La colazione potrebbe diventare l’elisir di lunga vita?
Concludo con questo post la serie di interventi su quella che io chiamo la “rinascita quotidiana”.
Oggi affrontiamo l’ultima parte del mio rito mattutino: la colazione, che deve ovviamente essere soddisfacente, il miglior pasto della giornata.
Effettivamente il mattino ha l’oro in bocca ed io ho sempre cercato di valorizzare al massimo la qualità del cibo della prima colazione.
Il cibo per me non è solo fonte di sostentamento, ma è piacere, ricordo atavico, ricongiungimento rituale con la natura, benessere e quindi medicina, l’unica vera medicina che io riconosco come tale.
Il cibo nasce dalla terra e la terra è l’elemento archetipico da cui deve derivare l’energia del mio cibo: più è lontano dalla terra, più è raffinato, sofisticato, industrializzato, meno mi interessa.
Ma anche la terra stessa deve essere realmente fertile, magica, me la immagino ricca di batteri e di sostanze primordiali, scura, arcaica, piena di energia solare.
Cibo come medicina
Attenzione: non confondiamo la mia posizione con la fobia che molti salutisti hanno per la chimica perché tutto è chimica, siamo immersi nelle molecole e negli atomi…
Però ciò che il nostro corpo incontra nell’acqua, nella respirazione e nel nutrimento è sempre più distante da quello per cui è stato plasmato in milioni d’anni di evoluzione simbiotica.
Il nostro ecosistema è fatto di piante, animali, batteri e minerali, strutturato in modo opportuno, una matrice di relazioni stabile, ove ogni alterazione implica uno squilibrio che è potenzialmente dannoso.
L’uomo occidentale ha perso questo senso di equilibrio, questa connessione con il suo ambiente nativo e compensa le inevitabili patologie ricorrendo a integratori alimentari, processi di sanificazione, medicine, terapie chirurgiche.
Qualcuno mi dirà che rispetto allo stato di natura ora viviamo meglio e molto più a lungo.
In parte è vero, ma osservo che, in ogni caso, difficilmente un occidentale longevo è autosufficiente, consapevole, capace di godere di tutti i giorni che lo separano dall’ineluttabile morte.
Sono convinto che se riconosciamo nel cibo gli elementi che portano ad una quotidiana rinascita e purificazione, se si evitano gli eccessi ricorrendo anche ad opportuni digiuni, è possibile concludere la nostra esistenza in pienezza di facoltà e consapevolezza, ben oltre la soglia dei 100 anni.
Questa è la mia scommessa.
Da questa convinzione è derivato lo stimolo per vivere al meglio ogni momento di questi ultimi 10 anni di scoperte e fruttuosa trasformazione, non solo dimagrimento.
Ovviamente non mi limito a valorizzare l’energia del mattino, la mia sperimentazione è continua e la componente nutrizionale ne è la parte più importante.
L’importanza del cibo
Poiché siamo in buona parte ciò che mangiamo concentro la mia attenzione su cosa, su quando e su quanto mangio.
Evito di mangiare appena svegliato, il mio stomaco è abituato ad attendere almeno un’ora e mezza dal mio risveglio, perciò ha imparato a non importunarmi.
Dopo l’idratazione, ripetuta anche a più riprese durante la ginnastica, inizio sempre la colazione con una spremuta di agrumi, ultimamente con prevalenza di pompelmi quando disponibili.
Dagli agrumi e dalla frutta in generale cerco di ottenere una dose accettabile di vitamina C, in inverno cerco di abbondare mangiando agrumi anche durante il giorno, prima dei pasti, mai dopo.
Segue una tazza di circa 250 grammi della mia “super crema”, reinterpretazione personale della crema Budwig: una preparazione a base di kefir (bastano meno di 80 grammi), semi oleosi vari, frutta fresca e frutta secca, miscela che lascio fermentare tutta la notte a temperatura ambiente.
Quando la dottoressa Johanna Budwig inventò l’omonima crema come parte del metodo Kousmine, dimostrò che era già di per sé una colazione completa, ricca delle vitamine e zuccheri semplici della frutta, oltre che dei carboidrati derivati dai cereali integrali crudi.
