Quattro chiacchiere con Bruno Balloni

Elisa: Come nasce l’amore per la scrittura?

Bruno Balloni: In realtà nasce come un’esigenza “terapeutica”. Alcuni anni fa attraversai un periodo difficile che mi portò a chiedere un sostegno psicologico. La terapeuta mi suggerì di mettere su carta pensieri, emozioni, sogni o incubi, insomma tutto ciò che mi passava per la testa. Beh, col tempo mi sono reso conto che scrivere mi piaceva e, passato quel periodo buio, ho continuato a farlo. Devo dire che una cosa mi è rimasta, non riesco a scrivere a “comando”, se non c’è qualcosa che mi nasce dentro, preferisco astenermi da digitare parole senza senso.

Elisa: Quali sono gli scrittori che più ti hanno ispirato? 

Bruno Balloni: Provengo da un Istituto Tecnico e il piacere della lettura è nato tardi, intorno ai trent’anni. I miei autori preferiti sono più “commerciali” che “intellettuali”, ricordo con piacere Stephen King, John Grisham, Michal Connelly e Wulf Dorn tra quelli stranieri; Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli e Umberto Eco, tra gli italiani. Tutti maestri, ciascuno col proprio stile caratteristico e inimitabile. Io sono ancora un “apprendista” con la speranza (o forse la presunzione) di maturare, magari col tempo, un mio caratteristico e inimitabile stile.

Elisa: Alcuni scrittori progettano la storia, il sistema dei personaggi, scrivono scalette, altri procedono in modo istintivo. Tu a quale categoria appartieni?

Bruno Balloni: Io alla categoria dei “casinisti”. Il mio metodo è estremamente dispendioso in termini di tempo. La prima stesura è del tutto istintiva, una brutta copia nella quale mi limito a definire l’intelaiatura della storia nella quale anche i personaggi sono solo “ombre”. Con la seconda stesura incomincio a rifinire trama e personaggi, ma è solo dalla successiva che il romanzo incomincia a essere leggibile. In tutta onestà ho provato anche a fare scalette e tutto quello che ne consegue, ma è stato tempo perso, già a metà del primo capitolo ero andato in tutt’altra direzione rispetto al progetto iniziale.

Elisa: Come è nata l’ispirazione per Innocent? 

Bruno Balloni: Dunque, l’idea nacque da un fatto di cronaca: l’uccisione avvenuta nei pressi di Milano, dell’autore della strage del mercato natalizio di Berlino del dicembre 2016. In quel caso, l’agente della Polizia sparò per difesa (il suo collega di pattuglia era stato ferito) e, nonostante l’esito infausto, fu trattato come l’eroe che aveva fermato un pericoloso terrorista ricercato in tutta Europa. Quel fatto mi provocò una serie di riflessioni umane e, per così dire, “professionali” che decisi di trasporre nel romanzo. Dagli stravolgimenti emotivi che può subire l’uomo che toglie la vita a un altro essere umano alle diverse interpretazioni, talvolta strumentali, di un concetto giuridico ben definito ma soggettivamente applicabile come la legittima difesa.

In quanto ex finanziere da sempre impegnato in attività di polizia giudiziaria non mi è stato difficile immedesimarmi in un tale scenario.

Elisa: Scegli uno scrittore (anche del passato) con cui andare a cena. Puoi fargli tre domande quali sono?

Bruno Balloni: Senza dubbio Umberto Eco, ma domande non gliene farei, gli chiederei solo di raccontarmi la sua esperienza di scrittore.

Elisa: Un personaggio della letteratura gialla o noir con il quale andresti in vacanza e perché (a proposito dove lo porti?)

Bruno Balloni: Una delle poche autrici che non amo è Patricia Cornwell ecco perché porterei in vacanza proprio Kay Scarpetta, magari riuscirebbe a convincermi sulle doti e le qualità del suo personaggio che finora mi è risultato del tutto indigesto. Dove la porterei? Beh, una settimana alle Cinque Terre e una tra Marzamemi e la val di Noto.

Bruno Balloni. “Sono nato a La Spezia il 22 maggio 1967, diplomato all’Istituto Tecnico Commerciale con una breve esperienza universitaria bruscamente interrotta quando “una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor”. L’invasore in questione era mia madre che mi dette ventiquattr’ore di tempo per decidere se studiare seriamente o andare a lavorare. Optai per la seconda ipotesi, mi arruolai nel Corpo della Guardia di Finanza nel lontano 1989 con l’intento di congedarmi al termine della ferma volontaria quadriennale per poi riprendere l’Università. Qualcosa mi deve essere sfuggito di mano perché il congedo lo ho avuto solo nel 2018 ed è stato per motivi di salute. Inutile dire che non ho mai più messo piede in una Università. Da giovane pensionato, con parecchio tempo libero. mi sono messo a scrivere cercando di dare un senso a ciò che un senso non ce l’ha e così ho pubblicato due romanzi “Il cuore nero della Sicilia” a ottobre del 2019 con Algra Editore e “Innocent” nel febbraio del 2020 con Project Edizioni Leucotea”.