Per capire come l’enologia (lo studio del vino) oggi abbia per noi un significato così forte, dobbiamo sicuramente fare un salto indietro fino alle sue origini. I fossili ci raccontano della presenza della vite già circa due milioni di anni fa e il suo studio, l’Enologia, risale quasi probabilmente già a diecimila anni fa. la Vitis vinifera (la vite), pianta dai cui frutti traiamo ancora oggi il vino, nasce nella zona del Caucaso per poi raggiungere l’Italia con la nascita dell’impero romano. Già dal V secolo a.C. le vittorie romane permettevano di acquisire le culture dei paesi vinti ed è a questo che dobbiamo l’importazione a Roma della vite. Nel primo secolo dopo Cristo il consumo di vino era così diffuso in ogni strato della società, che i vigneti prendevano per la prima volta il posto delle colture dei cereali. Nel secolo successivo lo sviluppo dell’impero divenne così impensabilmente vasto che la vite veniva esportata in tutti i territori conquistati. Il periodo medievale vide una crisi della produzione, le lunghe guerre fecero dell’Italia un luogo di saccheggi e ruberie. E’ ai monasteri che dobbiamo il salvataggio del vino, essendo uno dei pochi luoghi che godevano di una certa sicurezza. I monaci furono anche i creatori delle tecniche moderne di coltivazione, tramandate all’interno dei conventi, che sono giunte fino a noi. Dal XVII secolo tre fattori hanno aiutato un recupero di questa tradizione ormai in disuso tra la popolazione: la Conoscenza, la Concorrenza e il Capitale.
la conoscenza perché lo sviluppo della chimica delle fermentazioni ha permesso la scoperta dell’anidride solforosa come conservante fondamentale ancora oggi usato; la concorrenza dava la nascita a vini dolci e aromatici che potevano resistere meglio ai viaggi; il capitale perché era necessario investire nella produzione prima ancora di guadagnarci.
Oggi questa bevanda viene prodotta in quasi tutto il mondo a dimostrazione del suo grande adattamento e facilità di apprezzamento. L’Italia ha un legame speciale con il vino, è l’unico Paese in cui il vino si produce in tutte le sue regioni. Oggi, dopo una drastica diminuzione dei consumi di vino intorno agli anni 2000, fortunatamente sono stati riscoperti, nella conoscenza del vino, il piacere della compagnia e del ritrovare sé stessi, facendo così comprendere ai produttori la necessità di proporre vini di qualità a un mercato sempre più in espansione. Dunque, nonostante l’economia vinicola sia in attivo a fronte di una riduzione della produzione (che dimostra lo sviluppo della qualità) stupisce il modo in cui il mondo del vino viene tutt’oggi affrontato in maniera superficiale. Il lockdown e la necessità al ritorno del made in Italy ha sicuramente incrementato il consumo di vino nelle case, la speranza è che questo possa aiutare a rivalutare questo incredibile mondo in continua espansione.
Giovanni Bonaldi