Intervista a Gabriele Loddo
Note biografiche

Gabriele Loddo nasce a Cagliari nel marzo del 1970. È nato sotto il segno dei Pesci e ama viaggiare nella realtà, nella fantasia e tra le pagine di un libro.

Nel 2020 pubblica con Ali Ribelli il romanzo “Il complotto” e nel 2021 è tra i vincitori del concorso per racconti brevi Cartabianca con il testo “La promessa”.

Intervista

Com’è nata l’idea de Il complotto?

Tutto ha avuto inizio da un sogno. Custodisco con piacere il ricordo di quella sera perché un evento simile non mi era mai capitato e, nemmeno, si è mai più riproposto.

Come a tutti, anche a me è successo di svegliarmi di soprassalto, in preda agli incubi, nel cuore della notte. Quando si vuol scappare da un pericolo e il corpo non risponde ai comandi. Ecco, quella volta è stata particolare, diversa.

La cosa insolita è stata che mi son svegliato ridendo. Una risata di gusto, intima, potrei anche asserire infantile. Però sentivo di stare bene.

Al risveglio la memoria era limpida, custodiva per filo e per segno quanto avevo vissuto e ho deciso di riportare il tutto su un foglio bianco perché i ricordi non svanissero.

All’interno del manoscritto, ora, quanto avevo sognato compone, passo per passo, ciò che ho descritto nel primo sketch della rappresentazione teatrale. È un soft humor, per cui mi rendo conto che non faccia sbellicare dalle risate come potrebbe fare il racconto di un comico di professione. Ad ogni modo, il mio intento era quello di ironizzare su specifici argomenti, quelli del complottismo, a cui talvolta diamo troppo peso. Capisco che la natura umana sia sempre stata affascinata e attratta dal mistero, che la voglia di dare un volto all’ignoto sia insita nel nostro subconscio, però credo che, spesso, si ecceda con la fantasia.

Tornando al romanzo, dapprima ho sviluppato la parte che compone la recita sul palco del teatro, ho dato vita ai principali protagonisti e agli sketch della rappresentazione e mi son ritrovato per le mani una sorta di brogliaccio di cui non sapevo cosa fare. In seguito ho deciso di dargli il taglio di breve romanzo, affiancando alle parti della recita quelle del fuori scena, che si svolge dietro alle quinte nei camerini. Infine ho cercato di incrociare le due trame creando un finale che le potesse amalgamare. 

Come ti approcci alla stesura di un nuovo romanzo?

Prima di affrontare la nuova avventura narrativa, la storia mi deve inseguire, ossessionare per giorni interi. Non mi butto a capofitto sulla scrittura ed inizio mettere nero su bianco la prima stesura solo quando ho la trama completa nella testa.

La parte della costruzione della struttura è quella che mi coinvolge e mi diverte di più. Imprevisti e colpi di scena non devono mai mancare, anche quando non stia scrivendo un thriller. Per questo, quando mi è capitato di far visionare un lavoro a un editor, mi son sempre mostrato contrariato alla proposta di variarne la disposizione, che fosse di interi capitoli o di piccole parti, all’interno del suo sviluppo. Per me un romanzo dev’essere percepito dal lettore come quando si osserva il quadro di un pittore. L’opera non dev’essere per forza allineata al gusto e ai canoni comuni, ma dev’essere espressione del messaggio che l’autore vuol comunicare.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?

Non ho autori di riferimento nel senso che tutti gli autori in commercio sono dei giganti rispetto alle mie piccole capacità. Diciamo che il mio scrittore preferito è José Saramago e, tra gli italiani, adoro Niccolò Ammaniti. Per quanto riguarda il discorso di prima, quello in cui ho affermato che la letteratura come la pittura non dovrebbe seguire schemi prestabiliti, ho di recente apprezzato una raccolta di racconti di Stefano Iori e la sua narrativa moderna. A ogni modo, spazio a trecentosessanta gradi nella lettura e gradisco molto i lavori degli scrittori emergenti.

Parlaci dei tuoi progetti futuri?

Ho due lavori in cantiere e due a cui devo rimettere mano (che riposano nel cassetto perché, come ho detto prima, sono restio a seguire i suggerimenti degli editor). Di quelli nuovi, il primo, in forma embrionale, l’ho sottoposto alla critica del concorso Io Scrittore di Gems per valutare l’impatto di una scrittura che sto sperimentando, fatta di rapidi cambi di passo e di “inquadratura”. Purtroppo è la fase iniziale dove viene valutato solo l’incipit, per cui dovrò cercare dei beta per avere un parere sull’opera completa.