L’interesse per le pietre da parte dei cristiani derivava dai Romani, un interesse che venne sublimato, infatti rivestirono le gemme di misticismo e gli conferirono proprietà spirituali.
Così lo smeraldo divenne simbolo della natura, dell’erba dei campi, della verginità e di tutte le cose che crescono. Il diaspro, per le sue caratteristiche di opacità e durezza, rappresentava l’immutabilità della fede. L’acquamarina, simboleggiava l’incarnazione delle Sacre Scritture e delle dottrine teologiche. Il crisolito, simbolo della sorveglianza, della sapienza e della penitenza. Il diamante, con la sua durezza simboleggiava la forza invincibile del cristianesimo. L’onice bianca rappresentava l’innocenza, il candore, la verità inviolabile e la sincerità. Il topazio, simile al colore dell’oro, indicava la saggezza, la castità, le opere buone e la speranza cristiana, ed anche il carattere invincibile del braccio armato della Chiesa.
Da queste caratteristiche mistiche derivarono poi le facoltà terapeutiche delle pietre, che fino ad allora, erano state considerate magiche e pagane, ma da quel momento furono investite di religiosità.
RITI DI PURIFICAZIONE
Era pensiero comune il fatto che, col passare del tempo, le pietre potessero perdere le loro proprietà, pertanto si rendeva necessario “ricaricarle” attraverso un rito di “restituzione dei poteri” che venne denominata la “benedizione delle pietre preziose“. Durante questo rito si recitava una formula la cui origine si perde nel tempo.
– Se le pietre hanno perso, per colpa dei nostri peccati, i poteri che Dio aveva loro concesso al momento della Creazione, è possibile recuperarli. Come recita il libro che contiene le relazioni degli Anziani, ogni creatura è stata corrotta dal primo peccato del primo uomo e così pure lo sono state le erbe e le pietre preziose, create per il benessere degli esseri umani. E, dopo il peccato originale, molte pietre preziose si videro spogliate delle loro proprietà. –
Secondo questo testo, così come la persona è risanata dal battesimo e dalla penitenza e può ritornare al prezioso stato dell’innocenza attraverso la santificazione, anche le pietre preziose possono recuperare tutta la forza dei loro poteri originali.
Per riottenere questi poteri si devono riporre le pietre in un panno di lino molto pulito, poggiarlo poi sull’altare e far dire tre messe. Dopo che il sacerdote avrà celebrato la terza messa si dovrà recitare la formula di benedizione che recita così:
– Che il Signore sia con te e con il tuo Spirito. Preghiamo, Padre Onnipotente, che hai mostrato a Elia, il suo potere su tutte le cose, che hai ordinato a Mosè, tuo servitore, di onorare le vesti sacerdotali con dodici pietre preziose. Allo stesso modo hai mostrato all’Evangelista Giovanni la città celeste, Gerusalemme, costruita per l’eternità con pietre che ricordano le virtù e hai il potere di resuscitare dalle pietre stesse i figli di Abramo. Ti imploriamo, Tu che hai scelto come eterna sede del tuo potere una di queste pietre, degnati di benedirle attraverso la santificazione e l’incarnazione del tuo Verbo, affinché dopo essere state benedette e consacrate ricevano nuovamente le virtù che hai concesso alla loro specie e che l’esperienza dei saggi ha dimostrato provenire dalle tue mani. Chiunque le porti su di sé, senta attraverso di loro il tuo potere e siano presenti in lui i doni delle tue grazie, e fa che noi meritiamo di ricevere sempre queste virtù. Per Gesù Cristo, tuo figlio, nel quale esiste tutta la santificazione, benedizione e consacrazione e che vive e regna assieme a te, come Dio, per i secoli, dei secoli. Amen.
Rendiamo grazie a Dio.-
La religiosità dei primi cristiani andò tuttavia indebolendosi nel periodo medioevale, quando la miseria e l’oscurantismo si estesero a macchia d’olio. Di conseguenza le proprietà delle pietre ritornarono alle loro origini magiche, fino a che la Chiesa decise di mettere fine all’ondata di paganesimo che aveva invaso l’Europa medioevale e di istituire il Tribunale dell’Inquisizione.
I COLORI CELESTI DELLE PIETRE
I primi mistici cristiani associarono alle schiere celesti alcune gemme. La sardonica rappresentava i Serafini, il topazio i Cherubini. Lo smeraldo gli Angeli e il rubino gli Arcangeli. Lo zaffiro rappresentava le Virtù. Lo zircone, l’agata e l’ametista corrispondevano ai seggi vuoti degli Angeli ribelli. I Troni venivano rappresentati dal diaspro, le Dominazioni dal crisolito, le potenze dall’onice e i Principati dall’acquamarina.
Maura Luperto