Innanzitutto le diamo il benvenuto nella nostra rubrica. Più volte si è cimentato nella scrittura di romanzi storici su Roma antica, ma una saga su I sette Re è un’impresa davvero titanica, come le è venuta l’idea?
Be’, io scrivo di Roma antica ormai da parecchi anni, e dopo aver approfondito personaggi come Nerone (“Roma in fiamme”), Caligola (“Caligola”), Cesare (“Cesare l’immortale” e “Cesare il conquistatore”), Publio Cornelio Scipione e il suo scontro con Annibale (“Carthago”), tutti pubblicati da Mondadori, desideravo provare a far emergere dal limbo della storia anche gli anni della fondazione di Roma e il periodo dei primi sette re, uomini di cui tutti conosciamo i nomi a memoria per averli imparati a scuola, ma di cui in realtà sappiamo ben poco, anzi direi quasi nulla. L’impresa però era titanica, perché scrivere un solo romanzo sui sette re non mi avrebbe soddisfatto: volevo poterne scrivere uno per ciascuno di loro, recuperando tutto ciò che gli archeologi e gli storici (antichi e moderni) ci hanno raccontato su di loro. E questa, evidentemente, era un’impresa difficilmente affrontabile da un solo autore. Ma mettendo insieme una squadra di bravi scrittori le cose potevano cambiare, soprattutto considerando che sono abituato a lavorare come editor di progetti (per Mondadori, ma anche per serie televisive), coordinando più autori, e dunque ecco l’idea: scrivere sette romanzi sui sette re di Roma coinvolgendo altri autori per lo studio delle fonti e la scrittura delle opere, il tutto sotto il mio stretto coordinamento editoriale e autoriale.
Hanno lavorato al progetto ben quattordici autori. Quali sono stati i criteri di selezione per comporre la squadra?
Ovviamente non si può lavorare con così tanti autori se non si ha una profonda conoscenza reciproca, se non c’è empatia sotto tutti i punti di vista, se non si condividono esperienze comuni, se non si è abituati a seguire delle modalità di lavoro di un certo tipo. Per cui ho cercato gli autori da portare nel progetto fra quelli che conoscevo meglio, cresciuti nel tempo attraverso i miei corsi di scrittura, i miei editing sui loro testi, il lavoro su progetti narrativi ed editoriali che li hanno coinvolti su più livelli. Alla fine ho messo insieme una squadra di autori che si conoscono bene, di ottime qualità letterarie e stilistiche, che hanno da sempre l’abitudine ad avermi come punto di riferimento, e con i quali ho potuto dare avvio a un processo di lavoro organico e coeso, unico modo possibile per portare a termine un’impresa di questo genere. Consideriamo, infatti, che i sette romanzi escono tutti nell’arco di un solo anno, presso un editore importante come Mondadori, e anche questa era una sfida molto difficile da affrontare.
I romanzi della saga sono scritti a quattro mani, talvolta anche a sei. È stato difficile coordinare tutto?
Come dicevo, siamo un gruppo coeso, abituato a lavorare a progetti coordinati dal sottoscritto, e dunque alla fine il lavoro è stato molto impegnativo, questo sì, ma non difficile, perché gli autori hanno dimostrato tutti grande professionalità, oltre a capacità di adattamento e di confronto con gli altri davvero encomiabili. Se posso vorrei nominarli tutti, libro per libro, perché di sicuro sono loro i principali fautori di questo progetto: Guido Anselmi per “Romolo”, Flavia Imperi e Beppe Roncari per “Numa Pompilio”, Mina Alfieri e Scilla Bonfiglioli per “Tullo Ostilio”, Luca Di Gialleonardo e Liudmila Gospodinoff per “Anco Marzio”, Lorenzo Fontana e Andrea Tortoreto per “Tarquinio Prisco”, Davide De Boni e Maria Cristina Grella per “Servio Tullio”, e infine Paolo Leonelli e Alain Voudì per “Tarquinio il Superbo”.
Dei sette re qual è stato il personaggio storico che ha creato più difficoltà e perché?
Sono tutti personaggi molto particolari, ciascuno per un aspetto diverso. La vera difficoltà, che ha riguardato tutti, è stata la penuria delle fonti storiche e archeologiche, per cui abbiamo dovuto attingere soprattutto alla leggenda della fondazione di Roma e dei sette re, e cercare di rendere tutto coerente e plausibile con ciò che potrebbe davvero essere accaduto e che nel corso dei secoli ha dato origine a questa leggenda. Il che, posso assicurarlo, non è stato facile.
Parliamo del primo re: Romolo. Come si coniuga il romanzo storico con la leggenda che avvolge i due gemelli più famosi della storia italiana?
Tutto è partito da lì, e quello che ci ha impegnato di più è stato appunto cercare di districare i fatti reali, quelli che potrebbero davvero essere accaduti, con quelli leggendari, che tutti più o meno conosciamo. Abbiamo dovuto lavorare per cercare di dare un senso agli elementi più fantastici della leggenda, e tradurli in qualcosa di credibile, che potrebbe effettivamente essere successo. E questo anche se le fonti storiche da cui attingere sono davvero minime. Però abbiamo fatto un lavoro certosino, e crediamo di essere riusciti a dare una valida giustificazione reale (o almeno realistica) a tutti gli avvenimenti fantastici che hanno contribuito a creare la leggenda della fondazione di Roma e dei due famosissimi gemelli. Un esempio per capirci: in tutto il mondo la statua della lupa che allatta Romolo e Remo è vista come il simbolo stesso di Roma. La lupa capitolina, che interpreta la leggenda e ormai è entrata nell’immaginario collettivo. Ma ci siamo chiesti: che cosa può avere originato questa immagine? Qual è il fatto reale che potrebbe essere avvenuto che ha dato origine a questa parte della leggenda? Studiando le fonti antiche abbiamo scoperto che a quel tempo esisteva una donna, una prostituta, che esercitava il mestiere in una grotta chiamata lupercale. Lei stessa, a causa di questo, era chiamata Lupa. È stata lei a ritrovare i due gemelli abbandonati e ad allattarli, consentendogli di sopravvivere. Ecco allora che, con il tempo, la Lupa che allatta i gemelli è diventata qualcosa di più spettacolare da raccontare, trasformando una donna in un animale, quella lupa che tutti conosciamo grazie alla statua della lupa capitolina. Ebbene, questo processo di “reverse engineering” lo abbiamo applicato a tutte le fasi della leggenda della fondazione di Roma e di Romolo e Remo, e quello che ne è venuto fuori è un romanzo che cerca di raccontare come potrebbero essersi svolti davvero i fatti. Gli stessi che poi hanno generato, nel corso del tempo, la leggenda.
Maria Elisa Aloisi
Franco Forte è giornalista professionista, scrittore, sceneggiatore e consulente editoriale. Direttore Editoriale delle collane da Edicola Mondadori (I Gialli Mondadori, Segretissimo, Urania). È uno dei più importanti autori italiani di romanzi storici: ha pubblicato una ventina di romanzi, saggi e un manuale di scrittura per gli autori esordienti. È stato fra gli autori di alcune importanti serie televisive, come Distretto di Polizia, RIS: Delitti imperfetti e Intelligence e ha scritto sceneggiature di film come Giulio Cesare, trasmesso da Canale 5, Gengis Khan, andato in onda su Rete 4 e su Discovery Channel e Parasitic Twin. Dirige il magazine letterario Writers Magazine Italia e ha svolto un’intensa attività come traduttore.