• Come stai?
  • Male! Dolori in tutto il corpo, non ne posso più, poi stanchezza
  • Vedrai, starai meglio domani e presto guarirai
  • Non guarirò! da questa malattia non si guarisce!
  • Sempre pessimista tu!
  • Ma è la verità!
  • Il mio medico dice che la fibromialgia è nella tua testa

Così viene liquidato un paziente, e isolato dagli amici, una persona afflitta da Fibromialgia, un male fino ad oggi incurabile, forse perché mai preso sul serio dalla medicina ufficiale, ma che arricchisce tanti sedicenti “guaritori” olisti, naturopati, erboristi, psicologi, farmacologi e quant’altro, ma non solo: produce un considerevole e irrinunciabile business alle case farmaceutiche in termini di farmaci e integratori.

Questo male è stato annoverato come “sindrome” e, come tale, non gode di alcun beneficio sanitario: nessun riconoscimento di invalidità. Farmaci, cure ed esami a carico del paziente, afflitto da dolori spesso insopportabili e continuativi, stanchezza cronica (CFS) causata dal mancato riposo, e, nella maggior parte dei casi, inabile al lavoro, quindi a carico di provvidenziali parenti diretti o indiretti.

Dal 1970, anno in cui è stato attribuito l’attuale nome a questa malattia, ma le cui origini risalgono ai primi del 700, oltre 300 milioni di persone (accertate), in prevalenza donne, sono afflitte da questo male, sotto la quasi totale altrui indifferenza: è una malattia invisibile, quindi, come ai tempi di Semmelweis, “non esiste” oppure è “psicologica” (ved. articolo La verità nascosta che salva la vita, tempi in cui, secondo i “dotti” viennesi, non potevano esistere microorganismi invisibili, quali batteri e virus).

Malgrado gli ammonimenti di Freud “Non guardate solo il male apparente del vostro paziente, ma dentro di lui, nell’anima”, la classe medica, a qualunque livello, raramente è vicina a questa categoria di pazienti, anzi, prendendo fin troppo alla lettera le parole di Freud, liquidano il paziente quale malato immaginario, rimandandolo allo psichiatra o allo psicologo, dopo averlo sottoposto a decine di inutili esami standard di laboratorio.

Nessun tipo di esame può rilevare la presenza di questa sindrome, né accertare lo stato di invalidità del/della paziente: solo un test empirico con la digito-pressione dei 18 tender-points (punti dolorabili legati alla patologia fibromialgia, in cui si scatenano almeno 11 su 18 punti di dolore nel corpo), in ogni caso non determinante ai fini della certificazione della malattia.

Ma la Medicina dei Volenterosi (e soprattutto dei Volontari) non si è mai scoraggiata e, in tutto il mondo, sono in opera studi, ricerche ed esperimenti, che producono qualche sorta di risultato utile per ricerche più approfondite.

Ed è proprio nel corso di uno studio condotto in Inghilterra nel 2021, che è emersa un’evidenza confortante, un traguardo atteso: individuare l’origine della malattia. I ricercatori hanno iniettato nei topi anticorpi di persone affette da fibromialgia, e hanno osservato che i roditori hanno sviluppato rapidamente i sintomi tipici della malattia, tra cui una maggiore sensibilità al dolore, debolezza muscolare e riduzione dei movimenti. I sintomi sono cessati dopo poche settimane, quando il loro organismo ha eliminato gli anticorpi iniettati. Al contrario, nei topi in cui sono stati iniettati anticorpi di persone sane, non è comparso alcuno di questi sintomi.

Questo dimostra, come spiegato dai ricercatori, che gli anticorpi mettono in atto reazioni deleterie per l’organismo. Deduzione : la Fibromialgia è, con ogni probabilità, una malattia Autoimmune, ossia una patologia caratterizzata da una reazione scorretta del sistema immunitario, che attacca e distrugge i tessuti sani del nostro organismo riconoscendoli come estranei per errore.

I ricercatori inoltre propongono un indirizzo terapeutico : gli “Anti-Anticorpi” o immuno-inibitori.

“Questa scoperta suggerisce fortemente che le terapie che riducono i livelli di anticorpi nei pazienti possono essere trattamenti efficaci. Tali terapie sono già disponibili e vengono utilizzate per trattare altri disturbi causati da autoanticorpi. Stabilire che la fibromialgia è una malattia autoimmune trasformerà il modo in cui vediamo la condizione e dovrebbe aprire la strada a trattamenti più efficaci per i milioni di persone colpite. Il nostro lavoro ha scoperto un’area completamente nuova di opzioni terapeutiche e dovrebbe dare una speranza reale ai pazienti con fibromialgia”. Così hanno concluso i ricercatori.

Un potenziale passo avanti quindi nella comprensione della fibromialgia, disturbo caratterizzato da dolore, debolezza muscolare e affaticamento cronico che colpisce mediamente una persona su 40 nel mondo, nell’80% dei casi donne: si tratterebbe dunque di un disturbo del sistema immunitario e non di natura nervosa, come sbrigativamente molti medici e “specialisti” asseriscono per togliersi di torno un incomodo paziente. Insomma sembra configurarsi come una malattia autoimmune come il diabete di tipo 1 o la tiroidite.

