Miti e modi di dire

La speranza è lultima a morire, perché è anche l’ultima a uscire. Nella mitologia greca viene raccontato di una giovane, Pandora, destinata a punire l’umanità per l’affronto rivolto a Zeus e tutto il Pantheon dovuto alla presunzione, dopo aver ricevuto il dono del fuoco da Prometeo, di essere allo stesso livello degli dei.

La punizione consiste nel far liberare da Pandora ogni male di cui l’uomo non aveva mai sofferto finché era stato in comunione con la divinità, sfruttando l’immensa curiosità della ragazza, alla quale per le nozze con Epimeteo (fratello dello stesso Prometeo) viene quindi regalato un vaso che non avrebbe mai dovuto aprire ma che, invece, apre, liberandone l’orrido e pestilenziale contenuto.

La speranza è sul fondo ed è l’ultima a uscire, pertanto sarà anche l’ultima a morire.

Un’altra spiegazione deriva da un motto latino, La Speranza è lultima dea, che riprende a sua volta un altro mito greco in cui la Dea della Speranza è l’ultima ad “abbandonare” gli uomini in favore dell’Olimpo.

Si potrebbe dire li abbia piantati in asso… o si dice Piantare in Nasso?

Nel mito di Teseo e il Minotauro, l’eroe non sarebbe potuto uscire vivo dal famoso Labirinto costruito da Dedalo per Minosse come rifugio della mostruosa creatura, se non fosse stato per la principessa Arianna (o Ariadne), che come pegno per aver aiutato Teseo voleva lasciare la corte sanguinaria del padre per raggiungere la terra del giovane.

Da questo punto in poi vi sono più varianti del mito: in una versione Teseo e Arianna si sarebbero dovuti sposare, ma lui si tira indietro e la abbandona; in un’altra è il Dio del vino, Dioniso, a ordinare all’eroe di lasciarla.

Ad ogni modo, il finale è lo stesso: Teseo la “pianta” in Nasso (l’isola su cui le versioni concordano sia stata lasciata la principessa).

Ferita, pare che Arianna abbia poi maledetto il suo ex-possibile-promesso, facendo sì che si scordasse di innalzare la bandiera con la quale avrebbe dovuto avvertire il padre, Egeo, che era di ritorno vivo.

Così l’uomo, colpito nel suo tallone d’Achille, si sarebbe suicidato buttandosi da una scogliera nell’in-suo-onore odierno mar Egeo.

Anche se forse nel contesto è prematuro parlare di Achille, visto che il semidio nascerà dopo la morte di Egeo e solo dopo la sua, di morte, nascerà il detto Tallone dAchille per riferirsi al punto debole di qualcuno, che in ogni caso per Egeo era il figlio.

Arriviamo alla Guerra di Troia e allo scontro finale tra Achille ed Ettore: poco prima di spirare Ettore predice ad Achille che verrà ucciso da una freccia, evento a dir poco impossibile dal momento che l’eroe era stato immerso dalla madre, nonché nereide (ninfa marina) Teti, nel fiume infero Stige, le cui acque lo hanno reso invulnerabile… ma forse non del tutto.

Quindi da “impossibile”, la morte di Achille diviene solo “improbabile” ma se è il Dio dell’arco, Apollo, a guidare la mano del tiratore diviene “assolutamente inevitabile” che l’eroe venga colpito proprio nell’unico punto che non era stato immerso nella acque dello Stige, ovvero il tallone.

È come se Achille avesse avuto un Trojan Horse (il malware), una “svista” costatagli cara.

Ma il nome del malware non è lo stesso affibbiato allo stratagemma usato da Ulisse per infiltrarsi nella città di Troia, facendola definitivamente cadere?

Silvia Costanza Maglio