pemberton, ma che col senno di poi assume invece i contorni della vera e propria occasione gettata alle ortiche (tanto per usare un luogo comune).
Sulle origini della Coca Cola non viene detto molto altro, se non che Pemberton per la sua realizzazione si è ispirato al “Vin Mariani”, inventato da un chimico còrso che di nome faceva appunto Angelo Mariani, il quale, per preparare la sua bevanda energetica, utilizzò due ingredienti: dell’ottimo Bordeaux e delle foglie di coca lasciate a macerare per parecchie ore.
La diffusione del Vin Mariani risale al 1863, tre anni prima della nascita della Coca Cola, e anche in questo caso la bevanda conquistò nel giro di pochi giorni numerosi ed entusiasti estimatori, compresi due papi: Leone XIII e Pio X, oltre a una ventina fra re, regine, principi, duchi e marchesi. Per non parlare poi di numerose altre personalità del mondo della politica e della cultura di quegli anni. La storia delle origini della Coca Cola sembrerebbe conclusa, ma non finisce qui.
Manca un pezzo, il più importante, quello che consente far risalire la nascita della Coca Cola al cuore della Lombardia e in particolare a Monza, dove nel 1831 è nato Paolo Mantegazza, famoso fisiologo, antropologo e scrittore, oltre che primo studioso a interessarsi dell’uso della coca come ricostituente.
Paolo Mantegazza, ritratto nelle stampe dell’epoca con un bel pizzetto risorgimentale e un’espressione fra il divertito e il sornione, aveva pubblicato pochi anni prima il saggio “Sulle virtù igieniche e medicinali della coca e sugli alimenti nervosi in generale”. Un libro di 75 pagine dal quale Mariani, il farmacista còrso, trasse spunto per preparare il suo Vino e che può dunque considerarsi come l’inizio di tutto.
Lo scienziato lombardo, il quale, assieme alla madre Laura Solera Mantegazza, aveva anche partecipato in prima persona alle Cinque giornate di Milano, era stato a lungo in Perù per motivi di studio. Nel paese Sud americano aveva osservato e sperimentato personalmente l’ampio uso che gli indigeni facevano delle foglie di coca, “la magica pianta degli Incas” , così come la chiamavano al tempo. E i risultati furono così incoraggianti che le sue analisi finirono in breve per ampliare a tutta la comunità scientifica gli studi sull’uso terapeutico della cocaina.
Le foglie iniziarono così a essere utilizzate per curare stati di debolezza e depressione. L’uso medico era principalmente limitato al trattamento delle malattie cosiddette melanconiche, o dell’esaurimento psicofisico, nonché nelle convalescenze.
Queste scoperte e relativi risultati positivi incoraggiarono, ai primi del secolo, la scoperta della Novocaina, un derivato della Coca, che venne utilizzato come anestetico locale per la chirurgia oculistica.
Ma torniamo tosto alla storia del monzese Paolo Mantegazza e del suo saggio “Sulle virtù igieniche e medicinali della coca”: da qui, molto probabilmente, inizia la storia leggendaria (e multimilionaria) della Coca Cola.
La data di pubblicazione è il 1859. Solo quattro anni dopo Mariani, il farmacista còrso, colpito dalle proprietà prodigiose, brevettò l’omonimo vino ottimo per la cura della nevrastenia, delle anemie e anche dell’impotenza finché, sette anni dopo, Pemberton, ispirandosi agli studi di Mantegazza e al tonico di Mariani, inventò la ricetta della Coca Cola: dalla Brianza agli Stati Uniti passando per la Corsica. Queste le vere radici della bevanda più famosa al mondo, che per l’esattezza si trovano a Monza in via Zucchi 21, la casa natale di Mantegazza, dove sul muro esterno è stata messa una targa ricordo nel centenario della sua morte. Inciso nel marmo non troviamo però alcun cenno a quanto appena narrato. Ma non perché non sia vero. Al contrario: le nostre fonti sono gli organizzatori del Convegno sulla storia della medicina tenutosi il 12 luglio 2019 a Monza, in Villa Reale, dove si è discusso proprio dei lavori di Mantegazza. Un ottimo modo per non disperdere la sua eredità.
Noi però crediamo che, per ricordare adeguatamente lo studioso lombardo, serva qualcosa di più: dunque, cercando un po’ in internet, abbiamo scoperto che da anni in Corsica, in onore di Angelo Mariani, producono la Corsa Cola, vero e proprio concorrente locale della nota bevanda prodotta negli Stati Uniti. In Lombardia, forse, varrebbe la pena fare qualcosa di simile, in onore di Paolo Mantegazza.
In conclusione, nulla vogliamo togliere al brevetto di Atlanta, anzi: unitamente all’idea di Alexander Samuelson (svedese di Surte emigrato negli Stati Uniti, che nel 1915 aveva disegnato e concepito la bottiglia affinché nelle sue forme sinuose alludesse in qualche modo al corpo femminile), Pemberton ha sicuramente segnato il successo che ha reso la Coca Cola la bevanda più bevuta al mondo. Ma come Hertz fu il precursore meritorio di Guglielmo Marconi per l’invenzione della Radio, così Mariani e Mantegazza furono i precursori dell’invenzione della fantastica Coca Cola di Pemberton.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Fonti : “Convegno della Storia della Medicina” del 2019, Wikipedia, Storie Dimenticate https://storiedimenticate.it/storia-coca-cola/ ,