La figura professionale del coach motivatore può sembrare un’espressione americana poiché noi siamo abituati a pensare che il cambiamento personale è basato tutto sulla volontà di cambiare.
La volontà è fondamentale, certo, ma a volte si rimane bloccati o comunque nel medesimo stato.
Le aree di cambiamento personale sono molteplici: personale, relazionale, sportivo.
Un atleta che non riesce a superare il record personale, uno studente che non rende, un vizio che non si riesce togliere, molte volte anche applicando tutta la propria forza di volontà non vi è cambiamento: perché?
Mi occupo di cambiamento personale e comunicazione dagli anni ’90 e gli errori maggiormente ricorrenti che osservo sono:
RIPETIZIONE DI VECCHIE STRATEGIE DI SOLUZIONE
Le persone che tentano cambiamenti senza risultati sono portate a ripetere sempre gli stessi schemi utilizzati per la soluzione di problemi analoghi precedenti: le tentate soluzioni” (G. Nardone). Non è detto che una precedente strategia di soluzione possa andare bene per tutti i problemi di cambiamento, soprattutto quando reiterata non porta frutto.
Durante i miei incontri di personal coaching mi piace utilizzare storie, metafore e… barzellette: un passante, camminando in strada sbatte la testa contro il palo del cartello di sosta vietata. Lo guarda meglio e legge “continua” e lui comincia a sbattere la testa sul palo!
Ecco l’esempio di come molte persone “continuano” a sbattere la testa sempre nella stessa maniera sul medesimo problema.
Albert Einstein diceva: “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.”
Occorrono nuove strategie di soluzione quando quelle vecchie non funzionano!
VEDERSI DA FUORI IL PROBLEMA
Un elemento che spesso non permette di attuare il cambiamento desiderato è: quando sei dentro al problema spesso non vedi “da fuori” la tua effettiva situazione, questo limita così il numero di scelte ed opportunità.
Altra metafora: due pesci si incontrano e uno dice all’altro: “Ciao, scusa, mi hanno tanto parlato dell’acqua. Sai dove la trovo?”.
Proprio come il pesce che non riesce a “vedere” l’acqua che lo circonda, molte persone sono talmente immerse nei loro tentativi di soluzioni che non vedono chiaramente la situazione.
Quello di essere da “specchio” riflettente è una delle caratteristiche che il life coach professionista deve saper offrire per aiutare il cliente a “centrarsi” meglio nella situazione.
DIMENTICARSI DELLE PROPRIE RISORSE
Terzo punto da me osservato nei processi di “insuccesso del cambiamento” è il non rendersi conto di tutte le proprie risorse.
Altro esempio: devo aprire una porta e ho un mazzo di chiavi. Provo la prima chiave e non apre, se non cerco e provo le altre chiavi difficilmente potrò aprire quella porta!
Spesso dimentichiamo di avere altre “chiavi” ovvero risorse dentro di noi. Quando accompagno un giovane nella ricerca di un lavoro dico sempre: “Vuoi fare quel lavoro? Bene, che esperienza ti serve per farlo? Utilizza quelle che hai e se te ne manca qualcuna… Imparala!
Proprio come nel caso del pesce che cercava l’acqua e l’aveva tutta intorno, il life coach cerca di individuare, riconoscere o scoprire le risorse che sono nel proprio cliente, sia esso uno studente quanto un manager.
Per cercare di offrire un aiuto evolutivo ad una persona che vuole “cambiare” non è semplice.
Non basta conoscere le “tecniche” poiché esse sono solo una parte del processo di trasformazione: è necessario utilizzare il cuore.
Quando ci si trova davanti a qualcuno che le ha tentate tutte per risolvere un problema, spesso si è davanti a una persona sfinita e demoralizzata dai mancati risultati tanto che non basta una tecnica alla Silvan per determinare un suo cambiamento.
Ecco che deve nascere una profonda conoscenza empatica: ovvero sapersi mettere nei panni dell’altro.
Questi sono solo alcuni degli esempi e strategie che il life coach professionista può utilizzare nel corso del cammino di aiuto di cambiamento del cliente, per questo spesso dico: si fa presto a dire motivatore!
Paolo Abozzi ( www.paoloabozzi.it )