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Disabile a chi? Storia di un piccolo grande eroe

Gabriele ha 14 anni ed è nato già speciale, con un percorso travagliato, come ricorda Alessandra, la sua mamma, causato da alcuni problemi di salute. Non mangiava, non dormiva “e noi eravamo focalizzati sul fatto che crescesse normalmente”. “A un certo punto, però, ci siamo accorti che il suo sguardo si muoveva dappertutto, senza posarsi mai su noi genitori. Gabriele non parlava, non cercava mamma e papà”.

L’ambiente intorno, inconsciamente, sottovaluta il problema. Ma una mamma “sente” anche quando non vede. Quasi schiacciata da un mondo che non vuole ascoltarla, con la sola eccezione di Marco, a due anni porta Gabriele da una logopedista. Ogni tanto ci vuole anche una botta di fortuna, nella vita, e Alessandra viene indirizzata subito da una neuropsichiatra. Gabriele ha più o meno due anni.

Lui è curioso del mondo ma con tempi e metodiche a noi sconosciute. Difficile farlo stare fermo: quando qualcosa lo disturba, corre, e francamente vorrei anch’io aver la possibilità, quando qualcosa mi crea disagio e mi fa star male, quando il rumore e il vocio della gente si fa assordante, di avere il coraggio di fare una corsa liberatoria per salvare la mente. Mica scappare, ma dare sfogo al mio Io interiore senza ogni volta reprimerlo per convenzione, più che convinzione. Che è ben diverso.

A due anni per Gabriele, mamma e papà comincia un percorso costellato di domande inespresse, fatica, difficoltà ma anche progressi. Qualche sorriso e parecchi pianti.

Grazie alla terapia Aba, acronimo di Applied Behaviour Analysis-Analisi Applicata del comportamento, Gabriele stupisce tutti (tranne se stesso, perché dentro lui sa già tutto) e comincia la sua relazione con genitori e  famiglia, con gli specialisti che lo seguono, “imparando” a comportarsi e a stare tra la gente.

“Imparare a comportarsi” a me sembra quasi un’offesa. Dov’è scritto che quelli “giusti” siamo noi? Perché le nostre convinzioni – e convenzioni –  dettano le regole per cui Gabriele sembra inevitabilmente fuori dagli schemi? E se imprigionati in un mondo assurdo di preconcetti fossimo proprio noi? 

Anzi, per una volta nella vita facciamo gli onesti: quelli strani siamo noi, che soffochiamo sogni e aspirazioni, che sottostiamo a regole che spesso ci stanno strette, sempre nel rispetto dell’altro, perché lo impone la società.

La stessa che accetta con estrema malavoglia la diversità, come se il mondo fosse in qualche modo progredito, ma l’accettazione dell’altro per quello che è, semplicemente nella sua bellezza interiore, si sia fermata all’oscurantismo medievale.

Ecco che allora si è dovuti arrivare a una Carta dei Diritti delle persone affette da autismo, adottata dal Parlamento Europeo nel maggio 1996, per mettere un po’ d’ordine. Ma questo a Gabriele non interessa proprio.

A volte penso che sia lui a guardare noi nelle nostre gabbie, e non viceversa. Anzi, sono certa sia così.

Perché lui ha stupito tutti, specialisti compresi, dimostrando di saper leggere e scrivere. Scansiona testi brevi o lunghi in assoluta velocità. Quando tu sei alla prima pagina, lui ha già finito. Finché tu leggi, il suo incredibile cervello si accende in modalità scanner on, e ti lascia al palo.

Bastava trovare la chiave. Alessandra e Marco l’hanno trovata: “Se ti rendi conto che la felicità di tuo figlio è il bene più prezioso che hai, devi dargli la strada giusta. Lui è il centro. Intorno, in concordanza, girano gli altri: specialisti, genitori, famiglia, amici, insegnanti”.

Gabriele è un ragazzino fortunato perché nessuno ha mai pensato di negare o nascondere la sua unicità. È attorniato, protetto e supportato dai suoi Avengers, ed è proprio grazie alla loro eroica tenacia che questo meraviglioso ragazzino ha trovato il suo personalissimo modo di comunicare col mondo: “Ogni giorno è una sorpresa – dice Alessandra – i bambini autistici hanno tutto dentro, ma non sanno come dirtelo. Gabriele è un miracolo. Abbiamo scoperto che sapeva già leggere, giorno dopo giorno abbiamo imparato a seguirlo, perché lui conosceva già tutto, anche l’ironia”.

Intorno a Gabriele è nata l’Associazione Famiglie e Abilità, la cui mission è “dimostrare che le persone con disabilità possono contribuire a rendere la vita migliore. Preziosi donatori di futuro!”. Se volete seguire le imprese di Gabriele e dei suoi eroi, fate un giro per la loro pagina Facebook. Gabriele vi accoglierà e vi porterà a incontrare un mondo meraviglioso, fatto d’amore e di una specialissima bicicletta, inventata dal suo papà per vivere insieme la libertà.

Si chiama Ol3.

Ol3 le barriere, Ol3 l’ignoranza, Ol3 l’orizzonte, Ol3 l’amore più puro che c’è: quello di un padre per il proprio figlio.

cricol