Intervista a Ernesto Berretti

Note biografiche

Ernesto Berretti è nato a Catania nel 1968. Dopo aver vestito la maglia azzurra di canottaggio negli anni Ottanta, è stato arruolato in G. di F. Nel ’95 è stato Basco blu nella “UEO Danube Mission”, nella periferia meridionale romena, poco distante dal confine con la Serbia e dalla guerra nei Balcani.

Ha scritto “Marie’, se stanotte russo… – Edizione Straordinaria”: la routine di una famiglia tipo attraverso l’analisi tragicomica di marito e padre. Alcuni suoi racconti completano raccolte edite da case editrici, enti pubblici e associazioni culturali. Oggi vive e lavora a Civitavecchia: NON NE SAPEVO NIENTE è il suo romanzo d’esordio.

  1. Ciao Ernesto, raccontaci come e quando hai deciso di mettere su carta l’incredibile esperienza che hai vissuto?

Avete presente i treni che vanno presi quando passano? Perfetto! Il mio treno è passato a fine presentazione dei libri BALCANICA e MASSACRO PER UN PRESIDENTE di Diego Zandel: ero l’ultimo della fila sia per avere una copia con dedica, sia per dirgli che, come lui, anch’io avevo vissuto nell’area Balcanica. Zandel si è mostrato subito incredulo nell’ascoltare della mia esperienza nell’estrema periferia romena da poco uscita dalla dittatura di Ceausescu e degli aneddoti sull’adattamento in quell’ambiente sconosciuto. Poi dalle sue domande è emerso il mio imbarazzo nel dovere ammettere che non sapevo niente dei reali motivi della guerra che dovevamo fermare. Dal canto suo Zandel ha ammesso di avere scoperto in quell’istante che, vicino alla Serbia, una piccola aliquota di finanzieri italiani ha calzato il Basco blu per la UEO e ha contribuito a fermare la guerra nei Balcani. Solo prima di lasciarlo si è presentato anche come direttore di collana per la casa editrice Oltre, e mi ha proposto di mettere tutto nero su bianco perché se quella storia era nuova per lui lo era anche per tantissime persone. «La tua è una storia da raccontare», mi ha detto: «Facciamola conoscere». Tornato a casa, dal cassetto dei ricordi, monete e fotografie si sono trasformate in emozioni e, piano-piano, sono tornate nel mio cuore da cinquantenne regalandomi nuovi inattesi punti di osservazione.

  1. Questa esperienza ti ha spalancato le porte della narrativa. Adesso continuerai a coltivare la passione per la letteratura?

Se questo libro ha spalancato le porte non lo so… non ti nascondo che qualche giorno prima della sua uscita avevo paura che gli amici romeni potessero fraintendermi e offendersi per le prime pagine, particolarmente dure e graffianti nei loro confronti. Ma ho scritto le vere sensazioni provate e non volevo fingere, nascondendole. La più grande emozione è stata riscontrare che la mia onestà è stata invece molto apprezzata da tutti i lettori, romeni e italiani. Ed è per questo che dopo l’incontro in Accademia di Romania è stato annunciato che il libro è stato scelto per essere distribuito in Romania, agli studenti della lingua italiana partecipanti al festival/concorso Festlettura, organizzato dall’associazione “Amici della lettura” con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura e dell’Ambasciata d’Italia a Bucarest, un evento che propone ai giovani libri di autori italiani, classici e contemporanei, per un avvicinamento alla nostra cultura.

Quindi, se penso che ci saranno studenti romeni che vorrebbero “avermi sotto” per essere la causa di un quattro (e altri però prenderanno otto, grazie a me), forse continuare a coltivare la passione per la letteratura… si può fare! Rido.

  1. Quali sono gli autori ai quali ti ispiri e che rappresentano un punto di riferimento?

Oggi seguo molto Piergiorgio Pulixi, scrittore noir contemporaneo di grande tecnica ed eleganza. Ho avuto il privilegio di avere il suo “strillo” in questo libro. Devo dire che per la musicalità del suo stile e per il fatto che da ogni suo libro imparo qualcosa, è un eccellente riferimento. Leggo molti contemporanei, mi diverte confrontarne gli stili, li studio, sottolineo le cose più belle (sì, sottolineo un libro, è grave?), alterno letture maschili e femminili e ho trovato splendide le letture di Lidia Del Gaudio, di Simona Baldelli e, per la forza delle sue inchieste, di Angela Iantosca. Ho amato la scrittura di Attilio Veraldi per i dettagli nelle sue descrizioni, Remarque per essere riuscito a rendere lirico l’orrore della trincea e Orwell per avermi insegnato la forza delle metafore. Pirandello per giocare col caos che regna in ogni persona e Verga per l’intensità della scrittura. Leggo molto e ho tanti libri di autrici e autori contemporanei da iniziare. Una la conosci anche tu. Rido di nuovo e ti faccio l’occhiolino.

  1. Come concili la passione per la scrittura con il tuo lavoro e la famiglia?

Non è una cosa spontanea. C’è da dire che se tanti impegni si ostacolano a vicenda, allo stesso tempo arricchiscono la fantasia. È complesso ricordare tutto mentre devi valutare-decidere- rispondere-agire, perciò ho l’abitudine di annotare con un paio di parole chiave immagini, situazioni, pensieri e frasi che entrano nella mia giornata perché so che, potenzialmente, potrò cederle ai miei personaggi e alle mie trame. E scrivo regolarmente. Scrivo nei ritagli di tempo, di raccontini, pensieri, giochi di parole o idee. Già, idee…

  1. Vuoi parlarci dei tuoi progetti futuri? Cosa bolle in pentola?

Molti amici sostengono che io sia un tipo “vulcanico”. Forse per i miei natali catanesi? Può darsi. Sta di fatto che sono pieno di progetti.

Insieme ai soci dell’Associazione Culturale Book Faces progetto e realizzo eventi, rassegne, presentazioni, corsi e altre forme di alleggerimento legate alla lettura e alla scrittura.

Come autore, seguo con ottimismo il viaggio di NON NE SAPEVO NIENTE cosciente che sta diventando sempre più un’arma per combattere il pregiudizio verso “gli altri”. E poi c’è il mio nuovo romanzo, in cui ho preso spunto da ciò che un clochard mi ha raccontato sulla riva di un fiume.

Con mia moglie seguiamo il cammino dei nostri figli, due dei quali, i Bro Berri, fanno ballare nuovi sound e cantare testi particolari, mentre Francesca continua gli studi. Ah, e Shagghi mi detta storie stravaganti per “Il Giornale delle Buone Notizie”, nella rubrica “Le cronacanine di Canitavecchia”.

Della serie: non perdetemi di vista…