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Intervista con l’autore: Gianfranco Sorge

  1. Elisa: Benvenuto, raccontaci un po’ di te, come nasce l’amore per i libri e la scrittura?

Risposta: La passione per la narrativa è nata al termine del percorso di formazione psicoanalitica quando per l’appunto stavo facendo analisi personale. Durante una seduta affiorò vivido un ricordo: avrò avuto tredici o quattordici anni e durante la visione di un film sperimentai un’emozione intensa nel momento in cui un aspirante scrittore apriva la cassetta delle lettere trovandovi dentro la proposta di pubblicazione del suo primo romanzo da parte di un noto editore. Provai la stessa trepidazione ed eccitazione del protagonista della pellicola, quasi stessi vivendo io quell’evento. Il bisogno di scrivere che avevo dentro si era manifestato in quel modo per poi essere rimosso. E a distanza di oltre venti anni, grazie a quel ricordo era divenuto perfettamente cosciente in maniera irruente e fulminea. Alcuni giorni dopo, entrando in libreria venni catturato dalla copertina di un romanzo: L’identità di Milan Kundera, un autore di cui non avevo letto alcuna opera. Dopo averlo letteralmente divorato, iniziai a scrivere di getto il mio primo romanzo completandone la prima stesura in poco più di un mese. Da quel momento e per quattro anni scrissi tantissimo, racconti e una decina di romanzi spinto dal desiderio di trasferire nell’area del rappresentabile aspetti profondi del Sé. Per tre di questi riuscii a ottenere tre contratti di rappresentanza con altrettante agenzie letterarie che non portarono però alla pubblicazione sperata, motivo per cui misi da parte la scrittura per oltre dieci anni. Nel 2013 inspiegabilmente è riemersa l’impellenza di scrivere che continua a tutt’oggi. Ho ripreso tutti i romanzi del passato sottoponendoli a un’attenta revisione e ne ho scritti di nuovi.

  • Elisa: Qual è stata la tua fonte di ispirazione per Se avessi avuto gli occhi neri?

Risposta: Se avessi avuto gli occhi neri ha preso le mosse da alcune coincidenze fortuite collegate alla mia attività professionale. Nella primavera del 2013, nello stesso giorno, effettuai due consulenze in Pronto Soccorso: una signora ottantenne che aveva tentato il suicidio a causa dei conflitti con il marito centenario e un giovane transgender che era in transizione per modificare il sesso biologico di appartenenza. Anche lui aveva tentato il suicidio a seguito di incomprensioni con i genitori. Entrambi si soffermarono a raccontarmi alcuni dettagli intimi e sofferti della propria esistenza. Nessuno dei due ebbe bisogno di ricovero né, dopo quell’incontro, li ho mai più rivisti, eppure le loro storie, all’apparenza così distanti, avevano alcuni tratti in comune che si coagularono nella mia mente in una trama che dovevo assolutamente scrivere. In quel periodo, peraltro, stavo leggendo La fonte meravigliosa di Ayn Rand che diventò un altro elemento della trama della seconda parte del romanzo.

  • Elisa: Durante la stesura del tuo romanzo, hai immaginato un lettore tipo? Che caratteristiche ha?

Risposta: Quando scrivo, non ho mai in mente un lettore tipo. Solo dopo averne completata la stesura, mi sono reso conto che Se avessi avuto gli occhi neri sarebbe stato maggiormente apprezzato dalle donne dai diciotto anni in su, e dagli adolescenti alle prese con la definizione di se stessi.

In realtà è rivolto a tutti coloro che hanno la curiosità di esplorare gli aspetti profondi che dominano la nostra esistenza e sono sensibili alle problematiche collegate alla diversità e al cambiamento. A quei lettori che siano interessati ai temi che spaziano dalla condizione femminile, alle trasformazioni della famiglia, al disagio psicologico, alle relazioni interpersonali sempre più sfaccettate e complesse nella nostra società, alle problematiche identitarie di genere intese non come fenomeno sociale o di costume, ma come un modo naturale di essere e del correlato difficile percorso per accettarsi ed essere accettati.

  • Elisa: Il tuo romanzo attraverso l’uso del flashback racconta una storia antica. Come è stato questo tuffo nel passato e di quali fonti ti sei servito?

