Le Belve di M. Castagna e G. Sgardoli

Tre criminali senza scrupoli, un manicomio abbandonato, una classe di liceo in una storia di puro brivido.

Può una gita scolastica trasformarsi nel peggiore degli incubi?

È buio, l’oscurità è solida…Ma si può dire che “l’oscurità è solida”?

Non è certo il momento di farsi paranoie da prima della classe. Ho paura, non respiro.

Dov’è il mio inalatore???

Sono Lena.

“Ti prego, Sam, se sono nel tuo incubo, svegliati e tirami fuori di qui. Perché io so che non sto sognando, ma continuo a non credere a quello che vedo.”

Cosa farebbe Toretto al posto mio? Ma questo non è Fast & Furious e io ho solo una paura matta che mi paralizza le gambe e mi asciuga la bocca.

Sono Zerby.

Corro dentro il nulla, ad ogni mio passo sento che la terra che ho appena toccato viene inghiottita, è il Passato che sta fagocitando il Presente. Sarebbe un videogame fighissimo, se solo non fosse la realtà. Dio mio, mi avrai mica abbandonato? Non è possibile, non mi resta che continuare a pregare.

Sono Sam.

La mia sensibilità è anche la mia maledizione. Lo sapevo, lo sapevo che qui non dovevamo entrarci.

“Certi luoghi nascono malvagi, hanno l’inferno dentro. Non sono fatti per gli esseri umani. Bisognerebbe starne alla larga”: l’ha detto pure Fulci. Ed è colpa tua, bastardo, per colpa del tuo Passato siamo piombati in quest’incubo. Ma io ritornerò, manterrò la mia promessa.

Sono Giulia.

Leggo Le belve di Castagna e Sgardoli e sono Lena, un po’ Sam, poi Zerby e Giulia.

E anche tutti gli altri. Avverto il Male, come lo avvertono loro. Ho paura, voglio scappare,proprio come loro.

Ma da chi? O da cosa?

Dal Passato non si può fuggire, prima o poi tornerà a prenderti, a reclamare il suo posto nella tua vita.  E che sia un tunnel, un labirinto, un’antica villa di famiglia o un ospedale abbandonato, quando sarai lì, nel posto in cui è iniziata la fine, allora Lui ritornerà. E ci dovrai fare i conti.

Per quanto mi riguarda, mia figlia minore mi chiede da tempo di prendere un gattino.

Ma adesso proprio non me la sento.

Claudia Cocuzza