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Intervista a Gabriella Genisi, creatrice di Lotita Lobosco

Gabriella Genisi, barese, scrittrice di spicco nella letteratura contemporanea noir al femminile, è la creatrice di Lolita Lobosco. È una donna dalla vitalità tipica di chi ama la vita e fa ciò che le piace fare: scrivere e stare tra la gente, senza distanze né piedistalli. Una donna concreta e affabile. E ho avuto il privilegio di presentare il suo ultimo romanzo, “L’angelo di Castelforte” (Rizzoli), a Civitavecchia, nel contesto della rassegna letteraria “Libri con le stelle” realizzata dall’Associazione Culturale Book Faces. La protagonista, Chicca Lopez, è un esuberante e anticonformista maresciallo dei Carabinieri in servizio nel Salento: per temperamento e modo d’essere si fa spazio nell’immaginario dei lettori e preannuncia loro un nuovo ciclo.

Di seguito, un po’ della nostra conversazione civitavecchiese.

Ernesto – Chi non conosce Lolita Lobosco? Gabriella, è giusto che il personaggio diventi più popolare di chi lo ha creato? Sei tu, l’autrice, ad averlo permesso o Lolita ti è sfuggita di mano?

Gabriella – Dopo aver visto una puntata del Commissario Montalbano, era il 2008, non smettevo di pensare ai tanti protagonisti maschili in divisa sulla scena del delitto e alla rarità di quelli femminili; eppure le Forze dell’Ordine contavano da anni donne in organico. “Perché nessuno parla di loro?”, continuavo a chiedermi. Ho sentito l’esigenza di dare una nuova voce alle storie, far guardare le cose dal punto di vista della donna tutrice della legge, con la sua sensualità, con la sua forza e anche con le sue debolezze. Così, la prima apparizione di Lolita è stata con “La circonferenza delle arance”, il primo libro, letto da Luisa Ranieri conosciuta per amicizie comuni. Dopo un po’ ho ricevuto la telefonata del marito Luca Zingaretti, interessato per un’eventuale trasposizione televisiva. Da quel momento, è nato un progetto ed è stato tutto un fiume in piena: con la fiction, la popolarità di Lolita Lobosco è stata straripante.

E. – Caspita, bella fortuna!

G. – Ernesto, nella vita la fortuna è importante, ma bisogna farsi trovare pronti a coglierla. E poi, ci vogliono persone generose e lungimiranti capaci di sostenere i progetti altrui. E a me è successo.

E.Dieci libri per il ciclo di Lolita Lobosco, Vicequestore della Polizia di Stato, contro i tre di Chicca Lopez, Maresciallo dei Carabinieri: consideri ultimato il filone di Lolita (amata oltre che dai lettori da milioni di telespettatori che l’hanno conosciuta e apprezzata anche grazie alla splendida Luisa Ranieri, sua interprete nella fiction televisiva) e ti concentrerai sul turbolento maresciallo?

G. – In verità Lolita ha ancora qualcosa da dire… Certo non seguiranno altri dieci libri, ma un altro, forse due, credo di sì. Adesso mi preme molto il personaggio di Chicca Lopez, molto particolare e liquido, per usare un termine in voga oggi.

E.La carabiniera Chicca Lopez avrà un ruolo da gregaria nella “scuderia Genisi” o accenderà rivalità interne in termini di preferenze e share?

G. – No, sono sicura che Chicca avrà un bello spazio. Sarà per la sua caratterizzazione e per l’ambientazione salentina. E sarà anche per i personaggi che la affiancano nelle storie e nei casi che affronta.

E. Cosa cambia tra “scrivere una storia” e “scrivere una storia per la televisione”?

G. – La figura dello sceneggiatore. Nel senso che io scrivo il romanzo concentrandomi sulla storia, pensando marginalmente alla televisione; lo sceneggiatore legge il romanzo pensando soprattutto a riportarlo in tv, a rendere la storia ancora più intricante per creare una sorta di “dipendenza” da parte del pubblico. Se serve lui ha licenza di cambiare qualcosa, pur di portare i personaggi agli spettatori messi comodi sul divano. Io ho imparato ad affidarmi completamente allo sceneggiatore perché, se io sono brava ad arrivare ai lettori, lui (o lei) è bravo ad arrivare agli spettatori: sono due ruoli molto diversi e solo con un grande rispetto reciproco si possono ottenere i risultati sperati.

