Allarme lanciato dalla Cia-Agricoltori Italiani: Il “miele senza api” che (e ci mancava!) arriva dalla Cina e sta invadendo l’Italia. La Cia-Agricoltori fa sapere che si tratta di un “falso prodotto” praticamente impossibile da rilevare ai controlli doganali e sanitari, ma che è in grado di creare una concorrenza assolutamente sleale e decisamente penalizzante per l’apicoltura italiana.
Per nascondere la contraffazione, viene utilizzata una minima parte di miele naturale al quale si aggiunge una notevole quantità di sciroppo di zucchero utilizzando, come se non bastasse, anche metodologie di produzione non conformi alle norme europee, dove l’uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione. Il prezzo di questo prodotto è di circa un solo euro al chilogrammo contro i quasi quattro euro al chilogrammo di quello italiano che, però, è totalmente naturale.
Cosa rischiamo di perdere in un mondo con poche api? In Europa l’ottantaquattro percento delle specie coltivate e quasi l’altrettanto delle specie dei fiori selvatici dipendono dall’impollinazione degli insetti e le api ne sono i maggiori responsabili anche se non gli unici. Per capire il ruolo fondamentale delle api nel processo di impollinazione basta pensare che, in estate, ogni alveare di api da miele ospita qualcosa come ottantamila esemplari.
Una sola ape, ci dice l’agronomo e apicoltore dottor Pasquale Diana, durante il suo giro per la raccolta del nettare riesce a coprire un raggio di che va dai tre ai cinque chilometri quadrati quindi, considerando l’incredibile quantità di insetti in movimento, possiamo farci un’idea della capacità di impollinazione espressa dalle api.
Purtroppo, dice ancora il dottor Diana, in Italia e anche in Europa abbiamo tre situazioni che possono creare notevoli problemi agli alveari: la Varroa (un acaro proveniente dagli USA, capace di insediarsi sul collo dell’ape e succhiarne l’emolinfa provocando un estremo indebolimento dell’insetto ed esponendolo a malattie, Non solo, questo parassita depone le sue uova all’interno delle celle dove le api depongono le loro uova creando così il danno perfetto).
Il secondo problema è legato all’utilizzo in agricoltura di composti chimici durante la fioritura delle piante, specialmente degli aranci e delle acacie da cui proviene la maggior parte dei mieli italiani. Ovviamente l’utilizzo di questi prodotti non è vietato e si rende necessario in quanto moltissimi insetti dannosi attaccano questo tipo di piante, purtroppo anche le utilissime api cadono vittime di questi trattamenti.
Terzo problema e il più attuale: l’invasione di insetti asiatici come, ad esempio, la vespa vellutina giunta fin qui dalla Cina. È una sorta di grosso calabrone che al momento sta creando notevoli problemi agli alveari presenti nella parte nord della Toscana, in Veneto e in Liguria. Una volta individuato l’alveare lo invade e in breve tempo lo distrugge.
Ma come si prospetta la produzione di miele in Italia? In questi ultimi tempi, ci dice ancora Pasquale Diana, le cose non stanno andando benissimo a causa delle “strane” primavere che si sono succedute, troppo piovose e anche fredde, che non consentono fioriture rigogliose soprattutto per le Acacie, che fanno la parte del leone nella produzione di mieli italiani. Per ovviare alla carenza di questo eccezionale prodotto della natura, importiamo molto miele dai paesi dell’Est e dall’Argentina che hanno destinato alle api moltissimi ettari di terreno a discapito, però, della qualità finale del prodotto.
C’è poi la questione della produzione del miele non solo senza api ma anche senza i fiori, miele di cui, come detto, la Cina è grande esportatrice. In questo caso non si tratta prodotti adulterati o peggio sintetici, ma dell’utilizzo di sostanze zuccherine (anche acqua e zucchero), sciroppi e via dicendo che vengono “offerti” alle api in grandi quantità.
Ovviamente l’insetto trova molto più agevole trovare cibo a pochi metri da casa e con minima fatica piuttosto che dedicarsi a lunghe trasvolate alla ricerca di fiori. Bisogna sottolineare che la pratica di offrire sostanze zuccherine è molto praticata anche da apicoltori italiani, non essendo in alcun modo nociva per la salute anche se va a notevole discapito della qualità e delle proprietà benefiche del prodotto.
C’è un’ultima cosa che il dottor Diana tiene molto a precisare: l’utilizzo delle api per una corretta, mirata e naturalmente ecologica impollinazione degli alberi da frutto. A utilizzare gli “alveari in affitto” sono soprattutto i produttori di mele in Trentino che, al momento della fioritura, si avvalgono dell’instancabile opera delle api per permettere ai meli di fornire i loro frutti.