Merry Christmas, Sior Pare

Il Natale è sempre stato una festa un po’ strana in casa mia, probabilmente per tutti i compleanni vicini (vedi Buon compleanno Siora Mare), ma non c’è mai stata questa smania, questo spirito da Elfo natalizio. Sì, siamo tutti un po’ Grinch.

Da piccola lo aspettavo ovviamente con molta gioia, mi piaceva decorare l’albero con le palline della Disney luminose (che metto tuttora ogni anno), preparare il presepe e aggiungere alle normali statuine un Ewok, un puffo, un robot o magari un personaggio dei Lego. Guardavo e riguardavo i regali lì sotto all’albero, in attesa di poterli aprire. Per poi rimanerci sempre un po’ male perché per alcuni dovevo aspettare il mio compleanno, tre giorni dopo, e non era mai quello che volevo veramente. La sfortuna di essere nati vicini a Natale.

Poi, il Sior Pare nelle sere precedenti era sempre a far prove con il coro della chiesa e alla vigilia andava via presto per prepararsi alla Messa Solenne di mezzanotte, così si mangiava il pesce, si guardava la “Poltrona per due” (quando ancora i film iniziavano alle 20 30), e verso le 22 30 scambio dei regali e buonanotte.

Intanto lui nei giorni precedenti aveva già preparato la maggior parte del suo Menù. Ragù, cucinato il bollito misto e fatto il brodo, carciofi ecc., così al mattino poteva andare a cantare alla Messa delle 11 tranquillo, sapendo che i miei zii e le cugine sarebbero arrivati per le 12. 30 circa. (leggi in cucina col Sior Pare se vuoi conoscere il suo classico menù di Natale)

Da lì iniziavano i veri festeggiamenti, si mangiava senza tregua fino alle 18, scambio dei regali, telefonate ai vari parenti, con in sottofondo un qualsiasi film della Disney. Le solite mezze litigate e poi le bevute in compagnia. Il programma è sempre stato lo stesso, con qualche piccola variante, amici o amiche che si univano a noi per il pranzo o per il post. Un vero e proprio porto di mare.

Così almeno è stato fino a qualche anno fa. Gli zii non sono più venuti, Siora Mare è andata in casa di riposo ma per fortuna ogni anno qualche amico\a c’è sempre a rendere meno triste la giornata.

Normalmente si andava insieme già da due o tre settimane prima in giro per supermercati a prendere regali, ceste, cibarie e alcool vario per le feste, quest’anno l’inconbenza è caduta ovviamente tutta sulle mie spalle a causa delle restrizioni. Già io non sono un’amante dello Shopping e soprattutto dei supermercati, figuriamoci di questi tempi!

Il menù già deciso da settimane: alla vigilia cape sante, risotto di pesce e orate, a Natale antipasti vari, cannelloni ripieni, vitello arrosto e polpettone. Immancabili i carciofi, piselli e radicchio.

Per quanto avesse già messo le lucine in giardino, tirato fuori i mille mini presepi dal mondo che Siora Mare collezionava e qualche decorazione, mancava sempre qualcosa. Così, mentre lui cucinava, alla Vigilia abbiamo portato giù di nascosto il mio albero di Natale tutto illuminato e messo in salotto, messo su “pomi d’ottone e manici di scopa” e chiamato per venire a vedere il film.

Una sorpresa per lui inaspettata, condita poi dall’aspettare la mezzanotte per lo scambio dei regali, una fetta di pandoro e il brindisi di auguri.

Il giorno di Natale invece doveva essere più tradizionale, classico antipasto, spritz, solito menù e filmetti disney vari. Un po’ triste come pensiero, essere solo noi, senza poter vedere nessuno. Per fortuna in nostro soccorso è venuta la tecnologia. Non appena abbiamo finito di pranzare ecco partire il giro di video chiamate con i vari parenti e amici:

  • Ciò, ti chi ti xe? Ea voze ea riconosso… ma ti sa che no go vedo un… queo! (Eh, tu chi sei? La voce la riconosco… ma sai che non ci vedo un… quello!)”
  • Ciò, che beo, nonostante ‘sto coso, el blekau, el rockenroll… el lokdau dai, se gavemo visto tuti come se fussimo tuti qui insieme! (Eh, che bello, nonostante questo coso, il blackout, il rock and roll… il lockdown dai, ci siamo visti tutti come se fossimo tutti qui insieme!)”
  • Ma ‘speta che te fasso vedar Yoshiko! Ea xe beissima, ea go sempre tacada, ea me se fa e ongie continuamente sue braghe, ma no me moea un secondo! Semo ‘ndai a torla in mezo ai glebani e dopo portada daea dottora, ora no go capìo cossa che ga da far parchè ga el telepass su… dai, chel robo che i ghe mette per trovarla, el microchip! (Ma aspetta che ti faccio vedere Yoshiko! È bellissima, ce l’ho sempre attaccata, mi si fa le unghie continuamente sui pantaloni, ma non mi molla un secondo! Siamo andati a prenderla in mezzo alle terre disperse dei servi della gleba e dopo portata dalla veterinaria, ora non ho capito cosa deve fare perché ha su il telepass… dai, quel robo che le mettono per trovarla, il microchip!)”

Alla fine tra una videochiamata e l’altra siamo riusciti a guardarci (come da tradizione) “La spada nella roccia”, ricominciare a mangiare gli avanzi del pranzo ed infine una serata dedicata ai pianti e ululati con “Piccole donne” versione del ’49.

In fondo il Natale non è un giorno come un altro, questo speciale lo è certamente stato, più tecnologico ma sempre ricco d’amore come dovrebbe essere.