Crampi, dolori addominali, flatulenza e meteorismo, diarrea e/o stipsi, alternate: sono tutti sintomi di un disagio che non riguarda solo l’intestino, anche se la loro manifestazione rimanda a questo distretto corporeo, e che hanno un’incidenza talmente elevata sulla qualità della vita di chi ne è affetto da risultare invalidante, tanto da provocare in certi casi l’insorgenza di sindromi depressive.
In passato si parlava di “colite spastica” o di “colon irritabile” e si riteneva che fosse una manifestazione psicosomatica dell’ipocondria o dell’eccessiva emotività di chi ne soffriva.
Oggi si sa, invece, che non è solo l’intestino a essere coinvolto.
C’è innanzitutto un aumento della permeabilità della mucosa intestinale, che non riguarda solo il tratto del colon.
La mucosa intestinale assolve a vari compiti, tra cui l’assorbimento dei nutrienti, precedentemente scomposti e digeriti; la secrezione di muco, di enzimi proteolitici e di peptidi ad azione antimicrobica, che hanno il compito di eliminare e intrappolare eventuali agenti nocivi che riescono a raggiungere l’intestino; infine partecipa essa stessa alla digestione di alcuni alimenti e all’assorbimento di acqua a livello del crasso.
Alla mucosa intestinale è associata la più estesa sezione del sistema immunitario, il MALT, che protegge tutte le mucose dei vari distretti dell’organismo (oltre l’intestino, l’apparato urogenitale, i polmoni, gli occhi e la pelle): l’alterazione della permeabilità della mucosa intestinale provoca l’attivazione del sistema immunitario, con rilascio di linfociti T e B, plasmacellule e macrofagi, sia in situ che a livello di altri distretti corporei, perché i componenti del Malt, sebbene anatomicamente separati, non lo sono funzionalmente: questo è il motivo per cui, ad esempio, un cibo a cui siamo allergici può provocarci starnuti e rush cutaneo. L’attivazione del Malt comporta lo scatenarsi della cascata infiammatoria, da cui poi dipendono le manifestazioni sintomatiche.
Ci sono ovviamente dei fattori scatenanti o predisponenti, come anche delle accortezze da associare alla terapia farmacologica del disturbo.
Valutiamo l’identikit del paziente tipo che soffre di IBS: donne, in percentuale più alta rispetto agli uomini, di età compresa tra i 15 e i 50 anni, vita piena di impegni sociali/familiari e lavorativi, fonte di stress. Allora l’IBS ha origine psicosomatica? No, non vuol dire questo, ma è appurato che uno stile di vita frenetico impatta negativamente sulla funzionalità del sistema immunitario, provocando una serie di disfunzioni associate all’attivazione della cascata infiammatoria. Se a questo aggiungiamo un’alimentazione sregolata, la probabilità di sviluppare una patologia legata a infiammazione cronica aumenta vertiginosamente.
Come ho più volte ribadito, l’intestino è il nostro secondo cervello e mantenere in buona salute il microbiota è il primo passo per il raggiungimento di uno stato di benessere generale.
La prossima volta parleremo di rimedi fitoterapici per il trattamento dell’IBS, sia in acuto che in mantenimento, e di alimentazione specifica.
#prendetevi cura di voi
Dr.ssa Claudia Cocuzza