“E Il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire.”
(Franco Battiato – Prospettiva Nevski)
Permettetemi di introdurre il post con un omaggio al grande cantautore Franco Battiato, recentemente scomparso, che, a suo modo, ha contribuito sostanzialmente alla mia ricerca.
Il maestro infatti mi insegnò che, una volta abbandonata la mente temporale, il crepuscolo dell’alba coincide con il tramonto, e allo stesso modo la notte, il sonno e l’oscurità entrano nella dimensione dell’oblio.
Ciclicità
Come già anticipato nel mio precedente post, tali similitudini evidenziano momenti correlati della nostra esperienza: tramonto, crepuscolo, alba, portano alla rilettura del vissuto in termini di similitudine, affinità, omotetia.
In questa visione emergono anche le ciclicità che caratterizzano la nostra esistenza, corsi e ricorsi della storia, sia cicli che si concludono in un giorno o meno, come pure cicli più ampi, mensili, annuali… ma non solo.
Vi sono ciclicità che magari ci sfuggono eppure accadono, magari sono molto ampie e coprono ere o stagioni.
Ogni ciclicità è caratterizzata da una frequenza, ma anche da un’energia: l’intensità con cui è vissuta.
Proprio per aumentare il senso e la forza di certe frequenze è costume istituire le festività, molto sentite soprattutto se enfatizzate da rituali, anzi, proprio nell’ambito religioso, e qui parlo di tutte le religioni, si cerca mediante le ricorrenze di ricreare momenti forti che ci riconducono ad una sorta di “tempo sacro”, un tempo congelato, un tempo senza tempo, momenti che si vorrebbe non finissero mai.
Persistenza
Questa affinità tra momenti della vita è stata per molti anni un richiamo ad una riflessione che mi ha portato progressivamente ad una sintesi di una idea che un tempo chiamavo “Risonanza temporale”.
Tale idea deriva dalla presa di coscienza di quella che definisco “Persistenza”, ossia quello stato mentale in cui si ricollegano momenti temporalmente distanti, formando così un tutt’uno denso di significati: una “porta del tempo”.
Persistenza è anche, e non a caso, il titolo dell’opera fotografica di Annalisa Scarpa, pittrice e fotografa.
È l’inizio di un lungo ed articolato cammino di analisi che si declina in svariate opere fotografiche realizzate con la tecnica del light painting, tecnica in cui si utilizzano fonti luminose mobili per illuminare parti di una scena fissa davanti alla fotocamera con l’obiettivo completamente aperto, esposizioni che durano trenta minuti o più.
Al centro dell’opera è riprodotto un quadro ad olio, autoritratto dell’autrice con degli anemoni sul fondo. Gli anemoni simboleggiano il vento, essenza impalpabile come il pensiero e i ricordi; vi sono poi delle facce che emergono dall’oscurità, forse rappresentazioni di momenti vissuti.
Nello spazio circostante il quadro si notano una serie di oggetti che, durante l’esposizione, vengono a più riprese spostati dalla loro posizione ed illuminati in vario modo, producendo così varie copie dello stesso oggetto nella foto per dare l’idea sia di rappresentazione atemporale che di apparente dinamismo.
È un sovrapporsi di vari momenti che, impressionati tutti nella stessa esposizione, vanificano l’ordine temporale imposto dalla nostra memoria.
Virtualità
Tra i vari oggetti rappresentati l’attenzione viene dirottata verso alcuni, che potremmo definire ‘quasi simboli’ archetipici:
- un bicchiere in vetro, oggetto contenitore evidentemente vuoto che rammenta l’assenza di un contenuto;
- un libro, scrigno della conoscenza che non vuole essere dispersa;
- le perle, che nel vissuto di molti evocano ricordi di momenti importanti, pendono dondolanti come la pendola immobile di un orologio inutile.
In persistenza possiamo ritrovare lo spunto per molti interrogativi: l’introspezione del soggetto ritratto, la disposizione anomala degli oggetti, il buio della notte, rappresentazione dell’oblio, trafitto dalle alte luci che rivelano oggetti appartenenti a più momenti sovrapposti, congelati in un’unica immagine.
Quest’opera pare la rappresentazione di un sogno, in realtà vuole essere molto di più: descrive lo stato di coscienza in cui il soggetto si accorge dell’esistenza di collegamenti meta temporali tra situazioni vissute in momenti differenti, seppur affini tra di loro.
Nell’immagine gli oggetti assumono consistenza eterea, evanescente, quasi fantasmatica. Il libro, evidentemente sempre lo stesso, compenetra e viene compenetrato dai vari oggetti.
Il soggetto è in raccoglimento, intento in una profonda riflessione interiore e gli indizi sul significato che ricerchiamo sono proprio queste immagini lattescenti, ectoplasmatiche, scampoli di vari istanti di realtà, di cui il libro è a sua volta parte primaria: nelle sue pagine troviamo codificata una realtà doppiamente virtuale di un tempo narrato che il soggetto sta forse rivivendo nella sua immaginazione, immaginazione che risulta proiettata nella realtà del sogno, forse incubo, rappresentata nella foto.
Il libro infatti è qui oggetto virtuale, non fisico: il suo testo, che si realizza nella lettura, è a sua volta virtuale perché rivissuto nella persistenza della memoria.
La ricerca del tempo
In questo turbinio di immagini ed idee manca il tempo, si tratta quindi di una realtà virtuale che non lo contempla.
Il tempo è il grande assente, viene alluso, ma non è presente, forse esiste un prima, la realtà rappresentata dal quadro, ma è mai esistita? Forse esiste un dopo, la rappresentazione fotografica, ma non ne siamo affatto sicuri.
L’unica cosa che emerge è l’atto di introspezione, la ricerca della sintesi, la ricerca della persistenza dell’io nel soggetto pensante al di là del tempo.
Perché del tempo qui davvero non v’è traccia.
A questo punto ci si può chiedere se abbia senso, se sia utile una visione meta temporale della nostra esistenza e di tutta la storia del genere umano.
È evidente che ai fini pratici della vita quotidiana tutta questa costruzione è praticamente irrilevante.
Invece dal punto di vista filosofico ermeneutico e della spiritualità, si può arrivare a fornire un’interessante chiave di lettura per molti argomenti sapienziali presenti nelle scienze tradizionali… e non solo.
Ma qui la materia rischia di diventare troppo complessa.
Una sola cosa mi preme trasmettere: la dimensione temporale in cui viviamo è solo un aspetto di una realtà molto più vasta in cui il tempo non ha alcun ruolo. I momenti della vita altro non sono che fotogrammi di un film, pagine di un libro scritte da sempre.
HGD
PS.: La ricerca nella realtà meta temporale prosegue come accennato nelle opere successive del ciclo “Le porte del tempo”, alcune delle quali sono visibili in questi giorni presso la Galleria “Itinerante 2021”, Rio Terrà Della Carità 1046 Dorsoduro Venezia, Tutti i pomeriggi dal Mercoledì alla Domenica, dalle 15 alle 19 fino al 30 Giugno 2021. Entrata Libera.