Quando ero una ragazzina la mia idea di successo corrispondeva a quella di una grande attrice. Mi immaginavo alle prime dei film, pensavo alla folla che invocava il mio nome, ringraziavo per i premi ricevuti e non credevo che potesse esserci felicità più grande.
Non mi chiedevo se avevo veramente capacità artistiche, ero solo presa dall’immagine dell’attrice, mai avrei potuto far mie le parole del maestro taoista Chuang-Tzu: “La celebrità suprema consiste nel non averne affatto“.
Con il passare del tempo l’idea del successo assumeva nuove forme come quella della psicoterapeuta famosa, della donna in carriera, della scrittrice di successo. La gloria che cerchiamo è sempre legata a un modello che si è insinuato nella nostra mente e con il quale ci siamo identificati. Misuriamo il successo sull’ammirazione delle persone che ci circondano. Cerchiamo di omologarci al modello che abbiamo in testa. Serve a poco chiedersi da chi lo abbiamo preso. In un modo o in un altro l’aspirazione a diventare famosi si basa su un modello esterno, qualunque esso sia.
Penso che non si debba eliminare l’idea del successo, di essere famosi, di raggiungere i risultati a cui aspiriamo. Non è affatto infantile desiderare di avere successo, non si devono evitare queste fantasie, perché più si cerca di reprimerle, più ne diventiamo vittime con il risultato che saremo sempre più frustrati.
Tutti coloro che sono arrivati ad avere successo raccontano sempre di grandi sacrifici, di sforzi indicibili e molti quando arrivano all’apice della celebrità iniziano a star male, ed è proprio su questo che bisogna fare una riflessione: quanto più ci si sforza, quanto più si lotta per raggiungere un obiettivo, tanto più significa che stiamo lottando con noi stessi, contro l’energia che ci abita, che forse vuole un successo meno effimero, meno esterno.
È saggio scegliere la via del riposo, penso che il vero successo invece consiste nell’abbandonarsi alle Origini, a quella energia incontaminata che vive dentro di noi e che ricrea continuamente il nostro essere, la nostra immagine interna. È così che dietro la ricerca del mito del successo, in realtà si cela un’immagine profonda, un’immagine ancestrale che cerca di venire alla luce, di indicarci la via verso il centro di noi stessi.
Quando ossessivamente pensiamo al fatto che siamo sfortunati, oppure che abbiamo perso un treno, o che abbiamo poca visibilità o che siamo insignificanti, allora scatta un’immagine provvidenziale a tutelarci, scatta la fantasia in cui si realizza la nostra celebrità, in cui diventiamo come un mito. Torniamo come bambini a fantasticare, a varcare la soglia del reale, dove lo spazio e il tempo si assottigliano.
Eppure in questa immagine è racchiusa tanta della nostra forza – se riusciamo a fare in modo che le nostre immagini di celebrità non si fermino lì, allora si aprono i varchi per il benessere interiore – così che queste immagini apparentemente effimere escono dal modello che ci ha dato la società e diventano un vero e proprio discorso energetico verso il centro di noi stessi, dove abita il Sé e dove l’effimero non ha dimora.
Possiamo allora conoscere il successo senza sforzo. Una forza interiore ci conduce verso una meta prefissata e qualsiasi obiettivo che raggiungiamo proviene da un movimento calmo e tranquillo come quello dell’oceano della vita. Solo ciò che appartiene alla nostra conformazione energetica esalta l’energia vitale che abita in noi. Tutti noi potremo trovare il nostro percorso se ci liberiamo dai modelli culturali. Un percorso tracciato dalla vita stessa proprio per noi.
Mi piace credere che il successo ci appartiene se lo lasciamo fluire naturalmente dal nostro Io più profondo.
Maura Luperto