Tutt’oggi moltissimi dietologi la suggeriscono anche in ambito terapeutico; per chi fosse curioso, un esempio di preparazione si trova su youtube.
La mia pozione magica
Ritengo che la mia versione sia nettamente migliore perché:
- utilizza kefir al posto dello yogurt;
- il preparato è pronto solo dopo otto ore di fermentazione a temperatura ambiente;
- non contiene limone ma eventualmente la sua buccia per non ridurre la forza della fermentazione dei miei amici batteri;
- non sbuccio ma sminuzzo la frutta per non perdere le preziose proprietà della buccia;
- macino solo i semi che lo richiedono per favorirne l’assimilazione (es. lino);
- evito di lavare troppo la frutta ed i semi perché è importante che i batteri naturalmente presenti si confrontino con i microrganismi del kefir, che se è ben fermentato ha sempre il sopravvento anche nei confronti di batteri della frutta già un po’ “passata”.
Nessuno ci vieta di usare spezie, basta fare attenzione che non siano antisettiche. Ad esempio vanno benissimo la curcuma, il cacao, l’orzo, il cumino.
Consiglio anche di provare la farina di castagne che aggiunge una nota amaro-dolce.
Non vanno per niente bene la cannella e lo zenzero. Anche il limone tende a bloccare la fermentazione.
Altre spezie sono da sperimentare, devo ancora provarle.
Le verdure si possono utilizzare? Certo, perché no? Magari prossimamente farò dei test.
È evidente che la mia “pozione magica” cambia ogni giorno a seconda dei tipi di frutta o semi che mi capitano a portata di mano.
Preferisco la frutta fresca di stagione, possibilmente BIO per ovvie ragioni. Visto che ora siamo in autunno, i cachi sono forse il frutto che meglio di altri fermenta e dà un sapore delizioso al preparato.
Sono convinto che quando avrete provato la crema, quando avrete iniziato a apprezzare il potere fermentativo dei batteri del kefir, non acquisterete più yogurt.
Concludendo
E qui concludo con alcune considerazioni nutrizionali.
Ad esempio, sapete che la macedonia non è un buon piatto?
I frutti che la compongono sono nutrizionalmente distanti tra loro, costringono il nostro stomaco ad un lavoro inutile, con conseguente cattiva digestione.
Molto meglio mangiare gli stessi frutti separatamente, in momenti differenti della giornata.
Invece la mia crema, proprio perché fermentata, ha di fatto predigerito la frutta ed i semi che la compongono.
Tutti i componenti anti nutrizionali, compresi i fitati, sono così rimossi ed i micronutrienti, vitamine, olii ed enzimi vari, divengono biodisponibili per il nostro apparato digerente.
Per non parlare poi della componente probiotica che otteniamo, di gran lunga superiore a quella di qualsiasi yogurt.
Per questo motivo questa ricetta è una interessante opportunità, sia dal punto di vista nutrizionale, sia da quello salutistico.
Avere il microbiota in buone condizioni è il viatico principale per una vita longeva.
In ogni caso assumo comunque integratori di vitamina D e B12 come da indicazioni del medico.
Queste integrazioni sono necessarie dato che la mia dieta è vegetariana, quasi vegana.
A proposito di integrazione, un tempo assumevo anche la vitamina K2, vitamina necessaria per sfruttare al meglio la vitamina D. In seguito ho appreso che la componente probiotica del Kefir era sicuramente in grado di ricavare tale vitamina direttamente dal cibo.
Quindi la colazione può diventare l’elisir di lunga vita?
Sì, sicuramente: entro certi limiti la colazione è il mio elisir di lunga vita.
È possibile ridurre la nostra dipendenza dai farmaci?
Sì, consultando prima il proprio medico, è possibile ridurre sostanzialmente il ricorso ai farmaci ad un periodo breve della nostra vita. Sono anni che non mi ammalo più e sono convinto che moltissime persone possano raggiungere questo stesso risultato.
Per chi volesse avere maggiori informazioni sul kefir può fare riferimento ai miei articoli precedenti, ad esempio: alla scoperta del kefir.
HGD