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Se Arianna, di Anna Visciani

Dalla quarta di copertina

Arianna è una ragazzina cerebrolesa grave. La sua vita è nelle mani di una mamma, un papà e due fratelli che raccontano la quotidianità di una famiglia normale, nella sua diversità.Intorno ad Arianna, portatrice di un handicap gravissimo, ruota la vita della sua famiglia: padre e madre neurologi, una sorella e un fratello venuti dopo di lei. Quattro voci che raccontano i drammi e la felicità di una vita “diversamente normale”, ciascuna da un punto di vista molto diverso, e si accordano armoniosamente grazie ad Arianna e all’amore che ognuno, a suo modo, prova per lei. Da una gravidanza serena che si ribalta nell’incubo di una patologia senza speranze di guarigione o di miglioramenti, Arianna vive nelle storie di Anna, Davide, Alice e Daniele, sconcertanti per la loro lucidità, tenerezza, crudezza, forza. Una forza che si sprigiona anche nella scrittura e che cattura il lettore, coinvolgendolo sin dall’inizio in una situazione ricca di umanità e dignità.Riflessioni profonde, emozioni forti e drammatiche, situazioni comiche e grottesche, sentimenti sinceri e naturali raccontati senza la censura del “politicamente corretto”, in un ritmo incalzante che tiene incollati alla pagina. E che ci fa interrogare, inevitabilmente, sulla vita.

Recensione

Tra i miei innumerevoli pregi non posso certo annoverare quello di essere una dalla lacrima facile.

Leggo Novecento, di Baricco, e non mi trattengo durante la scena in cui Novecento stesso decide che non scenderà dalla nave.

Oppure leggo Il Miglio Verde, di King, e mi dispero nella parte in cui John Coffey va incontro a un destino infame, percorrendo il suo miglio per andarsi a prendere le sue scariche di elettricità.

E poi basta. Le mie lacrime, in ambito letterario, non vengono sprecate per null’altro che non siano questi due episodi per me insopportabili.

Questo almeno fino a ieri.

Cos’è successo ieri? Vi chiederete.

Ieri ho finito di leggere Se Arianna, di Anna Visciani.

Fin dalla prima parola sono stata attentissima a non perdermi nessun refuso, e nessun passaggio noioso o inutile o incomprensibile, e nessun dubbio grammaticale o di forma. Insomma, ho cercato di mettere al primo posto, come sempre, la mia natura critica.

Ma, mi spiace dirlo, non ho trovato nessun refuso. E nessun passaggio inutile o noioso o incomprensibile.

Quello che ho trovato è uno strepitoso uso del linguaggio e della forma scritta, impeccabile e invidiabile tanto quanto l’uso della schiettezza, del cinismo, della realtà.

E ho provato a convincermi che è troppo facile scrivere la propria storia senza doversi inventare niente, senza dover combattere contro incongruenze, o contro personaggi che non stanno al loro posto, o ancora contro finali intoccabili e colpi di scena spiazzanti. Per di più affrontando una tragedia familiare straziante e sfruttando dei bambini per intenerire il lettore. Anna è una a cui piace vincere facile, ho pensato.

Ho fatto la dura fino alla fine, ci ho provato con tutte le mie forze. Poi ho ceduto. Ho dovuto cedere. E sono bastate due sole parole. Quel “dopo Arianna” che un lucidissimo Davide mi ha affondato nel petto quando pensavo che il pericolo di cedimento fosse ormai superato. Un genitore che prende in considerazione un “dopo figlio”. Atroce. Scendono due lacrime. Non riesco a rimandarle indietro.

Subito dopo, però, quelle due parole mi hanno dato sollievo perché io le stavo ingiustamente pensando, senza averne alcun diritto. E invece le ha scritte Davide. E le ha scritte Anna. E, se potesse, forse, chissà, le scriverebbe anche Arianna.

Novecento non può scendere dalla sua nave. John Coffey non può sfuggire alla sua sedia elettrica. Arianna non può alzarsi dalla sua carrozzina.

E ora non so più come uscirne.

Anna Visciani ha firmato un libro che si intitola Se Arianna. O forse va detto che questo libro è stato scritto da Anna, da Davide, da Alice e da Daniele. Quello che penso io, però, è che l’autrice di questa storia non può essere che Arianna. E io le voglio dire grazie.

Grazie perché per me sei stata molto importante, cara Arianna.

E grazie Anna per aver raccontato. Tutto.

Antonella LaBag Bagorda