Finalmente l’11 giugno è arrivato.
Suona la campanella, la scuola è finita anche su questo ultimo giorno qui in Piemonte.
Tranne per i maturandi, che devono tener duro ancora un po’ per fare gli orali dell’esame di stato, anche quest’anno scolastico si può ritenere chiuso, chiudere il libro e aprire la mente alle vacanze.
Dal suono di quell’ultima campanella passano 15 giorni ed arriva il giorno delle pagelle.
Quei mega tabelloni che una volta venivano appesi fuori dalla scuola, e che attendevamo con ansia tutti insieme per sostenerci, ora arrivano via mail.
Un pdf con gli esiti, pagella telematica, e risultato finale dell’anno.
Non ammesso.
Questo è il risultato della pagella che Luca, nome di fantasia, si è ritrovato a leggere.
Luca non è un ragazzo normale, è un ragazzo fantastico, è un asperger con un cuore grande come una casa, che ama la filosofia e che vorrebbe un giorno diventare professore anche se “Adesso non lo so più, non sono convinto…”.
Eh sì, perché questo esito così negativo non se lo sarebbero mai immaginato quest’anno. E un po’ l’ha segnato.
Scorri la tabella dei voti e vanno tutti dal sei all’otto, con l’eccellenza del nove in inglese perché è un appassionato di giochi di carte di strategia online, e a quei giochi si gioca con gente di tutto il mondo e l’inglese lo allena e lo parla tutti i giorni.
Tre materie son peggiorate e peggiorano la situazione, un cinque, poco male, e 2 quattro.
“Sfatiamolo il mito che gli asperger son geni in matematica” – dice sua madre ironicamente – “Lui è bravo in altro. Ha 9 in inglese e 7 in latino che altri lo sognano, a casa lo senti parlare al computer e io mi stupisco di come riesca a parlare così bene una lingua straniera”.
Luca infatti è portato per le materie umanistiche, storia, arte, filosofia, italiano e inglese son i voti più alti della pagella, ama la filosofia, gli piacerebbe studiarla all’università, gli piace leggere i libri e pensare. Ed ora?
Quest’anno è stato difficile per tutti, sotto molti punti di vista. Le difficoltà della pandemia, le mascherine, presenza, non presenza, la DAD non hanno aiutato sopratutto quelle situazioni, come queste, di alunni con disturbi dello spettro autistico, sebbene ad alto funzionamento. Quei disturbi che causano emicranie, notti insonni, episodi depressivi e assenze da scuola, tante e forse mai capite profondamente, ma sempre giustificate dal neuropsichiatra che lo segue, non hanno aiutato quest’anno. Nemmeno in DAD, perché poco cambia se puoi seguire la lezione da casa, se non hai dormito o hai un’emicrania che ti fa scoppiare la testa, la lezione, nemmeno dal letto riesci a seguirla.
“Il mio anno è stato più o meno nella norma per quello che ho passato gli ultimi anni. Tante assenze ma tutte giustificate, voti buoni ma non per forza incredibili, e così via. Non riesco a capire cosa sia cambiato dagli anni prima per cui han deciso di bocciarmi, ovviamente senza contare l’anno scorso in cui ero promosso in automatico, sopratutto perché non mi è stato mai detto nulla di negativo nelle settimane prima e pensavo di essere in buoni rapporti con tutti gli insegnanti e la scuola.” – dice Luca – “Non mi interessa neanche tanto il dovere rifare un anno, dopotutto alle medie ne ho già perso uno per le assenze quindi è una cosa che ho già passato, sono per lo più dispiaciuto di perdere una classe con cui mi son trovato in buoni rapporti per 3 anni viste le mie difficoltà a rapportarmi con i coetanei, in più vorrei avere quantomeno una giustificazione sul perché hanno fatto questa scelta.”
È questo il pensiero consapevole di Luca.
Tre anni, in adolescenza, importantissimi per creare amicizie e portare dei rapporti con coetanei per poter uscire dalla bolla emozionale che, nel suo disturbo Asperger, si sa, inficia le interazioni sociali, ma sono caratteristiche che, proprio come l’inglese, se allenate e stimolate nel modo corretto si riescono ad allenare e migliorare.
In questo l’ambiente che lo circonda, ed il suo potenziamento, aiutano molto nell’evoluzione emotiva e sociale di questi ragazzi.
Ad oggi l’offerta però della scuola che lo seguiva è stata solo di metterlo nella classe differenziata, e questo è un depotenziamento enorme, e non un aiuto. Andare alla differenziata non gli permetterebbe di avere un diploma, di poter esser indipendente in futuro e di seguire il proprio sogno. E con questi voti nelle materie umanistiche sarebbe un vero peccato.