Risposta: L’uso del flashback come anche il ricorso ai sogni sono una caratteristica comune di tutti i miei romanzi, uno stratagemma per permettere ai lettori di addentrarsi nei vissuti più intimi dei protagonisti. Per quanto riguarda le fonti, innanzi tutto sono riaffiorati i ricordi di alcuni racconti paterni e dei suoi familiari di quando ero bambino inerenti gli usi e i costumi del passato. Ma, più di tutto, si è rivelata provvidenziale una gita a Troina con degli amici, di cui uno originario del posto, durante la Sagra della Vastedda cu Sammucu istituita per celebrare la tipica focaccia insaporita con i fiori del Sambuco, una prelibatezza esclusivamente locale. Infatti, non viene prodotta in nessun altro comune siciliano. Troina mi è parsa fin dal primo momento un paese pittoresco e con un glorioso passato alle spalle. È stata, infatti, la prima capitale normanna della Sicilia. Dopo quella visita, mi è entrata nell’immaginario divenendo uno di quei luoghi che s’insinuano nell’anima senza capirne le motivazioni, luoghi che servono da cassa di risonanza a emozioni antiche e ricordi rimossi, luoghi che ti permettono di entrare in contatto con il passato e con aspetti profondi di sé. L’atmosfera che si respira nel centro storico, le strade dove sono ancora rintracciabili alcuni simboli del passato come l’aquila normanna, quartieri come Scalforio, rimasti com’erano un tempo, sono davvero unici sbalzando il visitatore indietro nel tempo, sprofondandolo nel passato. Quel passato che avevo deciso di rievocare nel romanzo al punto che tutta la prima parte del romanzo ho deciso di ambientarla lì. Per approfondirne alcuni dettagli caratteristici e storici mi sono fatto raccontare tutto da quel mio amico troinese fautore della gita inclusi gli eventi vissuti dalla sua famiglia durante la Seconda guerra mondiale, che poi ho approfondito con letture specifiche.     

  • Elisa: Scegli uno scrittore, anche del passato, con cui trascorrere una giornata. Dove lo porteresti e quali domande vorresti rivolgergli?

Risposta: Questa domanda è abbastanza complessa perché tanti sono stati gli autori dei cui scritti ho subito il fascino. Quando frequentavo il liceo, amavo Pirandello, mi colpiva il suo modo originale di accostarsi alla follia svelandone alcuni dettagli nascosti. Successivamente sono stato catturato dagli irresistibili testi raffinati e colti di Robert Musil a cui ho voluto porgere un omaggio dedicandogli un romanzo: Perturbanti congiungimenti, che rievoca nel titolo Congiungimenti, una sua opera giovanile e alla cui protagonista ho dato il nome di Musilia. Anche la lettura di Follia, di Patrick McGrath, ha avuto delle ricadute sulla mia attività di scrittura, ma l’autore che, più di tutti, mi ha influenzato è, come accennavo prima, Milan Kundera. Di lui apprezzo la capacità di fondere con estrema originalità in un tutt’uno filosofia, letteratura, politica, erotismo, ironia, psicologia e tanto altro ancora. Se dovessi trascorrere del tempo con lui, lo inviterei senza alcuna esitazione alla Kavárnia Slavia, il più antico e celebre Caffè storico di Praga, punto di ritrovo degli intellettuali fin dagli inizi del Novecento e molto amato da Kafka, il cui interno evoca ancora le magiche atmosfere di allora grazie alla struttura architettonica e agli arredi in pura Art Déco ai quali si sovrappone la musica diffusa da un pianoforte a coda. Quando ci sono entrato per la prima volta, più che Kafka ho immaginato di vedervi Kundera che, da giovane, discuteva di letteratura con gli altri intellettuali prima dell’avvento del comunismo e del suo conseguente trasferimento a Parigi. Gustando una fetta di Ovocný dort, la squisita torta ai frutti di bosco proposta fra le altre dal locale, più che fargli domande resterei ad ascoltarlo in religioso silenzio per cercare di scoprire il segreto che rende unici e fascinosi i suoi scritti. Semmai gli chiederei qual è stata la molla che ha fatto scattare in lui la voglia di scrivere e da quali letture sia stato influenzato.

Gianfranco Sorge è nato a Catania, dove tuttora risiede. Conseguita la Maturità Classica, si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Catania, si è specializzato in Psichiatria e successivamente in Psicoterapia presso l’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo (I.I.P.G.). Dipendente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania in qualità di Dirigente Psichiatra, dal 2006/2007 insegna Psicopatologia presso la scuola di specializzazione dell’I.I.P.G. (sede di Catania). Ha pubblicato settantacinque di lavori scientifici. La passione per la narrativa si è concretizzata con la pubblicazione di numerosi racconti, sei romanzi e una raccolta di racconti alcuni dei quali hanno ricevuto importanti menzioni in premi letterari nazionali. Le ultime sono state la vittoria nel 2019 alla XXXVIII edizione del Premio Leonforte nella sezione micro-narrativa con il racconto intitolato Amaro: l’indifferenza e il terzo posto nel 2020 nella sezione Narrativa/Saggio alla seconda edizione del Premio Letterario “Etnabook – Cultura sotto il Vulcano” con il romanzo intitolato Perturbanti congiungimenti. Pubblicazioni recenti: Spiragli di buio. Romanzo d’esordio. David and Matthaus, Serrungarina (PU) – 8/10/2014. È solo nella tua mente ed è reale. Raccolta di racconti. GoWare, Firenze – 28/7/2015. Profondità primitive. Elison Publishing, 27/02/2017. Breakdown! AUGH! Gruppo editoriale Alter Ego, Viterbo – 25/6/2017. Squatter! GoWare, Firenze – 29/01/2018. Perturbanti congiungimenti. GoWare – 09/07/2019. Se avessi avuto gli occhi neri. GoWare- 22/10/2020.

Maria Elisa Aloisi

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