C’era vita su Marte? Ebbene sì. I ricercatori dell’Università dell’Arizona hanno risposto in maniera affermativa per quel che riguarda taluni microbi, gli extraterrestri per eccellenza. Quando si parla di alieni che popolano l’Universo si pensa soprattutto ai marziani, rappresentati da cinema e letteratura come esseri pronti a dominare il nostro pianeta. Gli appassionati di questo genere rimarrebbero forse delusi nello scoprire che in realtà i primi abitanti di Marte erano dei “semplici” microbi.
In un passato remoto c’era vita sul pianeta rosso, oramai è praticamente assodato. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy”, l’abitabilità di questo oggetto celeste non può essere messa in discussione anche se la ricostruzione degli antichi panorami marziani non è quella immaginata da molti. Ecco come ci sarebbe apparso Marte tantissimi anni fa:
I microbi che popolarono Marte
I microbi che popolavano questa parte dell’Universo non sarebbero stati altro che i Metanogeni, unici microrganismi in grado di sopportare condizioni estreme. Attualmente il pianeta è secco e le sue temperature risultano piuttosto rigide, anche se 4 miliardi di anni fa doveva essere molto più ospitale. La pubblicazione scientifica a cui si è fatto riferimento è stata curata da alcuni docenti del dipartimento di ecologia e biologia evolutiva dell’Università dell’Arizona. In base a quanto riferito da questi esperti, l’atmosfera marziana primordiale era probabilmente più densa rispetto a quella attuale, con un clima temperato in grado di rendere possibile il fluire dell’acqua. Ecco perché i microbi non avrebbero trovato grosse difficoltà nell’adattarsi.
Lo studio ha approfondito, in particolare, il sottosuolo di Marte. I metanogeni hanno questo nome così particolare perché si guadagnano da vivere andando a convertire l’energia chimica e rilasciando metano come prodotto di scarto. Ancora oggi i microbi in questione sono tenaci come non mai in habitat impensabili, come ad esempio le prese d’aria idrotermali posizionate nei fondali oceanici. È in queste condizioni, con una pressione impressionante da fronteggiare, oscurità totale e temperature vicine allo zero, che i microbi si trovano più che bene. Gli autori della pubblicazione hanno persino azzardato una simulazione.
La scorta energetica per i microbi di Marte
In poche parole è stato ricreato l’ecosistema di Marte delle origini sfruttando una serie di modelli avanguardistici della crosta del pianeta, oltre che dell’atmosfera e del clima. Allo stesso tempo, si è deciso di coinvolgere una comunità di microbi simili a quelli appena descritti, cioè capaci di metabolizzare anidride carbonica e idrogeno. Sulla Terra l’idrogeno è legato nella maggior parte dei casi all’acqua e, difficilmente, può essere individuato da solo. Su Marte, invece, avrebbe potuto fornire una scorta energetica sufficiente per i metanogeni.
L’ipotesi dello studio è presto detta: 4 miliardi di anni fa Marte era più freddo della Terra, ma con temperature comunque più elevate rispetto a quelle attuali. In pratica, si era al di sopra del punto di congelamento dell’acqua: il primissimo Marte, dunque, sarebbe stato quasi completamente roccioso, con una crosta piena zeppa di pori e con laghi e fiumi a profusione, magari anche qualche mare oppure oceano.
I modelli sono stati molto utili per rispondere se non altro in maniera affermativa a una delle domande principali che riguardano il pianeta rosso: “C’è mai stata vita su questa superficie?” Questo “sì” è incoraggiante, ma, senza dubbio, serviranno nuovi studi per suffragare definitivamente le conclusioni a cui è giunta l’Università dell’Arizona.
Intanto lo scorso settembre 2022 il “perseverante” rover Perseverance della Nasa ha trovato sulla superficie di Marte rocce che contengono molecole organiche e che, secondo gli esperti dell’Agenzia spaziale americana, potrebbero essere “una possibile firma della vita”, cioè riconducibili “a una sostanza o a una struttura che potrebbe testimoniare l’esistenza di una vita passata sul Pianeta Rosso, ma che potrebbero anche essere state prodotte senza che ci fosse vita”.
L’annuncio, ancora timido e da ponderare, è stato dato nel corso di una conferenza stampa online in cui la Nasa ha presentato i primi risultati di un anno e mezzo di attività del veicolo, atterrato sul cratere Jezero nel febbraio 2021. Il rover Perseverance è impegnato nella missione Mars 2020, volta a raccogliere campioni di roccia e altri materiali dalla superficie del Pianeta Rosso.
A questo link il sito della Nasa dedicato alla missione, cominciata con il lancio del veicolo nel luglio 2020:
https://mars.nasa.gov/mars2020/
Considerazioni finali
Oramai è abbastanza certo che su Marte ci sia stata vita organica, e forse qualche traccia è rimasta, anche se manca la prova schiacciante definitiva: è solo questione di tempo. Non si riesce ancora a trovare traccia dell’asteroide da 10 km che distrusse quasi tutta la vita sulla Terra, per quanto la zona sia stata ben circoscritta, figuriamoci esplorare un intero pianeta alla ricerca di tracce di microbi, di acqua, di ossigeno. Gli indizi incrociati oramai volgono a conclusioni di “ragionevole certezza” che lasciano poco spazio a dubbi, ma noi aspettiamo, pazienti trepidanti.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Fonti: Nature Astronomy, articolo “Geological diversity and microbiological potential of lakes on Mars” https://www.nature.com/articles/s41550-022-01743-7
https://www.rainews.it/
Libero Tecnologia, articolo “C’era vita su Marte: hanno rintracciato i primi esseri viventi”