Elisa: Ciao Lidia, raccontaci un po’ di te, come e quando nasce la passione per la scrittura?
Ciao a tutti voi e grazie per l’accoglienza. Parlare di se stessi non è facile, sono una persona riservata, ma anche curiosa e con tantissimi interessi. Tra tutti, di più amo il cinema, che considero un’arte completa alla quale concorrono letteratura, fotografia, musica, moda. Per quanto riguarda la scrittura posso dire che per me non è arrivata come una passione. Mi spiego. Premesso che da ragazzina leggevo ininterrottamente a causa di un problema di salute che mi teneva solitaria a casa, in seconda media fui accusata dalla professoressa di lettere di aver copiato il tema e dovetti dimostrarle che si era sbagliata. In occasione del successivo compito in classe fui quindi sottoposta a un severo controllo e ricordo la meraviglia dell’insegnante di fronte alla nuova prova che attestava le mie capacità. Ricevetti molti complimenti e questo mi rese consapevole di possedere una predisposizione per la scrittura, un talento, diciamo, che nel tempo ho coltivato e al quale mi sono affidata spesso per superare tanti momenti difficili. La scrittura è la mia Tara, insomma, per dirla con la Rossella di Via col Vento
Elisa: Quali sono gli autori che sono stati un punto di riferimento per la tua formazione di scrittrice?
Come ho detto, mi sono formata coi romanzi dei grandi scrittori di libri per ragazzi: Malot, Alcott, Burnet, Salgari, Verne, Molnàr e via dicendo. In seguito è emersa la passione per i romanzi gialli e la fantascienza. In seguito ancora Stephen King e Zafon.
Elisa: Alcuni scrittori progettano la storia, il sistema dei personaggi, scrivono scalette, altri procedono in modo istintivo. Tu a quale categoria appartieni?
Posso dire di trovarmi in perfetto equilibrio tra le due categorie, considerato che a volte ho utilizzato scalette e progetti, altre volte ho lasciato che la storia venisse da sé. Ne Il delitto di via Crispi n. 21, per esempio, ho fatto anche io esperienza di quello che tanti scrittori raccontano, di quella leggenda secondo cui a un certo punto i personaggi prendono vita e ti indicano la strada da seguire. Un’esperienza davvero entusiasmante, che purtroppo non sempre si ripete. In conseguenza, quando mi siedo al computer cerco di avere almeno un’idea chiara di ciò che voglio scrivere.
Elisa: Il tuo romanzo è un giallo ad ambientazione storica. Siamo curiosi, come hai gestito le fonti? Ti sei documentata prima o durante la stesura? Qual è stata la difficoltà maggiore?
Diciamo che la Storia è stata parte preponderante dei miei studi e anche nella scrittura trovo che sia una base interessante da cui partire. Tuttavia non penso che il mio romanzo si possa qualificare come romanzo storico, poiché considero la ricostruzione del periodo da me fatta, ancorché basata su fatti accaduti, frutto di una libera immaginazione. Ho utilizzato, insomma, l’ambientazione come uno di quei fondali che si vedono a teatro, dove, magari, il vaso di fiori o il quadro alla parete, pur essendo solo dipinti, rendono l’idea di ciò che la scenografia vuole esprimere. Tuttavia, anche così, documetarsi è necessario. Io l’ho fatto di volta in volta, in rapporto agli argomenti che mi interessavano. La difficoltà maggiore è stata quella di un riscontro oggettivo nel modo di vivere dei napoletani in quei particolari giorni, delle loro vere emozioni, poiché spesso ho trovato queste specifiche informazioni o troppo inquinate dalla propaganda di regime o quasi inesistenti.
Elisa: Il Delitto di via Crispi n. 21 è stato proposto al premio Strega, condividi qualche particolare con i nostri lettori. Cosa stavi facendo quando hai ricevuto la notizia?
Ero a casa, purtroppo l’epidemia di Covid già sullo sfondo, e mi è giunta l’email del mio editore che me lo comunicava. Posso dire che ne ho ricevuto un senso di irrealtà, mi pareva davvero troppo, qualcosa a cui non avrei mai pensato. E subito dopo, ovviamente, ho provato anche una grande felicità e riconoscenza per chi ha creduto, editore compreso, che il mio romanzo potesse aspirare a un candidatura.
Elisa: Dai un consiglio a chi sta iniziando ad approcciarsi alla scrittura.
Fondamentale è leggere, si sa, ma questo lo do per scontato. Un altro consiglio è quello di confrontarsi con lettori disinteressati (non familiari o amici che ti vogliono bene) accogliendo soprattutto le critiche, poiché si impara da queste più che in qualsiasi altro modo. Infine, non svendersi a qualche editore a pagamento, solo per il gusto di tenere tra le mani una stampa del proprio lavoro. So che è difficile resistere, ma bisogna anche fare tesoro delle esperienze sbagliate che tanti hanno fatto. E ricordarsi che comunque, nella scrittura come in tante altre cose della vita, ci vuole impegno, ma anche un pizzico di fortuna.
Scegli uno scrittore del passato, puoi invitarlo a cena e porgli una domanda: qual è?
La scelta è piuttosto difficile, quindi mi oriento su colui che ha inventato il romanzo italiano, Alessandro Manzoni, a cui chiederei se si sarebbe mai aspettato che nel XXI secolo la sua opera, nata come manifesto contro l’occupazione austro-ungarica, costituisse ancora un saldo riferimento letterario per tanti scrittori. Credo però che si meraviglierebbe della quantità di romanzi che molti autori di successo oggi sfornano a mero scopo commerciale, senza che dietro vi sia, al contrario di ciò che intese fare lui, un’idea o messaggio forte da trasmettere.
E forse sarò impopolare, ma continuo a credere che proprio per questo la scrittura non debba essere considerata solo una professione.
Maria Elisa Aloisi
Lidia Del Gaudio – Napoletana, laureata in storia e filosofia, appassionata della letteratura mistery e della filmografia di Hitchcock, prima di dedicarsi alla scrittura, ha lavorato come responsabile delle Risorse Umane per una grande azienda di servizi. Dal 2014 pubblica due romanzi brevi (uno dei quali finalista a “Un libro per il cinema 2017”) e una raccolta di racconti. Nel 2015 si aggiudica il Garfagnana in giallo per il miglior racconto e nel 2017 il Gran Giallo di Cattolica col racconto “Metropolitana”, pubblicato sui Classici del Giallo Mondadori. Il suo ultimo romanzo “Il delitto di via Crispi n. 21” (Fanucci Nero Italiano) – proposto per il Premio Strega da Marcello Ciccaglioni – ha vinto il Garfagnana in giallo/Barga Noir 2019, per la categoria miglior romanzo edito, nonché il Premio letterario Toscana 2020. Altri premi: Premio Nazionale di poesia Giovanni Pascoli L’ora di Barga (premio biblioteca 2016) per la raccolta edita “Effimero”. 2 classificata al Premio Scerbanenco Lignano 2016.