Il senso di colpa ha da sempre affascinato i grandi della letteratura. Qual è la colpa descritta ne Il valore affettivo? È la colpa che cerca il castigo oppure è il castigo che cerca la colpa?
La colpa raccontata in questo romanzo affonda le radici nelle dinamiche familiari, e in particolare nel rapporto sororale: Bianca si ritiene responsabile della morte di Stella, l’adorata sorella che è scomparsa quando entrambe erano piccole in circostanze misteriose. Da quel momento, la sua intera vita si immola al tentativo di fare rivivere Stella. È sicuramente la colpa che cerca il castigo, quindi, ma cerca anche e soprattutto una tortuosa, impossibile via di redenzione.
Tu ti occupi di comunicazione e web marketing. Bianca sbobina interviste per una società che si occupa di ricerche di mercato. Cosa c’è di te nella tua protagonista?
Conoscere i meccanismi del marketing mi ha senz’altro aiutata a costruire le scene più legate ai temi del consumismo e del materialismo: un mondo, qui portato all’eccesso, in cui tutto (anche l’affetto) è merce, quindi ha un valore economico. Le uniche altre note francamente autobiografiche riguardano l’odio di Bianca per lo sport (come la capisco!) e l’endometriosi, malattia di cui soffre e da cui purtroppo sono affetta anche io da molti anni.
Hai scelto di narrare la storia di Bianca in prima persona, una scelta coraggiosa sotto il profilo emotivo. In recitazione c’è chi usa l’immedesimazione del metodo Stanislavskij chi, al contrario, lo straniamento. Qual è stato il tuo approccio per immergerti in tanta sofferenza e dare vita alla tua protagonista?
La prima persona è stata una scelta naturale e, direi, quasi obbligata. Volevo un narratore inattendibile ma avvolgente, che si mettesse completamente a nudo di fronte al lettore, in un flusso di coscienza iper-trasparente. Ho sempre cercato di mantenere, però, un certo distacco dal personaggio; ed è questo, forse, che mi ha permesso di affrontare il racconto dell’inesprimibile – la morte di chi amiamo, la sofferenza legata alla perdita.
Hai esordito con Einaudi, hai ottenuto la Menzione Speciale della Giuria alla XXXIII edizione del Premio Italo Calvino, che effetto ti fa tutto questo?
Dentro questo romanzo c’è una fatica enorme: notti insonni, scoramento, tempo sottratto ad amici, film, libri molto migliori di questo. C’è dentro, soprattutto, il lavoro di tante persone il cui aiuto è stato fondamentale. Allora arrivi qui e ti dici: ne valeva la pena. Ed è un sentimento strano, una miscela di incredulità, gioia, gratitudine. Ecco, direi soprattutto gratitudine.
Maria Elisa Aloisi
Note Biografiche. Nicoletta Verna è nata a Forlì ma vive a Firenze, dove si occupa di comunicazione e web marketing nel settore editoriale. È autrice di saggi e volumi su media e cultura di massa e ha insegnato Teorie e tecniche della comunicazione presso diversi atenei e istituti italiani. Il suo romanzo d’esordio Il valore affettivo ha ottenuto la Menzione Speciale della Giuria alla XXXIII edizione del Premio Italo Calvino.