Intervista con l’autore: Carmela Tomei

Sei una delle vincitrici di Io scrittore, un talent letterario, uno dei tornei più ambiti dagli scrittori esordienti. Parlaci della tua esperienza.

Ho partecipato la prima volta a IoScrittore nel 2019. Il torneo si svolge in due parti: la prima selezione avviene sul cosiddetto incipit, anche se in realtà c’è un margine massimo di caratteri per i quale mandi in lettura agli altri concorrenti diversi capitoli iniziali del romanzo. Ecco, nel 2019 non superai nemmeno questa prima fase! L’anno successivo, invece, grazie all’incoraggiamento di un’amica che non smetterò mai di ringraziare, mandai “Anche domattina” – con il titolo Gracias a la Vida – e quando lessi il titolo tra i trecento finalisti fui colta dall’emozione. Il torneo è un impegno, non perché sia impegnativo leggere dieci romanzi in pochi mesi, dal momento che di solito chi scrive è anche un forte lettore; è un impegno verso gli altri concorrenti. Hai tra le mani il lavoro di un estraneo, è vero, ma è un estraneo con cui sei sicuro di avere una forte affinità: condividete l’amore per le storie, il sogno della scrittura, la fatica dietro alla stesura di un romanzo. E questo estraneo, come te, ha avuto il coraggio di mettersi in gioco: il suo lavoro va maneggiato con la stessa cura che speri riceverà il tuo. Il fair play e l’onestà nei giudizi sono fondamentali, se si decide di partecipare al torneo. Io ho avuto la fortuna di essere assegnata a concorrenti onesti, anche quelli che hanno mosso delle critiche al mio lavoro lo sono stati.

Presentaci i tuoi protagonisti.

I protagonisti sono due, perché il testo è strutturato in modo che il lettore abbia un quadro preciso della storia solo osservando le situazioni dai punti di vista delle persone coinvolte. Daniele, un uomo pratico e sbrigativo, sognava di diventare giornalista, ma la vita gli ha offerto delle opportunità meno idealiste e più remunerative che lui ha colto al volo. Eleonora, la moglie che lo ha lasciato, è rimasta sognatrice e generosa come era da ragazza, quando la madre la portava in giro tra marce della pace e concerti. Di lui, introverso, ascolteremo i dialoghi, arte che dovrà imparare; di lei, estroversa e proiettata verso la gente, leggeremo i diari.

Come trovi l’ispirazione? Prima di iniziare a scrivere pianifichi tutto o ti lasci trasportare dall’istinto?

Di solito l’ispirazione arriva da una canzone o da un’immagine, o meglio dalla sensazione che esse mi suscitano. E so che lì è il traguardo. Poi la mente lavora a ritroso cercando il punto di inizio. Resto a mescolare scene nella testa senza mettere penna sul foglio finché, all’improvviso, arriva una frase e sento che è l’incipit giusto. Non pianifico la storia con la scaletta e la sinossi, come andrebbe fatto, ma a grandi linee ho idea di come procedere e vedo il finale, quindi punto dritta lì dove voglio arrivare. Questo però mi fa essere molto disordinata e sto cercando di essere più metodica.

Quali sono i tuoi autori di riferimento.

La mia mente ha due settori: una metà è tarata sui bambini, per cui ha una biblioteca sua, e l’altra metà è quella che ha scritto questo romanzo. Gli autori di riferimento della metà “adulta” spaziano da Isabel Allende a Stephen King, da Calvino a Joanne Harris, passando per Pennac e Erri De Luca. Però ho scoperto che non scrivo come leggo: quando scrivo, forse, germogliano in me i semi piantati da Troisi e De Crescenzo.

Puoi invitare a cena un grande scrittore del passato. Chi è e quale domanda gli faresti?

D’istinto mi viene da nominare James Joyce. Quando abitavo a Dublino passavo sempre davanti alla sua statua per salutarlo, ormai gli davo del tu e gli confidavo anche qualche cruccio. Per cui lo inviterei a cena e gli chiederei di parlarmi di come si sentiva mentre scriveva l’Ulisse, se lo faceva per sé stesso o sperava che i suoi contemporanei lo avrebbero capito.

Parlaci dei tuoi progetti futuri.

Al momento sono concentrata su più fronti: sto revisionando un testo per ragazzi, anzi riscrivendo sarebbe più corretto, e devo completare la stesura del romanzo di cui ho definito i confini in un laboratorio di scrittura tenuto da Barbara Fiorio, durante il quale ho appreso come si fanno le cose per bene e non pasticciate come le mandavo avanti io. Ho tutto sistemato a puntino, devo solo trovare il coraggio per metterlo in parole, perché so che, una volta cominciato, scriverò senza dormire per settimane.

NOTE BIOGRAFICHE

Carmela Tomei nasce a Caserta nel 1981. Si è laureata all’Orientale di Napoli in lingua e cultura inglese e giapponese. Dopo aver viaggiato, si è stabilita in provincia di Caserta dove ha fatto la libraia per anni. Ora si occupa di laboratori per bambini e letture ad alta voce.