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CLIMAGEDDON

Non c’è neve, praticamente sembra estate: temperature fuori da qualsiasi mio ricordo da quarant’anni a oggi (Nella foto le Tofane al 20 febbraio 2023). A oltre millecinquecento metri la temperatura si aggira ben oltre i dieci gradi, il sole è così impertinente da costringerti a restare in maglietta a maniche corte.

Piste da sci innevate grazie ai miracoli della tecnologia di innevamento artificiale, ma l’acqua manca e tutto diventa ogni giorno più difficile. Una situazione che preoccupa albergatori e gestori degli impianti e che trasforma in un incubo una stagione che sembrava essere partita nel migliore dei modi, con tanta neve e il giusto freddo.

Poi l’apocalisse anticiclonica ha sferrato il suo attacco e tutte le speranze si sono ridotte al lumicino tranne una, quella che vede una scodata dell’inverno prevista per l’ultima settimana di febbraio che, però, non basterà di sicuro a far recuperare le necessarie riserve idriche.

E pensare che nel “periodo Covid” durante il quale mi sono trovato a dover necessariamente a venire qui, nella zona di Cortina, la neve era caduta più che abbondante e tutto, tutto esplodeva di un bianco quasi angosciante e intorno c’era un mondo fatto di ovattato silenzio e serrande chiuse. A ripensarci oggi mi sembra quasi sia stata una fredda vendetta della natura.

Articoli scientifici, modelli, ricostruzioni, analisi delle cause e degli effetti, osservazioni sul campo sono arrivati alla conclusione che le attività umane hanno modificato l’atmosfera.

Tanto che l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’organismo dell’Onu che è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, afferma che l’impronta umana è “inequivocabile”.

Nel corso dei miliardi di anni di vita della Terra il clima è cambiato moltissime volte, ma mai così velocemente come in questi ultimi due secoli.

A questo tragico scenario si contrappone, fortunatamente, il WWF che riportando le parole di un recentissimo rapporto dell’Ipcc, fa sapere che esistono soluzioni facilmente disponibili in tutti i settori per dimezzare le emissioni entro il 2030 a livello mondiale, limitando il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi.

Inoltre una futura economia a basse emissioni di carbonio “potrà creare più posti di lavoro in generale”, con le tecnologie che sono migliorate significativamente e i costi di soluzioni come il solare, l’eolico e gli accumulatori diminuiti oltre l’ottantacinque percento.

Insomma, abbiamo a disposizione tutti gli strumenti per affrontare la crisi climatica, ma devono essere impiegati più rapidamente e su più larga scala per ridurre la gravità degli impatti del cambiamento climatico.

Ettore Collini