Note Biografiche
Corina Ardelean è nata in Romania.
Nel 2007 ha pubblicato con Vocifuoriscena il romanzo Il profumo dei ricordi ghiacciati e nel 2018 Melastalgia. Nel 2020 ha vinto il premio speciale Slow Food al Concorso Lingua Madre con il racconto L’altra forma dell’amore.
Ricomincio dal tramonto sarà pubblicato nel 2021.
Elisa: Benvenuta nel nostro angolo delle interviste. Parlaci un po’ di te, tu non sei madrelingua. Come nasce la passione per la scrittura e soprattutto raccontaci perché hai deciso di affrontare la grande difficoltà di scrivere in una lingua diversa da quella di origine.
Corina Ardelean: Grazie mille al Giornale per l’opportunità. Sì, sono nata in Romania, una vita fa, e scrivo da quando ho memoria. Il mio primo diario risale all’anno 1977, quando ero in prima elementare e ricordo ancora la prima pagina. Un disegno di una bambina, con un vestito bianco a pois rossi, le scarpe rosse colorate con la matita inumidita tra le labbra, cosi il colore risultava più acceso per dare l’idea delle scarpe di vernice. La prima frase era “Oggi sono felice. La mia amica Susy è venuta a casa mia a giocare”. Raccontavo i fatti accaduti ma soprattutto le mie emozioni; gioia, tristezza, rabbia, invidia. Ebbene sì, a casa mia giravano pochi soldi, mio papà era morto un anno prima e invidiavo la mia amica per tutta la sua collezione di bambole mentre io ne avevo appena una. Credo che la scrittura sia stata una valvola di sfogo, una finestra per evadere e trovare rifugio in mondi più felici.
Non ho mai smesso poi, arrivata in Italia, ho continuato a scrivere ma in italiano, visto che era la lingua della mia quotidianità. Certo, con tanti limiti perché, soprattutto all’inizio, l’italiano era scarno, modesto, privo di qualsiasi velleità letteraria, pieno di errori. Non tanto come forma grammaticale ma le doppie sono state per anni il mio tallone di Achille e in piccola parte lo sono tuttora. Scrivere in una lingua senza avere le basi di studio scolastico fa la differenza, però per fortuna leggere tanto mi sta aiutando. Sto ancora imparando e non smetterò di farlo, perché per scrivere bisogna arricchire il proprio vocabolario giorno per giorno e questo avviene solo attraverso la lettura. Regola valida per tutti, non solo per una non madrelingua, come me.
Elisa: Abbiamo letto e apprezzato “Il profumo dei ricordi ghiacciati”. Da cosa nasce l’ispirazione per l’idea del romanzo?
Corina Ardelean: Da una casualità. Stavo attraversando la strada, abitavo a Verona, era sera e una macchina mi ha sfiorato, per poco non mi stava investendo. In quel momento ho pensato: e se fossero stati dei delinquenti? Se mi avessero caricato in auto e portata via chissà dove e nessuno avesse più saputo nulla di me? L’idea della vita di una famiglia sconvolta da un avvenimento simile, è stata l’inizio. Poi scrivendo, la storia si è sviluppata quasi da sola e arricchita con tanti personaggi e tante storie secondarie. Più che un libro, questo romanzo lo vedo come un film. È stato definito un romanzo cinematografico, spero solo che magari qualcuno dell’ambiente lo legga e chissà… magari un giorno potrebbe diventarlo.
Elisa: Sappiamo che “Il profumo dei ricordi ghiacciati” non è il tuo unico esperimento narrativo. Ti va di parlarci un pochino anche di “Melastalgia “, un romanzo di formazione narrato in prima persona. Com’è stato calarsi nei panni di un bambino di 10 anni? Che difficoltà hai riscontrato come autrice?
Corina Ardelean: Il romanzo “Melastalgia” è nato così: un mio amico rumeno mi ha suggerito di scrivere qualcosa sui bambini chiamati “gli orfani bianchi”. Bambini che non sono orfani, perché i genitori sono in vita, ma lavorano all’estero e i figli li vedono forse una volta, due all’anno. Volevo scrivere un racconto per partecipare a un concorso, ma il limite di battute l’ho superato in fretta. Mi dispiaceva lasciar perdere la storia di Costantin, così sono andata avanti e in meno di due settimane l’ho finito. Non è facile immedesimarsi in un bambino di dieci anni, perché bisogna stare attenti al modo di ragionare, il linguaggio non deve essere troppo erudito ma piuttosto semplice. La mia fortuna è stata che mi sono ispirata a mio figlio, allora aveva otto anni, e parecchie espressioni usate erano proprio sue. La difficoltà maggiore è stata proprio quella di trovare l’equilibrio giusto tra l’età e proprietà del linguaggio ma è anche vero che i bambini di oggi, un po’ grazie a internet e ai vari giochi tecnologici, sono molto avanti e hanno un vocabolario più complesso che si avvicina tanto a quello degli adulti.
Elisa: Quali sono i tuoi autori di riferimento? Leggi solo in italiano o anche in altre lingue?
Corina Ardelean: Da quando vivo in Italia, prediligo i libri scritti in italiano, proprio per quanto detto sopra, per imparare. Amo la scrittura femminile, Margaret Mazzantini e Isabel Allende sono le mie preferite ma non disdegno i grandi classici e spesso m’imbatto in alcuni libri che per qualche inspiegabile ragione mi restano nel cuore e poi torno a rileggerli più e più volte. Come “Follia” di Patrick Mc Grath, “Siddharta” di Hermann Hesse oppure “Ragione e sentimento” di Jane Austen.
Elisa: Come vedi il tuo futuro da scrittrice? Siamo curiosi, parlaci dei tuoi progetti futuri.
Corina Ardelean: Già leggere la parola “scrittrice” mi fa venire da sorridere. In realtà mi sento più una narratrice, credo che scrittrice mi sentirò davvero solamente quel giorno che m’imbatterò in un mio libro sullo scaffale di un supermercato. Sembrerà folle, ma per me è questa la massima espressione del successo. Quando un tuo libro esce dal confine naturale di una libreria e invade un territorio commerciale, di massa, io lo ritengo un traguardo. Intanto ho scritto un terzo libro che presto troverà casa. Nel frattempo ho in mente il prossimo. No, non credo che smetterò di scrivere. Le idee le ho di continuo, ogni giorno ho in testa una storia diversa. La scrittura è rimasta una valvola di sfogo, la mia finestra per evadere.