E.È ormai noto che sono stati acquistati i diritti per una serie televisiva che vede protagonista la giovane e anti convenzionale Chicca Lopez. Una delle sottotrame de “L’angelo di Castelforte” riguarda il rapporto complesso con suo padre, che l’ha abbandonata praticamente alla nascita. Anche Lolita ha sofferto, e risolto non facilmente, un rapporto conflittuale con il defunto padre contrabbandiere. Il tema ricorrente del complesso rapporto padre/figlia nei tuoi noir è solo una coincidenza o…?

G. – Ecco, vedi? Il padre di Lolita nei miei romanzi era un carabiniere: farlo contrabbandiere è stata una trovata della sceneggiatura. E mio padre… Vuoi farmi emozionare al ricordo di mio padre, vero? Con lui avevo un bellissimo rapporto, purtroppo è mancato prematuramente: portare un papà nei miei romanzi mi fa sentire ancora la sua carezza proprio perché posso tenerlo vicino come riferimento e, partendo da lui, modellare la diversità del personaggio.

E.Ti diverti – e ci diverti – a usare i tuoi personaggi per spaziare tra quartieri, borghi, spiagge, tradizioni, prelibatezze culinarie, modi di dire e aneddoti curiosi. Prima l’hai fatto con Lolita, nella tua Bari; adesso con Chicca Lopez, libera a bordo della sua moto, nel Salento. Sapere di essere ormai “ambasciatrice” del territorio ti spinge a cercare sempre nuove ambientazioni e curiosità, trattandole come fossero personaggi che influenzeranno – positivamente – il tessuto narrativo? Se sì, come sviluppi le tue ricerche?

G. – Io amo la mia terra. Mi possiede completamente e sono sempre alla continua ricerca di spunti e curiosità da offrire ai lettori (e, di riflesso, agli spettatori). Mi piace recarmi sul posto in cui ambiento una storia; se proprio non posso, mi rivolgo ad amicizie in loco e a loro faccio le domande più disparate. 

E.Ti ispiri a persone reali per tratteggiare i personaggi dei tuoi libri? E di questo ultimo libro, sono tuoi conoscenti o persone note?

G. – Né più né meno come faresti tu, Ernesto. Tratti non profondi, non entro nelle personalità, quelle mi piace plasmarle: la fantasia è l’unica cosa che non mi manca, perciò, Lolita e Chicca sono personaggi che prendono poco dal mio carattere. Almeno credo, dovresti chiederlo a chi mi conosce bene…

E.Belle e curiose le considerazioni che non risparmi verso gli scrittori ospiti della residenza e l’editoria più in generale: sarà un messaggio rivolto a colleghi e colleghe? O uno sfogo davanti allo specchio?

G. – Nessun messaggio e nessuno sfogo. Amo essere ironica (quando posso) e mi diverte giocare anche sui miei difetti. La scrittura mi diverte e mi assorbe, ma non la uso – e mai la userò – per attaccare qualcuno. Se ho da dire qualcosa la dico senza nascondermi dietro una penna.

E. Infine, Gabriella, posso strapparti due confidenze?

G. – Ormai siamo amici. Spara…

E. La prima: il maresciallo Chicca Lopez incontrerà un giorno il vicequestore Lolita Lobosco?

G. – Un crossover? Forse sì. Ma vorrei scriverlo come qualcosa di nuovo. Se non mi convincerà, nessun incontro. Ma poi subentrerà la sceneggiatura e allora, chissà… 

E. La seconda: tra i tuoi libri abbiamo scoperto tante prelibatezze della cucina pugliese. Qual è il tuo piatto preferito e il segreto per renderlo indimenticabile?

G. – Non ho esitazioni: il panzerotto pugliese, il classico. Il segreto per renderlo speciale? Mangiare il più grande possibile!

Ernesto Berretti