Intervista a Mara Barbara Rosso

Note biografiche:

Mara Barbara Rosso, classe 1971, vive a Giaveno, ridente cittadina pedemontana in provincia di Torino. Insegna inglese da quando è tornata in Italia dopo aver conseguito una laurea in European Studies all’università di Liverpool negli anni Novanta, ma nel tempo ha svolto anche molti altri lavori, tra cui gestire uffici turistici, ecomusei, rifugi alpini e diversi corsi di formazione professionale. Ama viaggiare, leggere, scrivere e cucinare.

Elisa: Ciao Mara, raccontaci come nasce la passione per la scrittura?

Mara Barbara Rosso: Ciao, e grazie per questa opportunità di raccontare qualcosa di me. Dunque, la passione per la scrittura è tutta colpa dei miei genitori e del prof di italiano delle medie. Io sono figlia unica e quand’ero piccola mamma e papà, lavorando nel loro negozio, mi lasciavano spesso in compagnia di fiabe sonore e fumetti nel retrobottega. Lo so, fa molto “Piccola fiammiferaia”, ma ti garantisco che erano ottimi babysitter in un’epoca in cui internet ancora non esisteva e la televisione si guardava giusto ogni tanto. Pare io abbia imparato a leggere grazie a Topolino e a narrare ascoltando le storie sui 45 giri (i vecchietti come me ricorderanno il refrain “A mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar…”), e questa cosa mi piace un sacco. Poi, crescendo, la mia libreria iniziò a riempirsi di Gialli Mondadori e lì le mie tate diventarono Poirot e Miss Marple, pensa che bello! Quando qualcuno mi chiedeva cosa volessi fare da grande, rispondevo “La vecchia zitella inglese”, perché già mi immaginavo in un cottage col tetto di paglia in riva a un lago nella campagna British, a sorseggiare tè circondata da labrador, di fronte a una macchina da scrivere. Volevo essere la Agatha Christie della Valsangone, insomma! Ma è stato grazie al prof di italiano in prima media che provai a lanciarmi nella narrazione scritta delle storie che mi scalpitavano in testa e che sperimentavo immancabilmente su Barbie e Ken. Niente di romantico, eh! Ricordo un tentato omicidio da parte del sorridente bambolo nei confronti della bella biondona, che rimase menomata e cercò di incriminarlo per anni con l’aiuto di Big Jim. Forse leggevo troppi gialli, eh? Comunque, il mio povero prof di italiano aveva lezione il sabato a mezzogiorno e, non sapendo come catturare l’attenzione di venti debosciati in piena crisi puberale, si inventò il “concorso di racconti”: ognuno di noi doveva leggere il proprio, a tema libero e composto durante la settimana, e i compagni votavano il migliore. Non si vinceva niente se non un momento di gloria effimera, ma la competizione era sempre serrata e io mi impegnavo molto per attirare il favore dei miei amichetti con irriverenti composizioni giallonoir. Bei tempi, finiti troppo presto a causa dello studio prima, del lavoro poi. Comunque nel corso degli anni ho sempre scribacchiato, anche se solo nel 2015 decisi di iscrivermi a qualche corso e laboratorio di scrittura. Con la editor locale Maria Teresa Carpegna per iniziare, e poi con gli scrittori Massimo Tallone, Barbara Fiorio, Alice Basso, Stefania Bertola. Al momento sto frequentando un workshop di thriller con Diego Di Dio. È proprio vero che non si finisce mai di imparare…

Elisa: Quali sono gli autori ai quali ti ispiri e che rappresentano un punto di riferimento?

Mara Barbara Rosso: Uh, che domanda difficile! Non lapidarmi, ma a me piace un sacco Dan Brown. Adoro l’aura di mistero di cui cosparge le sue avventure, le nozioni storiche frammiste all’immaginazione più sfrenata, l’atmosfera grazie alla quale ci si può immergere in luoghi davvero suggestivi… Pensa che ho organizzato alcuni dei miei viaggi proprio per visitarli! La cisterna basilica di Istanbul, la cappella di Roslyn vicino a Edimburgo, il monastero di Montserrat in Catalogna… Be’, non credo di essere l’unica! Parlando di ricerca storica, però, nessuno batte Ken Follett: come non innamorarsi dei suoi personaggi e delle sue ambientazioni? Sì, prima che tu me lo chieda: altri viaggi li ho organizzati per visitare il maggior numero possibile di cattedrali! È una certezza, il nostro Ken, un caposaldo. Insieme a Edward Rutherford, Elizabeth George, P.D. James, Fred Vargas, giusto per citarne alcuni. Fra gli italiani, mi piacciono molto Marco Buticchi, il compianto Giorgio Faletti, Ilaria Tuti, l’amica Alice Basso, gli inarrivabili Fruttero e Lucentini. E, per divertirmi, chi meglio di Margherita Oggero, Stefania Bertola, Alan Bennett, Arto Paasilinna? Avrai capito che prediligo i thriller, se poi hanno delle solide basi storiche, una nota di humour e un’ambientazione nordica o sabauda, intono un alleluia!

Elisa: Come concili la passione per la scrittura con il tuo lavoro e la famiglia?

Mara Barbara Rosso: Be’, potersi gestire i propri orari e non avere figli rende senz’altro tutto più semplice. Faccio l’insegnante in una scuola privata e da un anno ormai sono costretta a lavorare online. Ma io mi occupo principalmente di corsi individuali per adulti, sono fortunata; immagino la faticaccia di chi deve trascorrere gran parte della giornata in DAD… E comunque il mio compagno è un santo: mi sostiene e mi sprona, mi supporta e, soprattutto, mi sopporta!

Elisa: Vuoi parlarci dei tuoi progetti futuri?

Mara Barbara Rosso: Certo. Innanzitutto vorrei di nuovo partecipare a qualche concorso letterario, mi diverto un sacco a mettere in circolo un po’ di adrenalina! Negli anni scorsi ho avuto alcuni riconoscimenti (il più prestigioso è sicuramente l’AgNoir di Andora, nel 2019) e mi piacerebbe mettermi ancora alla prova con i miei scritti. Dal 2015 ad oggi ho composto diversi racconti e li sto raccogliendo in un’antologia, dovrebbe uscire a breve. E poi ho appena terminato il mio terzo romanzo, che vedrà in campo le strampalate indagini della prof ficcanaso Barbara Ferrero, già protagonista dei primi due, Delitti per Diletto e La donna di Tollund (ambedue usciti per i tipi di Graffio Editore). Anche questo – il titolo è ancora top secret! – dovrebbe essere pubblicato nei prossimi mesi: pensa che bel regalo mi faccio per il mio cinquantesimo compleanno, eh? Non sarò diventata una vecchia zitella inglese né la Agatha Christie della Valsangone, ma c’è ancora mezzo secolo per migliorare.