Mi ritrovo a guardare l’ennesimo film di Natale, ma questa volta con scarso interesse vista l’ambientazione non propriamente natalizia: una base militare in un posto esotico, sabbia bianca, mare azzurro, caldo! Per non parlare dei personaggi: militari e politici! Tutto il contrario di quello che mi aspetterei da un film di questo spirito. Ma ho voglia di dargli una possibilità. E ho fatto bene.
Ho scoperto una storia carica di significato, di altruismo, di bontà e di condivisione. La cosa più sorprendente è che si tratta di una storia vera.
La base militare americana è situata in un’isola sperduta in mezzo all’Oceano Pacifico. Posizione militarmente strategica che gode di panorami mozzafiato e di una tranquillità da far invidia a chiunque.
Qui ogni anno a Natale da ben quasi 70 anni si compie l’operazione umanitaria più longeva della storia, denominata “Operation Christmas Drop“.
Il tutto ha inizio nel lontano 1951 quando, durante una missione a sud di Guam, sull’atollo micronesiano di Kapingamarangi, l’equipaggio di un aereo del 54° Squadrone di Ricognizione Metereologica raccolse rapidamente alcuni oggetti che avevano sull’aereo per lanciarli con il paracadute agli abitanti locali che si stavano sbracciando per salutarli. Alcuni contenitori furono recuperati in mare dai residenti , altri addirittura ritrovati mesi dopo a qualche miglio di distanza.
Sebbene fosse stata una cosa improvvisata, da quel giorno, ogni anno viene ripetuto questo piccolo miracolo di Natale. Residenti e imprese dell’isola di Guam organizzano raccolte fondi e donazioni di materiali che vengono successivamente preparati in casse di circa 180 kg. Nel periodo natalizio, gli aiuti umanitari vengono caricati nei C-130 e successivamente lanciati dagli aerei nel mare appena fuori dalle spiagge di circa 59 isole della Micronesia. Scorte di cibo, oltre che materiale scolastico, reti da pesca e addirittura generatori di correnti che aiuteranno le popolazioni locali a fronteggiare periodi di difficoltà soprattutto dopo il passaggio di uragani e tifoni che periodicamente colpiscono queste zone.
Negli anni l’operazione è diventata di carattere internazionale, in quanto sono intervenuti anche gli equipaggi di basi militari giapponesi e australiane offrendo anche l’opportunità alle truppe di effettuare delle esercitazioni di volo radente per eventuali interventi in Iraq o in Afghanistan.
Un atto di umanità che trascende l’obiettivo militare di queste basi che hanno saputo negli anni sfruttare i loro mezzi a fin di bene. Una zona paradisiaca che si è sempre sostenuta autonomamente grazie alla compassione e all’altruismo degli abitanti. Un senso di mutuo aiuto che nei paesi “occidentali” è stato quasi del tutto perso, ma che è essenziale ritrovare per imparare a sostenere anche con piccoli gesti le nostre realtà locali.
Michelle