Rieducarci all’ascolto e all’empatia

Ho incentrato il mio percorso di studi sulle lingue. Ho avuto modo di venire a contatto con culture e persone che non avrei mai pensato di incontrare nella mia vita. Più studiavo, più desideravo conoscere più approfonditamente tutto ciò che non era appartenente alla mia cultura. Quello che più comunemente (e un po’ tristemente, a parer mio) chiamiamo “diverso”.

Imparare una lingua straniera ti porta già di per sè ad avere una mentalità molto più aperta, non solo dal punto di vista culturale, ma anche da quello umano. 

Quando ti trovi a dover leggere, ascoltare, tradurre, interpretare una lingua, il tuo cuore e la tua anima devono essere pronti a percepire ogni sfumatura. Si deve essere empatici all’ennesima potenza per poter cogliere non solo le parole, ma anche gli atteggiamenti, i sapori, i colori, i profumi. Tutti i sensi devono essere attivi. Cuore compreso. 

“La musica ci insegna la cosa più importante: ascoltare e ascoltarci”
Ezio Bosso

Questa capacità di ascoltare al giorno d’oggi sta venendo sempre meno. In una società che tende verso un’autonomia dell’individuo sempre più maggiore, non c’è spazio per molte interpretazioni. La disponibilità all’ascolto, alla solidarietà, all’empatia viene messa da parte per lasciar spazio alla competitività, all’egoismo e all’individualismo portando con sé chiusura ed isolamento. 

Di conseguenza, se in una dinamica comunicativa tra due interlocutori tutti i sensi dovrebbero essere ricettivi nel percepire quanto viene trasmesso, in questo contesto vediamo innalzarsi barriere (che non sono solo linguistiche) volte all’affermazione dell’individuo piuttosto che alla cooperazione e all’attenzione verso gli altri. 

A volte queste barriere sono anche fisiche o più semplicemente elementi di disturbo. La TV, lo smartphone, il computer, ecc. distraggono inevitabilmente l’attenzione da quanto l’interlocutore sta comunicando, rischiando malintesi causa di una comunicazione inefficace. Si pensi a quei rari momenti in cui la famiglia è riunita. Principalmente questo accade durante il pasto, in cui, nella maggioranza dei casi, la regina televisione sovrintende la tavola. 

Può capitare invece, che causa di incomprensioni siano gli stessi pensieri che in quel preciso momento passano nella testa del mittente e del destinatario. Eh sì, perché il tempo è troppo poco e le cose da fare sono moltissime e non possiamo nemmeno permetterci un attimo di sana conversazione che nella nostra testa iniziano pensieri come:”Devo andare in lavanderia! Ah, manca il detersivo. E devo portare a scuola della grande il foglio per la gita. Ho pagato la bolletta?“. 

Sempre per poco tempo, a volte per stanchezza, al posto di una telefonata, vengono inviati messaggi scritti se non addirittura solo emoticon. Quindi i livelli di comunicazione rasentano lo zero. 

E cosi gli ideali di cooperazione, comunità e anche di famiglia a volte iniziano a crollare come castelli di carta. L’IO prende il sopravvento sul NOI

Dobbiamo rieducare i nostri cuori al rispetto degli altri, all’ascolto, all’empatia. Bisogna rieducare la nostra intelligenza emotiva affinché l’autocontrollo e la compassione ritornino a far parte delle nostre vite. 

Il percorso non è facile, ma credo che con un po’ di pratica si possa trovare un benessere nell’anima e nel cuore. Quel benessere che ti fa capire di essere nella strada giusta. 

UNA CURIOSITÀ: questo è il carattere cinese mandarino di ascoltare. Composto dai caratteri di “orecchio”, “tu”, “occhio”, “uno” e “cuore”.

Buona riflessione!

Michelle Manias