Lo suggerisce questo studio del quale stiamo parlando, condotto dagli esperti del King’s College di Londra, pubblicato sul Journal of Clinical Investigation, secondo cui, come abbiamo testé esposto, iniettando in topolini gli anticorpi raccolti dal sangue di pazienti fibromialgici, i roditori iniziano a manifestare i sintomi della fibromialgia per un certo periodo di tempo, fin quando il loro organismo non si ripulisce dagli anticorpi iniettati. Tra I sintomi scatenati da questa ‘’trasfusione’’ di anticorpi, gli esperti hanno rilevato una aumentata sensibilità al dolore, debolezza muscolare, riduzione dei movimenti.

Quando gli esperti hanno iniettato anticorpi di persone sane nessuno di questi sintomi è comparso nei topolini. La sintomatologia è stata simile in tutti i casi in cui gli anticorpi iniettati erano di pazienti, indipendentemente dalla loro provenienza geografica.

Questo dimostra che gli anticorpi mettono in atto reazioni deleterie per l’organismo che ora gli scienziati cercheranno di individuare. Nel frattempo, spiegano, poiché già esistono delle terapie per tenere a bada gli anticorpi in altre malattie autoimmuni, la speranza è che con questa scoperta si possa accelerare lo sviluppo di nuove cure per la fibromialgia in tempi relativamente brevi.

Già nell’Agosto 2020, un articolo, pubblicato sulle pagine della rivista Journal of Clinical Medicine, e firmato dalla prof.ssa Marzia Dolcino dell’Università di Verona, ebbe il pregio di indagare i percorsi molecolari che sottendono all’origine della fibromialgia da una moderna prospettiva, avvalendosi di una tecnica di indagine di tutto il genoma e restituendo ai ricercatori italiani un quadro completo e accurato della patologia.

“L’innovazione del nostro lavoro sta nel fatto che esso rappresenta la prima dimostrazione sperimentale che la fibromialgia è in realtà una malattia che presenta aspetti di tipo autoimmune”, spiega il prof. Puccetti. “Esistevano già alcune evidenze indirette che lasciavano ipotizzare un fenomeno di questo tipo: per esempio, il fatto che la fibromialgia prediliga il sesso femminile, o che spesso in altre sindromi autoimmuni si riscontri una componente fibromialgica; o ancora che in percentuali variabili di pazienti siano stati identificati autoanticorpi come quelli contro i marcatori precoci della sindrome di Sjogren o della malattia tiroidea autoimmune. Tuttavia, finora, la base autoimmune della fibromialgia non era mai stata accertata”. I risultati di questa ricerca sono stati sicuramente propedeutici e input ai ricercatori londinesi nell’anno successivo.

Circa dieci anni fa il dott. Piercarlo Sarsi Puttini, Specialista in Reumatologia dell’Ospedale Sacco di Milano (peraltro Presidente dell’ AISF-onlus, Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica), considerato fra i più esperti specialisti in questo campo, in un’intervista affermava : “La natura di questa sindrome, potrebbe essere derivata da una predisposizione genetica”. E forse ci aveva preso: Una mutazione genetica potrebbe essere all’origine del male.

Molti studi “off-line”, oltre quelli citati, sono riusciti a orientare l’attenzione fuori dalla psiche, che sappiamo essere un’aggravante di qualunque malattia. La psiche può guarire e ammalare, ma raramente è la causa principale di una patologia. La psiche ha fatto molto comodo a una certa categoria di medici e specialisti per avanzare diagnosi sbrigative e superficiali, basate sull’esperienza accademica. “Si faccia seguire da uno psicologo e trarrà giovamento”, la sentenza “post-freudiana” ricorrente, che già dalla seconda metà del ’900, era rivolta agli epilettici, prima che questa malattia fosse individuata, circoscritta e riconosciuta. Questa frase è fin troppo nota ai due milioni e più di donne italiane, afflitte da questa vera e propria malattia invalidante che rende impossibile una vita normale, e che intacca enormemente il portafoglio: la malattia non è ancora riconosciuta nella maggior parte dei paesi nel mondo (men che mai in Italia), ma rende congrui incassi alle major farmaceutiche. Non a caso la fibromialgia è nota come “la malattia dei ricchi”.

La speranza, incoraggiata da quest’ultima ricerca londinese, sicuramente indirizzerà gli scienziati in un’unica direzione e speriamo dissuada i soliti “specialisti superficiali” (leggi saccenti ndr) dal proferire consigli inadeguati. Speriamo altresì che in tempi brevi possa essere messa a punto una terapia che renda la vita qualitativamente accettabile e praticabile, ma, soprattutto, restituisca credibilità e dignità a costoro, vittime di un male, da oltre 50 anni, invisibile e non rilevabile dagli esami di laboratorio, ma, non per questo, inesistente o meramente psichico.

Vincent

Scrittore, Musicista, Informatico

Fonti : reumatologia.it (Società Italiana di Reumatologia)
– Sky TG24 https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2021/07/05/fibromialgia-studio-origine-sistema-immunitario
– osservatoriomalattierare.it