Nell’antica Grecia i cristalli venivano investiti di un potere curativo e rituale. Ad esempio sappiamo che il diaspro veniva impiegato per la protezione di campi dalla siccità e soprattutto per proteggerli dagli incendi. L’agata veniva impiegata per curare la puntura degli scorpioni – si strofinava sulla parte colpita – Se tenuta in mano si acquisivano poteri traumaturgici, oltre a far aumentare il potere di seduzione e migliorare la capacità comunicativa. L’opale curava i disturbi degli occhi e associato alla lepidolite, permetteva di scoprire “il bene e il male” che ci riserva il futuro. La lepidolite veniva impiegata anche per curare le malattie nervose. Per migliorare la vista si usava lo smeraldo e per curare le ferite veniva impiegato il corallo. Le pozioni di zaffiro alleviavano il dolore dovuto alle ulcere intestinali. Se si mescolava l’ematite al latte materno si otteneva un preparato che calmava le infiammazioni venose e ridava sollievo agli occhi congestionati. Per le partoriente veniva impiegata l’aeite. Infine la ofite o serpentino, portato come amuleto, curava i morsi di serpente ed era efficace per alleviare il mal di testa.
Le pietre avevano anche valore simbolico e cerimoniale. Ad esempio, gli Arconti di Atene, dovevano salire su una pietra per prestare giuramento. E a Delfi, nel tempio di Apollo, si trovava “l’omphalos“, una pietra di forma ovoidale considerata l’ombelico del mondo, il centro sacro che metteva in comunicazione la terra con il cosmo.
ATLANTIDE
Secondo Platone l’origine degli impieghi delle pietre a scopo terapeutico e cerimoniale si perde nella notte dei tempi. Ancora prima del 9600 a.C. i Greci dovettero respingere un popolo guerriero, gli Atlantidei, che provenivano da un’isola che si trovava oltre le colonne di Ercole, quindi nell’Atlantico. Questo popolo apparteneva ad una civiltà molto avanzata, e impiegava enormi cristalli di quarzo, per canalizzare e utilizzare le forze cosmiche, che servivano a scopi curativi e per rifornirsi di energia. Secondo Platone fu la superbia dei suoi abitanti che distrusse Atlantide e l’isola sprofondò in fondo al mare. Rimase però qualcosa del suo sapere, una testimonianza sull’uso dei cristalli che il popolo greco fece propria.
Plutarco ci spiega come le profonde conoscenze scientifiche, raggiunte dalla leggendaria civiltà di Atlantide permettessero di usare i cristalli quale mezzo di comunicazione per stare in contatto con gli antenati, e con altre entità appartenenti ad altri spazi e ad altri tempi.
Le pietre venivano impiegate anche con finalità terapeutiche, per curare il corpo e l’anima. Tuttavia, verso la fine della loro civiltà, i “sacerdoti neri” di Atlantide utilizzarono i cristalli per scopi ipnotici, in modo da controllare la popolazione, e li adoperarono anche per diffondere pestilenze e malattie, oltre che per seminare terrore. Fu questo malvagio uso dei cristalli, conclude Plutarco, a provocare la decadenza e la caduta della civiltà Atlantidea e la sua distruzione.
ROMA E LE PIETRE
Nel XXXVII libro della storia naturale di Plinio il Vecchio, si trova la più ricca fonte di informazioni sui rapporti dei romani con le pietre. Il volume è interamente dedicato a riassumere tutto il sapere dell’epoca sui minerali (sapere ereditato dagli Egizi e dai Greci) e anche a spiegarne i diversi usi, magici e curativi che la civiltà latina fece dei cristalli. Plinio il vecchio era certo che i cristalli fossero un dono della Madre Terra, una madre giusta perché sebbene nelle sue viscere abitassero il demonio e gli spiriti maligni, dal suo seno erano nate le gemme che gli esseri umani potevano usare per proteggersi proprio dalle forze del male.
Plinio, quindi, cita un poema attribuito ad Orfeo, l’aedo greco che con i suoi canti ammansì Caronte e Cerbero :
– La Terra nera il male nella sua nera oscurità interiore, ma regala anche un rimedio per ogni male. Dalla terra provengono tutti i tipi di pietra da cui possiamo ricavare rimedi prodigiosi. Tutte le proprietà che le radici posseggono le possiamo trovare anche nelle pietre. La forza delle radici è immensa, ma quella delle gemme è ancora maggiore, poiché la Terra le crea integre ed esse non invecchiano mai.-
Grazie a Plinio, sappiamo per esempio che i Romani si sentivano fortemente attratti dalla trasparenza spirituale del quarzo ialino, ma allo stesso tempo erano capaci di approfittare della proprietà di questo cristallo come cattivo conduttore del calore per costruire grandi recipienti in cui mantenere fresca l’acqua. Anche l’imperatore Nerone ebbe una speciale predilezione per il quarzo e fece intagliare numerose tavole di cristallo di rocca con incise scene dell’Iliade.
Maura Luperto