“Ormai Luca non ci vuole più tornare in quella scuola, non si fida più, ha subito il trauma” dice la madre. E lui stesso commenta “Non so cosa aspettarmi dal prossimo anno, l’idea era sempre stata quella di cambiare scuola a fine anno, però ora sono molto più incerto sul da farsi.”
Perché quello che doveva essere un luogo sicuro per lui, dove poter crescere è diventato un luogo in cui non si sente accolto e protetto ora.
«Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri»
Parafrasando Orwell per me “Siamo tutti unici, ma alcuni son più unici di altri”.
Ognuno impara, vive, percepisce il mondo in modo diverso gli uni dagli altri, chi è più “normale”, cioè che rientra nella norma, e chi è più unico di qualcun altro.
E in questa unicità, rarità ed eccezionalità, dobbiamo saperci inserire per poter interagire. Vanno adattate le metodologie di insegnamento, di approccio e di interazione, lavoro che sanno bene gli educatori, quelli bravi e attenti, come i ricercatori che stanno facendo grandi passi in avanti per capire come poter aiutare l’apprendimento in bambini e ragazzi con particolari disturbi di apprendimento, dai BES, ai DSA, ai gifted.
«La scuola non influisce solo sulla preparazione dei nostri bambini, ma sulle persone che sono e diventeranno: li nutre, li cambia, li plasma. Un alunno su cinque presenta oggi autismo, dsa o ritardi. È importantissimo che gli adulti che affiancano i bambini siano ben consci dell’enorme potere che è nelle loro mani». Dichiara Daniela Lucangeli, Prorettrice dell’Università degli Studi di Padova, professoressa di Psicologia dello sviluppo ed esperta di psicologia dell’apprendimento in un’intervista che potete trovare qui.
La didattica inclusiva dovrebbe promuovere negli individui il desiderio di apprendere in modo strategico e la promozione di un orientamento permanente all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, secondo modi personali e flessibili (Ghedin, 2014).
La didattica inclusiva rappresenta, dunque, il possibile (e auspicabile) scenario di una scuola di qualità capace di offrire a tutti gli studenti opportunità di essere ed imparare secondo differenti attitudini e potenzialità.
La progettazione inclusiva è significativa dal momento che essa riguarda il miglioramento dei processi di insegnamento e di apprendimento e degli ambienti per promuovere l’apprendimento considerando, da un lato, gli studenti nel loro contesto educativo, e dall’altro, il sistema per supportare l’intera esperienza di apprendimento (Ainscow e Miles, 2008).
“Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”
Don Lorenzo Milani
La situazione rispetto alla situazione descritta da Don Milani è diversa, ma il fulcro del discorso è sempre il medesimo, la scuola non può perdere un solo alunno, altrimenti è il fallimento della scuola stessa.
Le varie riforme scolastiche hanno portato la scuola italiana ad essere quel che è oggi, una gestione burocratica più che umanistica di persone e alunni, numeri, prove, voti, non persone.
Solitamente la differenza la fanno i singoli insegnanti, docenti di sostegno o educatori, che prendono a cuore le persone e riescono a trasmettere ed integrare, anche nel resto del corpo docente, le necessità ed il valore del singolo da valorizzare. Un lavoro che va fatto in sinergia, e se non completo di tutti gli ingranaggi, fa presto a incepparsi.
Un obiettivo dell’educazione, secondo il rapporto Delors dell’UNESCO del 1996, dovrebbe essere quella di educare non solo futuri individui con competenze, sociali e lavorative, ma i futuri cittadini del mondo.
Ma se a un futuro cittadino viene tolta la possibilità di essere educato come parte attiva di questo mondo, che mondo stiamo costruendo?
“Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente.
Temple Gradin, ingegnere zootecnologa, Asperger ad alto funzionamento
Einstein e Mozart e Tesla probabilmente avrebbero una diagnosi di autismo al giorno d’oggi.”
P.S.: Sono convinta che Luca diventerà un grande professore, con un percorso unico del suo genere, specifico della sua unicità e potrà aiutare nel futuro altre generazioni a guardare il mondo attraverso i suoi occhi.
P.S.S.: il nome Luca non è casuale, liberamente ispirato dal nuovo film della Disney.
Linkografia:
La pandemia dei disturbi del neurosviluppo:
https://www.youtube.com/watch?v=p-8tEutT6Lk
Lectio magistralis: gli effetti del potenziamento nelle learning disabilities:
https://www.youtube.com/watch?v=cwMCEUwVwj8
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000109590
Alessandra Collodel